Nessuna rottura, «ci mancherebbe altro». «La posizione del Pd è chiarissima, sono anni che ci spendiamo per la costruzione di una coalizione di progressisti e moderati che possa governare in Trentino e in Italia». Il segretario del Pd Michele Nicoletti veste i panni del sarto che «ricuce» la tela dei rapporti tra il suo partito e gli alleati. Il «ciclone Kessler», con le sue dichiarazioni su «Dellai è il vecchio, al Trentino serve una svolta», ha creato un certo scompiglio.C. Bert, "Trentino", 10 agosto 2012
E dall’ex presidente del consiglio provinciale, suo amico e grande elettore alla segreteria, Nicoletti prende elegantemente le distanze. Segretario, come giudica le valutazioni di Kessler? Il Pd condivide la richiesta di una discontinuità con la gestione Dellai con cui siete al governo? Kessler da tempo non è più iscritto al Pd. Le sue sono opinioni interessanti, un contributo alla discussione, ma sono opinioni personali che nessuno può imputare a me o al Pd. La posizione del nostro partito è chiarissima, non c’è nessuna intenzione di rottura. In vista del 2013 serve una continuità con l’amministrazione Dellai? Abbiamo il dovere di fare i conti con una situazione nuova, di profonda crisi. Se rispetto a molte regioni italiane il Trentino primeggia, nel confronto con altri territori europei possiamo e dobbiamo fare meglio. Essere una regione alpina significa proporre un modello di sviluppo che dice no a nuove autostrade e mette un limite al consumo di territorio. La recessione potrà durare ancora anni, ci saranno meno soldi ma questo può aprire la porta a un modello di sviluppo diverso. E visto che la nostra grande preoccupazione è il lavoro, se ce n’è meno questo va spartito di più. Siamo per politiche più rigorose e di maggior sobrietà: è una strada già intrapresa che va rafforzata. Un esempio? Chi ha una pensione di 5 mila euro al mese non può ricevere incarichi dall’ente pubblico. Kessler ha parlato di una Provincia che occupa il mercato e che blocca lo sviluppo. È d’accordo? Già nella mia mozione per l’elezione a segretario avevo parlato della necessità di una «rivoluzione liberale» in Trentino. Ma molti interventi che la Provincia ha messo in campo in questi anni, a sostegno dell’occupazione e delle fasce deboli, come il reddito di garanzia, non sono in contraddizione con questo obiettivo. Se vogliamo però un Trentino che sta in Europa, non possiamo ignorare che l’Europa è il continente della libera concorrenza. E se questo vale per gli studenti nelle università, deve valere in tutti gli ambiti. Alla crisi non si risponde con il protezionismo ma con maggiore trasparenza e democrazia nelle politiche pubbliche. Per questo abbiamo dato battaglia sulla trasparenza delle nomine. Concorrenza vuol dire anche gara per la concessione dell’A22?Il problema è come arrivarci. L’A22 è un’arteria strategica e il Trentino deve essere protagonista della gestione. Non è indifferente che a vincere siano i thailandesi o gli americani. La gestione di questi anni non è stata finalizzata solo al profitto ma a un investimento sulla ferrovia. Dobbiamo fare di tutto perché questa linea sia mantenuta e per questo dobbiamo presentarci alla gara con un’alleanza. Parliamo del successore di Dellai. Come lo sceglierete? Prima discuteremo i contenuti, cosa vogliamo fare nei prossimi 5 anni. Poi per il candidato presidente noi proporremo le primarie, che sono al servizio della coalizione e non del Pd, che avrebbe forse più chance di incassare un proprio candidato con altri metodi. Le primarie sono un metodo aperto che i cittadini apprezzano e consentono anche a persone esterne ai partiti di mettersi in gioco. E se ci fossero più candidati del Pd? È lo statuto a prevederlo, purché una candidatura abbia il sostegno di almeno il 35% dell’assemblea. Dobbiamo evitare due rischi: che ci sia un candidato ufficiale del Pd, perché le esperienze recenti ci dicono che questo viene percepito come candidato di apparato; e che si vada con una pluralità di candidati che favorisce la dispersione dell’elettorato. Come se ne esce? Con primarie a doppio turno o con un sistema a preferenza multipla, all’australiana, in cui in un unico turno l’elettore indica un ordine di gradimento dei candidati. Se gli alleati convergessero su Pacher? Lo prenderei in seria considerazione e in quel caso sarebbe l’assemblea del Pd a decidere. Ce lo vede Dellai candidato alle politiche per il Pd? Prendo atto che alle ultime Europee Dellai ha sostenuto l’Udc, poi ha aderito all’Api e ora la sua collocazione non è chiara. Diverso sarebbe se la sua fosse una candidatura espressione della coalizione. Detto ciò, dev’essere chiaro che chiunque vada a Roma non ci va per difendere il Trentino ma per portare avanti un’idea di Italia. E lei pensa di candidarsi? Quando uno fa il segretario è a disposizione del partito. Se si ritiene che io possa essere utile, ci sono. Ma resterei più volentieri qui a continuare il mio lavoro in Università.
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Partito Democratico del Trentino