Roberto Pinter, vicepresidente della Provincia al fianco di Lorenzo Dellai nella sua prima giunta, oggi responsabile enti locali del Pd trentino, lancia l'allarme su come il partito ha iniziato a muoversi per individuare il prossimo candidato presidente del centrosinistra autonomista. «Se continua così - ammonisce - il Pd rimane con le mani vuote».
L. Patruno, "L'Adige", 15 agosto 2012
Roberto Pinter, cosa pensa delle prime prese di posizione nel Pd sulla scelta del candidato presidente? Olivi e persino il giovane Zeni sono pronti a dare battaglia a Pacher. Il Pd presenterà tre candidati?
Manca un anno e già si sgomita come se fossero sul palco ma sul palco bisogna arrivarci. Si dà per scontato un successo con eccessiva presunzione, io credo che invece bisogna costruirlo. Comprendo le tante ambizioni ma non si dovrebbe anteporre il risultato individuale a quello collettivo di una coalizione.
Le primarie risolveranno il problema interno?
Non sta scritto da nessuna parte né a chi spetta il presidente né chi sarà il presidente e le primarie tra chi condivide la stessa idea di autonomia possono essere un utile momento di partecipazione e condivisione, ma prima conta il progetto. Trovo che sia una pessima idea che alla vigilia di una possibile presidenza il Pd si divida sul candidato piuttosto che legittimare la rivendicazione attraverso l'elaborazione di un progetto di governo del Trentino.
Zeni e Civico invocano discontinuità nel metodo e nel merito rispetto alla giunta Dellai. Lei sente questa esigenza?
Si gioca strumentalmente sulla parola discontinuità, e guarda caso chi lo fa proviene dalla stessa storia politica, perché si pensa in realtà solo ad avere più opportunità per se stessi. Dobbiamo capirci; una discontinuità ci sarà per forza e il Pd si candida a governare l'autonomia anche perché rappresenta una discontinuità rispetto ad una concentrazione di potere non più riproponibile. Dellai ha permesso un governo di centrosinistra e con buoni risultati ma lo ha fatto assumendo ogni potere e sacrificando la coalizione e la capacità di critica; questa stagione è necessariamente finita così come mi auguro sia finita.
Cosa dovrebbe fare il Pd?
Mi auguro che ci sia una nuova stagione dell'autonomia all'insegna della responsabilità, della cittadinanza e dove la qualità della democrazia non rimanga solo un oggetto da osservatorio, e dove l'uso delle risorse sia veramente sostenibile. Ma i primi a dimostrarsi responsabili dovrebbero essere proprio coloro i quali hanno l'attuale responsabilità di governo e per primi quelli che si riconoscono nel Pd evitando di consumare il credito rimasto in uno scontro per la successione.