Luca Zeni, di spalle con Matteo Renzi, sindaco di Firenze, domenica scorsa a Madonna di Campiglio, ha assunto un po' il ruolo del «rottamatore» trentino. Il capogruppo provinciale del Pd, infatti, da tempo sta chiedendo anche a livello locale una discontinuità rispetto al governo Dellai e un rinnovamento anche nei volti attraverso le primarie.
L. Patruno, "L'Adige", 22 agosto 2012
Il capogruppo del Pd in consiglio provinciale, Luca Zeni, 33 anni, non ha più dubbi: se a dicembre ci saranno le primarie, a livello nazionale, tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, per decidere chi sarà il candidato premier, lui sceglierà il «rottamatore» sindaco di Firenze. Perché dice Zeni: «Renzi non ha paura di aprire il Pd e di fare una proposta per il Paese post-ideologica che punta a convincere la maggioranza degli italiani». Il giovane consigliere provinciale, che domenica scorsa era a Madonna di Campiglio con Renzi - anche se non si considera «renziano» perché dice di detestare la logica correntizia - non solo si augura che ci sia la forza per «trasformare il Pd» per liberarlo dagli «schematismi del passato», ma guarda con sospetto anche alle manovre in corso fuori dal Partito democratico, per la costruzione del cosiddetto «nuovo centro» o «cosa bianca»; un'operazione che Zeni bolla come «anacronistica».
Consigliere Zeni, domenica Renzi l'ha conquistata?
Diciamo che non ci si stanca a sentirlo, ma al di là della forma lo sto seguendo con interesse sui contenuti perché la sua linea la sento vicina.
Quindi preferisce Renzi a Bersani come premier?
Non si sa ancora se ci saranno le primarie, ci dovrebbe essere un'assemblea del partito a settembre per decidere e non si sa neppure se si faranno primarie su doppio turno, prima del Pd (Bersani-Renzi), poi con gli altri, Vendola o chi ci sarà. Ma è vero che il messaggio convincente di Renzi è che il Pd non può limitarsi a dire: siamo un partito di sinistra o peggio la gamba di sinistra di un'alleanza progressisti e moderati, offrendo agli elettori una ricetta, ad esempio sull'economia, tradizionale dei partiti di sinistra. I cittadini non sono soldatini. Oggi il Pd ha il dovere di fare una proposta che riesca a convincere la maggioranza degli italiani, per questo dobbiamo cercare di trasformare il partito.
A proposito di Pd e moderati. Lei che viene dalla Margherita, come Renzi, cosa pensa del progetto di nuovo centro lanciato da Dellai domenica scorsa?
Penso che sia un progetto anacronistico. Ho la convinzione profonda che i cittadini non sentano l'esigenza di avere nuovi partiti, ne sono nati e morti fin troppi. Chiedono semplificazione e chiarezza sulla proposta, un candidato premier e le alleanze prima delle elezioni. È vero che lo schema bipolare italiano ha avuto molti problemi, ma non vuol dire che ci servano 39 partiti. Se al centro c'è già l'Udc perché creare altri contenitori ? Solo per averlo su misura per sè e pochi intimi ?
Ma forse l'esigenza nasce dal fatto che una parte di vostro elettorato non si è sentita rappresentata dal Pd. Perché altrimenti Cisl e Acli starebbero lavorando a un altro partito?
Questo si deve chiederlo a loro. Il Pd ha sempre avuto un atteggiamento inclusivo. Pensare a un nuovo partito moderato vuol dire tornare indietro a Ds e Margherita. Il Pd è un grande partito e più si è grandi più è faticoso fare sintesi, ma questa è la sfida di un partito riformista.