«Se per individuare il candidato presidente il Pd inizia il confronto mettendo veti e piantando bandierine rischia di trovarsi fuori dalla partita. Ha ragione Pinter».
L. Patruno, "L'Adige", 20 agosto 2012
Il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, è preoccupato per la piega che sta prendendo il dibattito all'interno del Partito democratico sul dopo-Dellai e concorda con l'allarme lanciato da Roberto Pinter il giorno di Ferragosto sull' Adige . Secondo Pinter se «il Pd continua così rimane a mani vuote», perché invece di dividersi sul nome del candidato presidente - quando non è affatto scontato che debba essere del Pd - «dovrebbe legittimarne la rivendicazione con un progetto di governo».
Presidente Dorigatti, secondo lei cosa dovrebbe riuscire a dire il Pd ai trentini in vista delle prime elezioni provinciali senza Dellai?
In Trentino, a differenza del resto del Paese, qualcosa abbiamo salvato per quanto riguarda la credibilità della politica. Si poteva fare meglio, specialmente sul fronte dei costi della politica, dove c'è un problema dei privilegi e di sperperi da tagliare, ma se facciamo un confronto credo si possa dire che il centrosinistra ha tenuto bene. Il Pd, che è il primo partito, deve però oggi dimostrare di essere un punto di riferimento autorevole. E per esserlo deve dire ai trentini come pensa di affrontare la crisi, il problema del lavoro, il welfare, la crescita, l'autonomia, il fatto che avremo meno risorse, non parlare di primarie. Le primarie sono cose che interessano gli addetti ai lavori, il ceto politico, non affascinano i trentini.
Non pensa che servano le primarie per scegliere il prossimo candidato presidente?
Se vogliamo fare le primarie di coalizione facciamole, ma per me è meglio se le possiamo evitare.
Perché?
Perché se siamo il primo partito dobbiamo sentire la responsabilità di tentare di unire invece di dividere. Il Pd dimostra di essere forte e autorevole se sa presentare un progetto di governo del Trentino che riesca a raccogliere la condivisione di tutta la coalizione.
Ma forse nel Pd ci sono idee diverse proprio su quello che serve per affrontare la crisi, non è così ?
Sì. C'è chi propone un modello liberista di Trentino arido e per me vecchio, che dà centralità a un mercato che ha fallito. Io sono per la centralità di un ruolo del pubblico nell'economia, penso ad Autobrennero, al caso Whirlpool e all'utilizzo del lease-back per salvare posti di lavoro, reddito di garanzia, non autosufficienza, questo è il progetto riformista del centrosinistra, che ha governato il Trentino e che dobbiamo portare avanti cercando di migliorarlo eliminando gli sprechi, migliorando l'organizzazione del pubblico e riducendo le spese. Serve un gruppo dirigente che abbia carisma e condivida un progetto, che abbia una forte coesione.
Ma le primarie non possono servire anche per questo?
Le primarie sono uno strumento che divide e un modo per imporre un leader agli altri, mentre il primo partito è forte se riesce a proporre alla coalizione un progetto con un nome o alcuni nomi di esperienza e che sappiano creare convergenza. Se poi non si trova l'intesa si può andare alle primarie. Ma non in prima battuta.
Il fatto è che il problema delle divisioni lo avete nel Pd prima ancora che nella coalizione.
Sì, ma se non ci chiariamo le idee rischiamo di non renderci conto che mentre ciascuno di noi pensa di aver ragione la partita è persa. Mi sembra che qualcuno veda le primarie come un modo per acquisire posizioni di rendita. È come un inizio di campagna elettorale solo per darsi visibilità personale e aumentare il proprio peso politico. Lo abbiamo già visto in altre primarie. Vorrei vedere se si dicesse: chi viene bocciato alle primarie non va in lista.
E per le politiche come si dovrebbe muovere il Pd?
Penso che la coalizione dovrebbe cercare di trovare un accordo complessivo sulle candidature, soprattutto considerato che politiche e provinciali sono a distanza di pochi mesi.