E' inaccettabile morire di lavoro

Oggi si commemora in tutta Italia la giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, in ricordo della tragedia di Marcinelle in Belgio in cui l'8 agosto del 1956 persero la vita 262 minatori (136 provenienti dall'Italia) fra i quali anche trentini.
Bruno Dorigatti, 8 agosto 2012

La giornata, istituita nel 2001 per celebrare il sacrificio dei lavoratori italiani e favorire l'informazione e la valorizzazione del contributo sociale, culturale ed economico recato dai lavoratori italiani all'estero, assume oggi, a distanza di tanti anni e in una situazione economica e sociale del tutto diversa, un significato più vasto per sottolineare il valore dell'emigrazione e della sacralità della vita che non può in alcun modo essere barattata con un posto di lavoro.
Un messaggio di grande attualità che si trova a fare i conti con un fenomeno immigratorio che sta assumendo dimensioni sempre più grandi e drammatiche e con una cronaca che registra quotidianamente un tributo in vite umane sul posto di lavoro «inaccettabile», per usare le parole del presidente della Repubblica.
Quello che un tempo ha rappresento il Calvario di molta parte della gente trentina, costretta a cercare altrove e a condizioni durissime, un avvenire di sopravvivenza, oggi riguarda centinaia di migliaia di disperati che chiedono di fuggire dall'inferno della fame e della sofferenza.
 Si usa dire che un popolo che non coltiva la virtù della memoria non ha futuro: ecco perché per noi è importante ricordare questa data, ma anche trarne i dovuti insegnamenti.
 Ed è proprio alla luce della nostra storia e delle nostre vicende famigliari che riusciamo a comprendere il dramma di tanti nuovi poveri oggi in cerca di ospitalità, invitandoci ad un atteggiamento di disponibilità e di accoglienza.
Ma c'è un altro aspetto di grande attualità che induce a riflettere su questa ricorrenza. Ed è rappresentato dal prezzo , troppo alto e incettabile, che talvolta il lavoratore è chiamato a pagare.
Mi riferisco alle cosiddette morti bianche e ai numerosi infortuni sul lavoro che troppo spesso segnano le nostre cronache.
Quella delle morti bianche costituisce una vera e propria emergenza da cui nessuno può sentirsi escluso e che richiama l'impegno di tutti, in primo luogo delle istituzioni, ad un'azione unitaria e determinata per porre fine alla sequela di disgrazie con tutti gli strumenti a nostra disposizione.
Proprio in questi giorni è entrato in vigore il regolamento di attuazione della legge, approvata nella scorsa primavera dal Consiglio provinciale, sugli infortuni sul lavoro.
Un segnale importante, anche se non decisivo, per arginare questo triste fenomeno. Ma una legge da sola non basta.
Occorre lavorare per la diffusione di una cultura della sicurezza e del rispetto della persona che dia dignità al lavoro, in ogni sua forma e in tutte le sue espressioni.
Oggi che il lavoro diventa sempre più raro e prezioso, occorre vigilare affinché il prezzo da pagare per l'occupazione non sia senza limiti o a costi inaccettabili.
Ciò vale per la sicurezza nei luoghi di lavoro, nella regolarizzazione delle assunzioni, ma anche nel rispetto dell'ambiente che circonda le zone di produzione, perché non può essere un'intera collettività che si fa carico, pagando con la salute, dei profitti e dell'occupazione.
Ecco perché l'otto di agosto, non può essere solo una giornata di celebrazione, ma anche un'occasione di responsabilità e di impegno per tutti.
Un'occasione per indurci a moltiplicare gli sforzi ed i controlli affinché ogni lavoratore sia messo al riparo dai rischi più gravi, spesso mortali e, nel contempo, per riaffermare la centralità dei diritti di cittadinanza di tutti i lavoratori senza distinzione alcuna.