"Io credo nell'economia di mercato, ma i cittadini non sono merci". Le parole dell’ex- premier spagnolo Felipe Gonzalez, con cui ha concluso la lectio magistralis nell'ambito della cerimonia per la consegna del premio Degasperi dedicato ai "costruttori dell'Europa", ci aiutano a riscoprire “l'impulso etico che sta alla base dell'Europa, basato sulla visione di un'economia sociale di mercato”.Alessandro Olivi, 7 settembre 2012
È proprio su questi valori, che hanno contribuito a fare dell’Europa un territorio nel quale coesione sociale e sviluppo viaggiano insieme, che la Provincia Autonoma di Trento sta costruendo le sue politiche industriali e del lavoro.
La crisi economica non è alle nostre spalle ed inevitabilmente continua a coinvolgere il mondo del lavoro. Nessun territorio ne è immune, neppure il nostro, perché quella che stiamo vivendo è una crisi globale e strutturale.
In Trentino la crescita della disoccupazione è stata ridotta grazie al sostegno pubblico alle attività economiche, mentre il reddito di garanzia e le politiche del lavoro hanno attenuato gli effetti sociali per chi, a causa della recessione, perdeva il proprio impiego.
Qualificare le politiche economiche nel segno della selettività, rafforzare gli ammortizzatori sociali e migliorare le relazioni industriali sono obiettivi prioritari per chiunque in Trentino voglia sostenere l'occupazione e qualificare il lavoro.
Per raggiungere queste mete bisogna frenare le rendite di posizione, liberare nuove energie dentro l'economia trentina e spronare imprese e lavoratori, associazioni datoriali ed organizzazioni sindacali, a sperimentare autonomamente sistemi di relazione più avanzati che aiutino a consolidare e a rendere più sostenibile il nostro modello di sviluppo ed il nostro livello di benessere.
Proprio oggi in Giunta provinciale abbiamo approvato i nuovi criteri per la concessione degli incentivi per gli investimenti fissi effettuati dalle imprese che operano in Trentino. Il provvedimento rappresenta un ulteriore tassello del processo di attuazione della riforma degli aiuti alle imprese dello scorso anno e si basa sulla maggiore selettività dei contributi e sul maggiore coinvolgimento delle banche nel finanziamento degli investimenti produttivi. Verranno agevolati gli investimenti che rientrano in definite priorità, che prima venivano impiegate per determinare esclusivamente l’entità dell’incentivo. Questa maggiore selettività, che porterà ad una riduzione delle concessioni stimata intorno al 25-30 per cento delle attuali, significa concentrare le risorse finanziarie su obiettivi mirati per costruire la crescita e lo sviluppo.
Un forte elemento di novità di questo impianto riformatore è rappresentato da una particolare attenzione per gli effetti economico-sociali per il territorio e da un significativo coinvolgimento del mondo del lavoro. In quest’ottica il provvedimento è da leggersi come una prosecuzione coerente di un’impostazione che, in questi anni, abbiamo cercato di dare al tema delle relazioni industriali. A partire dal Fondo Olivi, strumento che, supportando le imprese a realizzare progetti di riorganizzazione allo scopo di mantenere i livelli occupazionali esistenti, è stato gestito mediante la progettazione congiunta e puntuali accordi tra le parti imprenditoriali e sindacali.
La procedura di valutazione delle domande per gli investimenti più consistenti è particolarmente articolata e prevede un ruolo specifico delle organizzazioni sindacali. La partecipazione attiva del Sindacato rappresenta infatti un «mattone» del nostro sistema sociale, fondato sulla coesione e sulla corresponsabilità dei lavoratori nelle strategie di sviluppo delle proprie aziende. La firma del sindacato di un accordo non va considerata come un possibile ricatto, ma come un’opportunità di condividere con i lavoratori, componente fondamentale dell’impresa, i propri piani produttivi, assicurandosene la leale e responsabile collaborazione.
Si ha inoltre una maggiorazione dei contribuiti qualora sia previsto il coinvolgimento dei lavoratori in alcune decisioni che riguardano la gestione delle aziende industriali. Responsabilità sociale dell'impresa, uguaglianza di genere e flessibile organizzazione produttiva per conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sono le altre fattispecie che per la loro attenzione alla dimensione umana del lavoro prevedono una maggiorazione degli incentivi.
Oggi premiando la partecipazione dei lavoratori nelle aziende puntiamo a proporre un modello ancora più avanzato di relazioni industriali, che possa contribuire alla gestione di una crisi di cui ancora non vediamo la fine. In paesi avanzati, come Germania e Svezia, la cogestione è da anni un modello adottato e spesso vincente. I rappresentanti dei lavoratori sono tenuti informati della gestione della società e questo crea una corresponsabilità in azienda. Ci proponiamo quindi di stimolare forme di partecipazione dei lavoratori alle scelte organizzative e al miglioramento della qualità delle imprese senza vincoli, ma favorendo intese tra le parti sociali. Al centro della nostra strategia viene posto il tema della democrazia economica: un aspetto fondamentale della qualità e della dignità del lavoro.
Seguici su YouTube
Partito Democratico del Trentino