Il numero due del Pd: rafforza il centrosinistra. "Ma in Trentino la successione spetta a noi".
L. Patruno, "L'Adige", 23 agosto 2012
Neppure quando le strade dei due si sono separate con la nascita del Pd, al quale Dellai non ha voluto aderire.
Ed è indicativo che l'ottava edizione di «Vedrò», il «pensatoio» ideato da Letta e che ogni fine agosto porta a Dro una bella fetta di classe dirigente italiana (presente o futura) si apra domenica a Riva del Garda con un dialogo tra il vice di Bersani e Dellai, su dove va la politica italiana.
È un «tributo», spiega Letta, per quanto Dellai ha fatto per «Vedrò», visto che ha fortissimamente voluto che il progetto si realizzasse in Trentino. Il che non guasta ora che il governatore trentino ha deciso di avventurarsi sul palcoscenico della politica nazionale.
Onorevole Letta, cosa pensa del progetto politico che Lorenzo Dellai ha lanciato domenica scorsa a Trento, insieme al ministro Riccardi e ai vertici di Cisl e Acli?
Io sono sempre molto attento a quello che Lorenzo fa e penso che di tutte le iniziative che si stanno muovendo al centro, quella di Dellai sia la più interessante per noi del Pd, perché è un'iniziativa che vuole rinvigorire il centrosinistra. Penso che sia questa la strada giusta, perché nell'animo profondo del Paese si è radicato un bipolarismo, che non può consentire politiche dei due forni o centri autonomi e solitari. E in questo senso mi sembra che le parole di Dellai siano le più chiare e nette nell'identificare il centrosinistra come l'ambito nel quale lui vuole spendere la leadership dei territori, che lo vede come uno dei personaggi più interessanti a livello nazionale. E se questo potesse federare e tenere insieme altre iniziative centriste, legandole a noi, io sono qui a dire che il Pd è interessato a dialogare con questo progetto.
Vuol dire che il Pd non può arrivare a rappresentare tutto il centrosinistra da solo?
Sarebbe bello ma bisogna prender atto della realtà che ci chiede di fare coalizioni. E d'altronde proprio dal Trentino viene l'insegnamento degasperiano del non stare mai da soli e cercare sempre di allargare le coalizioni. Ho sempre pensato che il modello trentino, con un centro molto radicato sul territorio che dialoga e fa asse con il Pd, sia un modello vincente. E lo ripeto anche adesso sulla base del fatto che la novità rispetto a quattro anni fa, quando ragionammo di questo in maniera anche forte, perché nasceva il Pd, è che oggi il Pd è l'unico grande partito italiano, l'unico che ha resistito alla gelata.
Veramente, secondo i sondaggi, anche il Pd non sta benissimo.
Il Partito democratico è più forte di prima politicamente, anche se numericamente i sondaggi dicono che il Pd ha meno consensi rispetto alle elezioni del 2008, perché tutto il resto del sistema si è frammentato. E come dimostra l'iniziativa di Dellai, il Pd è il partito federatore e il punto di riferimento. Questo per me è molto importante anche per il Trentino.
Lei sottolinea l'aspetto «territoriale» del progetto di Dellai, che lo distingue da altre iniziative centriste. Pensa che questo gli dia una forza maggiore?
Sì, perché in tutto il Nord, in particolare nell'arco alpino, c'è un radicamento di liste civiche ed esperienze territoriali che ha bisogno di un federatore. Credo che Lorenzo possa avere questo ruolo di federatore e possa farlo per la credibilità che ha acquisito come sindaco prima e come presidente della Provincia poi. E noi ne abbiamo un gran bisogno perché il centrosinistra vincente di Prodi ha sempre avuto molto forti queste esperienze. Faccio i nomi indicativi di Illy, Renato Soru e lo stesso Dellai, che hanno interpretato molto bene queste spinte autonomiste e quindi sarà molto utile il lavoro che Lorenzo sta cercando di fare.
Il Pd a livello nazionale sta già dialogando con l'Udc, il progetto di Dellai sembra una cosa un po' diversa. Voi vi augurate di arrivare a confrontarvi con un unico «centro» ?
Questa cosa riguarda loro. Io sono in un altro campo da gioco e posso solo guardare quello che sta accadendo, auspicando che si concluda con un'alleanza con noi. A livello nazionale stiamo dialogando con Udc e con Sel ed è un dialogo che deve andare avanti.
Sul piano provinciale già sono cominciate le manovre per individuare il candidato alla successione di Lorenzo Dellai. Lei ritiene che il Pd debba continuare l'esperienza del centrosinistra autonomista?
Io ritengo importante che si garantisca una bella continuità dell'esperienza trentina, dove è evidente che è il Partito democratico a rivendicare la successione a Lorenzo Dellai e quindi credo che sarà naturale che sia il Pd a indicare il candidato presidente.
Lei parla di continuità, ma proprio nel Pd trentino stanno già emergendo posizioni e candidature differenti. Come pensa che il Partito democratico debba arrivare a individuare il candidato? Con le primarie o non sono necessarie?
Non voglio entrare nelle dinamiche che riguardano le scelte del partito in Trentino, verso la cui autonomia ho il massimo rispetto. Verifico che in giro per l'Italia le primarie sono state uno strumento di soluzione dei problemi, ma dovrà essere il Pd trentino a decidere.
Il Pd potrebbe considerare l'ipotesi di candidare Dellai nelle sue liste alle politiche, come indipendente, se non dovesse andare in porto il suo progetto «centrista»?
Vedremo, perché dipende tutto dalla legge elettorale e dipende dal lavoro che Lorenzo sta facendo in questa iniziativa. È ovvio che per quanto ci riguarda porte aperte perché Lorenzo per noi è una risorsa territoriale e anche, lo ha dimostrato e lo dimostra, nazionale, ragioneremo con lui.
All'interno del Pd, da Renzi a Civati a Orfini e molti altri, viene una richiesta di rinnovamento. Anche Letta è considerato parte della vecchia classe dirigente. Che risposta darà il partito?
Sono convinto che Bersani darà una grande spinta al rinnovamento e che questo passerà dalla nuova legge elettorale che dovrà consentire a ognuno di farsi valere.
Come sarà questa nuova legge elettorale?
Mi pare che si stia andando verso un buon accordo e spero che questo accordo passi dai collegi uninominali ma se fosse anche un sistema basato sulle preferenze non mi straccio le vesti. La cosa essenziale è che ci sia un sistema che dia il potere al cittadini.
Se le forze politiche riusciranno ad approvare la nuova legge elettorale pensa che poi si andrà subito al voto, a novembre?
Mi sembra improbabile, penso che si andrà a votare in primavera. E comunque è il presidente della Repubblica che decide.