Tutti i riflettori sul sindaco di Firenze. Che invita Dellai nel Pd e stoppa i cronisti: non sono un jukebox.
P. Mantovan, "Trentino", 30 agosto 2012
«Ehi, ma non sono mica un jukebox». Matteo Renzi ha un moto di stizza. Camicia bianca e jeans, sorriso sguainato, occhio furbo e battuta pronta, ma a un certo punto anche Renzi si inalbera. Garbatamente, ma si inalbera. Ha appena parlato di Bersani, Vendola, Grillo, Casini, Dellai, legge elettorale, primarie e poi stop, le domande dei giornalisti che sono raffiche gli fan venire la mosca al naso; gli chiedono dell’Alcoa e lui risponde: «Ma perché devo parlare di tutto?». La conferenza stampa improvvisata sul prato della centrale di Fies si interrompe, il capannello dei giornalisti si scioglie, un po’ incerto. Renzi riprende subito a parlare e la folla dei cronisti si riforma.
«Scusatemi - spiega il sindaco di Firenze - io non posso avere l’arroganza di pretendere di cambiare la discussione del giorno, e quindi vi seguo. Però a volte faccio fatica a leggere tutti i vostri retroscena sui giornali, e non posso neppure pretendere di dare risposte volanti su tutto. Vuoi che parliamo dell’Alcoa? - chiede al cronista del “Fatto quotidiano” che gli aveva posto la domanda - Ci sto. Però ci fermiamo qualche bel minuto e cominciamo a discutere di modifiche del codice del lavoro. E poi quando mi sono fermato l’altro giorno a discutere con i giornalisti delle primarie e ho detto che andrò in camper, ecco che quelli hanno voluto sapere come si chiama il camper. Dai, su, il nome del camper... Poi mi fate le domande su tutto: in un mondo normale non si parla solo di certe fregnacce. Ci sono i cittadini che vorrebbero risposte su questioni importanti. Io non sono mica uno di quei politici che se gli togli la foto dai giornali si sentono morire».
Eccolo Matteo Renzi. Ha in animo di essere la novità, quello che spagina, e cerca di interpretare la parte in tutto, anche non accettando di entrare a piè pari dentro il solito canovaccio del teatrino della politica. Renzi compare a VeDrò qualche minuto e già ha gli occhi addosso di tutti i media. Ma anche i partecipanti alla kermesse gli ronzano attorno, lo attendono per salutarlo, per farsi presentare da qualcun altro. Ci sono anche alcuni trentini che sono venuti a sentirlo. C’è una fetta di Pd che lo sta studiando con grande attenzione. Il consigliere provinciale Andrea Rudari lo sta osservando, ma anche Margherita Cogo, entrambi presenti ieri a VeDrò. Ma Renzi non è previsto in programma e quindi non parla in pubblico. Letta si affaccia dall’entrata principale della centrale di Fies dove si svolgono i lavori del pensatoio (un po’ fighetto e un po’ lounge - dicono alcuni altri trentini che passano di lì) come se volesse - da buon padre di VeDrò - richiamare il pubblico in sala perché sta arrivando Marco Tardelli, l’urlo più famoso d’Italia, ma Letta vede in lontananza il nugolo di giornalisti e curiosi attorno al sindaco di Firenze che è sceso in campo e poi rientra, in silenzio.
Enrico Letta, pisano, e Matteo Renzi, fiorentino, si sono già confrontati vis à vis la sera prima, a cena. Un abbraccio di Letta, vicesegretario del Pd, al giovane sfidante di Bersani, che è stato interpretato come un’apertura minima di credito. «Non siamo in una caserma. Io sono con Bersani, ma ciascuno è libero di fare ciò che pensa» commenta Letta. Che però è in grave difficoltà: perché se lui tende a starsene vicino a Bersani, dall’altra i “lettiani” già simpatizzano per Renzi che ha annunciato l’inizio della sua campagna elettorale per le primarie a partire dal 13 settembre. E la calata a Dro del rottamatore, riceve solo attestati di stima. Persino dagli ambienti di area ex-pidiellina c’è chi lo applaude. Soprattutto quando Renzi dice che Bersani ha sbagliato a rispondere a Grillo così. «Guardate, basta dimezzare i parlamentari e togliere i vitalizi e vedrete che il Movimento 5 Stelle passa subito dal 15% all’1,5%». Renzi sfoggia un “populismo istituzionale” rispetto al populismo grillino che promette di “seppellire vivi” i dirigenti politici di oggi.
E su Dellai? Che dice Renzi su Dellai? «Non credo a un grande centro, credo che Dellai debba stare nella famiglia del centrosinistra. Dellai, che è un innovatore, non può stare in un progetto che è già atterrato prima di decollare». Renzi, scusi, Renzi... «Scusate, devo andare in Veneto, mi stanno aspettando». E VeDrò termina lì, anche se Tardelli sta parlando.