Per il dopo-Dellai è già battaglia nel Pd

La battaglia per la successione a Lorenzo Dellai - per ora tutta interna al Pd - è ufficialmente cominciata.
L. Patruno, "L'Adige", 12 agosto 2012

Ieri, il vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher, con un'intervista all' Adige  si è dichiarato della partita, se la coalizione vorrà che sia lui a continuare nel solco tracciato dalla giunta Dellai, e non ha usato toni leggeri, parlando di «narcisismi e arrivismi individuali» che sovrastano la politica, in risposta al capogruppo Luca Zeni, anch'egli in odore di candidatura, che il giorno prima aveva detto che se il governatore vuole andare al Senato per la coalizione dovrà sottoporsi anche lui alle primarie. La replica non si fa attendere. È il consigliere provinciale  Mattia Civico , da sempre su fronti opposti a Pacher (lo sfidò nelle primarie per la scelta del primo segretario del Pd trentino) a intervenire per dare man forte al messaggio di rinnovamento espresso da Zeni e rispondere a tono a Pacher elencando una serie di critiche di merito precise su quanto fatto dalla giunta in questi anni.
«I tempi della politica fatta da pochi e per pochi è finita - esordisce duro Civico riprendendo le parole di Zeni - se non si coglie questa urgenza vuol dire che si è ancorati a vecchie logiche e visioni. In questo senso le primarie sono uno strumento per consolidare l'amicizia politica, per usare un'espressione di Pacher, con la comunità. Si può essere grati verso chiunque dedica tempo ed energie alla cosa pubblica, ma non per questo bisogna pensare a ricompense, men che meno con ruoli istituzionali. Le primarie sono il luogo dove i cittadini riconoscono i loro leader».
Chiarita questa differenza, Civico spiega in modo didascalico il disagio di chi nei banchi della maggioranza si è sentito frustrato in questi anni da una giunta sorda (Pacher compreso). «Chi invoca più collegialità - ammonisce il consigliere del Pd - la pratichi innanzitutto: questi sono stati anni piuttosto difficili nel dialogo giunta-consiglio per molte ragioni e diffuse responsabilità, ma le occasioni per praticare la collegialità non sono mancate». Il  cahier de doléances  di Civico comincia dalle «leggi finanziarie sempre approvate in giunta prima di una discussione in coalizione e nei gruppi». Prosegue con il patto di Milano (fu deciso dal solo Dellai) e i «tanti regolamenti che ancora mancano alle leggi approvate dal Consiglio o non tengono del dibattito». Il consigliere del Pd sfida infine Pacher sulla collegialità nella prossima Finanziaria, quella dell'ultimo anno di legislatura: «Si pratichi ciò che si dichiara. Questo suscita credibilità....e forse riconoscenza».
Ma le ragioni che spingono Civico, Zeni e una parte del Pd a cercare soluzioni diverse rispetto a Pacher nel nome di un «cambio di rotta», sono anche legate ad alcune scelte della giunta subite più che condivise. «Questa giunta - dice il consigliere - ha saputo in una prima fase avanzare proposte strutturali importanti che hanno rinnovato profondamente il sistema. Penso al reddito di garanzia, alla riforma sanitaria, alla legge sul commercio e anche alla discussa riforma scolastica. Negli ultimi due anni pare aver rallentato la spinta riformatrice, scegliendo in alcuni casi soluzioni piu facili e forse con maggiore ritorno di consenso: penso alla legge per i contributi alle famiglie per il rilancio dei consumi (15 milioni di euro valgono una rifornma strutturale), penso anche alla buona legge sulla non autosufficienza, che ora non deve risolversi in erogazione di denaro a tutti». Secondo Civico poi si è fatto molto poco per i giovani («si vede anche nelle nomine di giunta») e per la tutela del territorio. E servono «nuove risposte alla crisi dell'economia e alla ristrutturazione del welfare». Morale, ce tanto da cambiare.

Mentre Mattia Civico non esita a parlare di vecchie logiche e vecchie visioni, riferendosi ad Alberto Pacher, la collega consigliera provinciale del Pd,  Sara Ferrari , ritiene sia prematuro esprimersi a Ferragosto sul prossimo candidato presidente. Ha comunque un'idea un po' diversa sul significato dei termini rinnovamento e discontinuità. «È nelle cose - dichiara - che ci sarà una discontinuità per il solo fatto che non ci sarà più Lorenzo Dellai alla guida della Provincia. Se poi lui si candiderà alle politiche e Pacher negli ultimi mesi di legislatura sarà presidente, potremo vedere un modus operandi diverso, perché Alberto è più collegiale di Lorenzo. Per il resto, io sono favorevole alle primarie di coalizione e anche di partito perché non vorrei che il Pd si presentasse con più di un candidato».
Riguardo al rinnovamento della classe politica Ferrari dice: «È un'esigenza che vedo di più per il Pd nazionale. A livello locale non è così forte perché c'è stato rinnovamento, noi siamo stati eletti in questa legislatura».
Fra la nuova classe dirigente del Pd c'è anche  Salvador Valandro , presidente Pd della Comunità di valle dell'Alto Garda e Ledro, nonché espressione dei gruppo trentino che sostiene il «rottamatore» Matteo Renzi, che commenta: «La cosa importante è che si apra un dibattito senza angosce, strappi o drammi. C'è un vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher, che gode della simpatia di tanti, non vedo perché dobbiamo complicarci la vita». Riguardo all'ipotesi di una candidatura del giovane Luca Zeni, Valandro si mostra scettico: «Sognare non è vietato, ma francamente penso che sia meglio stare con i piedi per terra. Non ci si improvvisa presidente della Provincia e avremo davanti 5 anni molto difficili nei quali si dovrà stare in trincea con l'elmetto in testa».
Al contrario,  Vanni Scalfi , segretario del Pd di Trento, che dopo aver seguito ai primi tempi il «rottamatore» sindaco di Firenze, Matteo Renzi, si è poi spostato sulla linea di Pippo Civati, è convinto che il nome di Luca Zeni sia da tenere in considerazione.
«Ci stiamo confrontando da tempo - dice Scalfi - con Mattia Civico, Luca Zeni e altri sul fatto che l'inesistenza di un'opposizione alla nostra maggioranza per 15 anni rischia di essere un problema per la democrazia e ci impone di essere più rigorosi con noi stessi e con la qualità dell'azione di governo. Non è - conclude Scalfi - che Pacher non vada bene, ma dobbiamo chiederci se si può andare meglio. Le primarie sono uno strumento per essere più rigorosi con noi stessi. Io penso che dovremmo fare primarie di coalizione a doppio turno, nel primo possono partecipare più candidati del Pd, come Pacher, Zeni, Olivi, con gli altri e i primi due vanno al ballottaggio».