TRENTO. «Non sgomito, non ho costruito alleanze per questo obiettivo. Ma prendo atto che il mio nome viene fatto e sarebbe un errore sottrarsi a questa responsabilità». Alessandro Olivi non si nasconde. Per il dopo-Dellai lui è in campo. Nel Pd, è il primo a dirlo ufficialmente.C. Bert, "Trentino", 12 agosto 2012
Il suo nome circola da tempo accanto a quelli del vicepresidente Alberto Pacher, in pole position, e del capogruppo Luca Zeni. Pacher si tiene per il momento ben alla larga dal dibattito sul successore di Dellai, mentre Zeni si è trincerato dietro un «non so ancora dire oggi quello che farò», le stesse parole usate dal governatore rispetto alla sua candidatura alle politiche del prossimo anno.
Olivi, 46 anni, ha dalla sua un’esperienza amministrativa consolidata, prima come sindaco di Folgaria e, dal 2008, come assessore provinciale all’industria, artigianato e commercio che negli ultimi anni si è dovuto confrontare con la crisi di molte aziende.
Assessore, dunque lei si candida a succedere a Dellai?
Finora non mi sono candidato e non l’ha fatto il Pd. In questi anni e in questi mesi ho fatto il mio lavoro di amministratore, e da fare ce n’era, e non mi sono preoccupato di costruire alleanze per questo obiettivo. Ho dato poco peso alla dimensione partitica e non ho sgomitato. Ma oggi prendo atto che il mio nome viene fatto, come riscontro credo al lavoro che ho portato avanti, e a questo devo dare un peso. Sarebbe un errore se non mettessi a disposizione la mia persona se questo è utile alla coalizione. Sarebbe un sottrarsi a una responsabilità. E lo dico con l’umiltà di chi oggi non considera la scelta del successore di Dellai come una priorità.
E qual è la priorità?
Guai a noi se la discussione sulle alleanze e sulla leadership prevalesse sui contenuti. Prima dei nomi serve un’idea di Trentino. Anche se abbiamo retto l’urto meglio di altri, abbiamo capito che non siamo impermeabili alla gravissima crisi che stiamo attraversando. Abbiamo davanti un autunno durissimo per l’occupazione e di fronte a questo la prima domanda non è chi sarà il prossimo presidente della Provincia, quante o quali primarie faremo, ma se la nostra classe politica è attrezzata ad affrontare questa situazione straordinaria.
Sta dicendo che la lunga campagna elettorale è già cominciata e questo sta facendo calare e l’attenzione ai problemi ?
No, non dico questo. Ma faremmo un torto ai trentini e alla portata dei problemi che abbiamo di fronte se non tenessimo altissima l’attenzione sulla crisi. Il rischio è che il Trentino si trovi impreparato se non dedichiamo ogni sforzo a cercare soluzioni per governare questa fase. Un anno di lavoro in questo momento è un anno lunghissimo, la coalizione deve accelerare sul programma che presenterà ai trentini nel 2013. Riforma dell’autonomia, lavoro e crescita devono essere al centro della proposta di governo.
Nel Pd c’è chi - come Giovanni Kessler - ha invocato una svolta rispetto alla gestione Dellai. Lei da assessore cosa risponde?
Se discontinuità significa prendere atto che abbiamo davanti un Trentino profondamente diverso da quello del 2008, che pone domande nuove, allora condivido. Ma se questo significa volontà di purificazione di tutto ciò che si è fatto e di un’intera classe dirigente non sono per niente d’accordo. Abbiamo alle spalle un patrimonio di buon governo, temi come la selettività della spesa e la riforma della pubblica amministrazione sono stati e sono temi nell’agenda di questa giunta. Non basta cambiare i protagonisti della scacchiera per individuare politiche nuove.
Il Pd chiede le primarie. Lei è pronto a parteciparvi?
Io credo nelle primarie come uno straordinario strumento di coinvolgimento e di partecipazione per costruire una leadership condivisa solo se è messo a disposizione del più ampio numero di persone possibile.
Ma se i vostri alleati non volessero partecipare? Ci saranno primarie del Pd?
Se gli alleati non ci stanno, penso che il Pd dovrebbe fare al suo interno un ragionamento su qual è il profilo migliore che garantisce affidabilità e innovazione. Non è detto che oggi l’uomo più forte dentro un partito (Pacher?, ndr) sia la figura migliore per il governo del Trentino
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