Una piccola riflessione per iniziare, con maggiore attenzione e cura, a ragionare sul Trentino del presente e del domani

E’ nei momenti di crisi che sono necessari i cambiamenti, le inversioni di rotta, perché di fronte al fallimento di un modello economico urge dare nuova linfa alla speranza di tutti: i cittadini vogliono potersi esprimere e contribuire a questa nuova fase. Non è il momento di delegare il futuro a qualcuno, di appoggiarsi ad agende altrui.
Giacomo Pasquazzo, 30 luglio 2012

In seguito ad alcune recenti dichiarazioni apparse sui giornali, in questo ultimo periodo, vorrei sottoporre un piccolo pensiero alla vostra attenzione. Mi riferisco in particolare all’articolo titolato “Cara Italia, mangia questa minestra” apparso sul Trentino del 12 luglio 2012. L’articolo in questione evidenzia una iniziativa promossa dal Senatore Giorgio Tonini: nell’intervista rilasciata al Trentino, il Senatore espone il contenuto della lettera con cui, assieme ad altri 14 parlamentari, chiede al Partito Democratico nazionale di proseguire con “l’agenda Monti” anche oltre il 2013.

Nell’intervista il Senatore domanda: “La lettera prende una posizione chiara e netta per il dopo-Monti, per il 2013: il nostro programma, quello del Pd, è dentro l’agenda di Monti o no? ”

A questo quesito fondamentale per il futuro, non solo del Partito ma anche del Trentino e dell’Italia, il Senatore risponde appunto augurandosi che il PD assuma come proprio programma l’agenda del Governo Monti.

Se il quesito posto dal Senatore è fondamentale, la risposta, a mio avviso, non può essere quella prospettata. Siamo veramente convinti come progressisti, fedeli all’Unione Europea, che l’amministrazione del bene comune possa continuare acriticamente sulla scia dell’agenda Monti?

Siamo veramente convinti che l’agenda Monti sia l’unica risposta possibile o siamo in grado di elaborare una proposta di vera crescita e rilancio economico senza dimenticare la revisione di spesa, da realizzare lì dove ci sono sprechi?

Come cittadini impegnati ed attivi siamo tutti chiamati ad interrogarci sul futuro; in particolare in un periodo di crisi come questo, in cui i dubbi ed i timori si accumulano e si fondono, lasciando cadere la speranza, quel motore immateriale che spinge ciascuno a migliorarsi per migliorare tutti assieme.

E’ vero ed indubbio che il concetto di revisione di spesa viene abusato in questo periodo; faccio un esempio: siamo sicuri che tagliare i posti-letto degli ospedali sia una revisione di spesa e non una forte compressione del diritto alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione? Non è forse meglio cercare di evitare sprechi lampanti come costruzioni di nuove strade nel giro di pochissimi chilometri o faraoniche spese come quelle del Ponte sullo Stretto? Certo gli sprechi sono presenti anche nella sanità e, quelli che lo sono davvero, vanno individuati attentamente perché il denaro pubblico non può essere buttato ma va controllato: sulle stampe compaiono sempre più cronache di falsi invalidi; cittadini che sottraggono denaro pubblico abusando di un diritto che non hanno [per non parlare dell’evasione fiscale, fenomeno che non dovrebbe esistere in un Paese civile]. Il punto centrale è questo: su chi grava la revisione di spesa? Grava sui meno abbienti che chiedono di poter usufruire della sanità pubblica o grava su chi come Tarantini riceveva giganteschi appalti in cambio di favori? Mi sembra che in questi casi, purtroppo, questo taglio va a gravare su chi ha già meno e avrà sempre meno.

Sembra quasi che l’agenda Monti dimentichi gli otto milioni di poveri che gridano maggiore attenzione alla politica, dimentichi quel 36,2% di giovani che chiedono di poter esprimere il loro immenso potenziale nel mondo del lavoro: sembra che il PD di governo abbia dimenticato l’art. 1 della Costituzione che prevede che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Pare che l’agenda Monti sia più occupata ad abolire i vari articoli 18, previsti a tutela dei lavoratori, più che a fornire garanzie, per esempio, per gli esodati o a costituire nuovi posti di lavoro. Pare che il problema della giustizia sia il numero dei tribunali e non i carichi di lavoro attribuiti ai singoli magistrati, in particolare quelli civili, che impediscono questi sì una giustizia celere. Oppure pare che l’agenda Monti sia più propensa a colpire moltissimi pensionati togliendo l’indicizzazione piuttosto che occuparsi della tassazione delle rendite finanziarie oppure dei grandi patrimoni sopra il milione o delle faraoniche eredità.

Certo l’Italia è in una fase difficile ma è proprio in questo momento che al quesito posto dal Senatore si dovrebbe rispondere con una alternativa, con una assunzione di impegno da parte del nostro Partito. Servono delle idee chiare e precise, serve una posizione chiara, limpida, affinchè tutti i cittadini possano capire se il Partito Democratico sta dalla parte del più debole per ridare un futuro anche al più piccolo degli italiani oppure sta dalla parte di chi, con questo sistema economico, ci ha portato alla deriva.

Da Trentini inoltre siamo doppiamente chiamati in causa visto che siamo di fronte ad una ridefinizione dei rapporti fra Stato e Provincia. Allora da Trentini dobbiamo sapere guardare al futuro e sapere quale idea di Trentino proponiamo per il domani. Non possiamo dare acriticamente ragione a Monti su tagli non ben definiti, arrivando a giustificare chiusure di tribunali ed ospedali periferici! Anche il Trentino è chiamato alla “spending review”, è chiamato insomma a trovare gli sprechi, però bisogna ricercare quelli veri: è uno spreco per caso un ospedale con pronto soccorso in una valle che dista 40 km dalla città oppure è un servizio previsto per il cittadino che, in caso di malore, sa di poter raggiungere in tempi ragionevoli il pronto soccorso? Propendo per la seconda opinione: casomai lo spreco si trova nella costruzione di nuove e sfavillanti caserme dei vigili del fuoco volontari, nelle nuove strade, stradine, stradette nel giro di pochissimi chilometri magari con sbocchi già esistenti! Queste opere sì che gravano su ambiente e finanziamenti della Provincia ma servono veramente per la popolazione? E’ proprio necessario tagliare i finanziamenti alle borse di studio e magari finanziare per cifre simili opere come quelle predette? Non è forse il caso di investire sui giovani studenti, sul futuro di una terra che, grazie all’Università, ha saputo rilanciarsi fino a raggiungere i livelli odierni? Piuttosto che favorire finanziamenti a “fondo perduto” per impredintori che poi, nel giro di poco, delocalizzano ed intascano? Vogliamo affrontare inoltre il problema del “lusso”, tipico della nostra terra, di avere 217 Comuni per un territorio di 533 mila abitanti? Non è forse il caso di ragionare sull’esempio di Ledro in cui si sono fuse realtà precedentemente diverse per andare veramente verso una razionalizzazione dei servizi, molto più agevoli per i cittadini? I budget provinciali per le opere pubbliche stanziati per queste microrealtà non potrebbero essere meglio gestiti in una visione che corrisponda meglio alle esigenze generali dei cittadini piuttosto che ai singoli “localismi” tali per cui un Comune dispone di opere poi concretamente non utilizzate? E’ proprio per superare questi “localismi” che è nata la Comunità di Valle, ma purtroppo non è stata in grado finora di decollare: come un aereo gigantesco che non riesce a levarsi in volo perché non supportato da un motore adatto. E di fronte ad un attacco all’Autonomia non possiamo permetterci di continuare con questi microsteccati che impediscono di sfruttare l’enorme potenziale che l’Autonomia ci concede.

Insomma ci sono un’Italia ed un Trentino da ricostruire: è il momento di esporre le proprie idee oggi più che mai. Non è il momento di delegare il futuro a qualcuno, di appoggiarsi ad agende altrui: è l’ora del costruire assieme per poter guardare con occhi pieni di speranza in un futuro che ci appartiene ma soprattutto in un futuro da tutelare per i nostri posteri.

Come Partito Democratico quindi è il momento di mettere in campo le idee, ma non idee vaghe e fumose, ma piccole e concrete azioni che si possono realizzare con una buona amministrazione, che sappia uscire dal pantano di un capitalismo che ha mostrato i suoi limiti, per creare una società più solidale. Per questo è necessario che ogni iscritto, ogni membro dell’Assemblea metta in gioco tutte le idee che possiede e non abbia paura di esprimerle perché è solo dalla condivisione e dal confronto che può nascere veramente questo turbinìo di proposte democratiche per il domani.

Di fronte a noi non c’è più il libro del capitalismo con le ultime pagine nere che lo stanno caratterizzando, ma c’è un papiro intonso su cui disegnare i nostri sogni, le nostre speranze. E’ la speranza il motore delle idee: è la speranza di cambiamento che porta le menti a migliorarsi. E’ la speranza che si è vista negli occhi degli elettori di Obama prima e di Hollande ora. E’ la speranza che il mondo progressista sappia riportare una visione chiara e precisa dell’orizzonte, rompendo il cupo grigiore tipico di quest’epoca: è la speranza che avvicina il cittadino all’amministrazione del bene comune in un momento storico in cui l’antipolitica si va diffondendo. E’ la speranza che caratterizza chi si impegna nel proprio piccolo per quello che gli compete; è la speranza che qualcosa possa cambiare con il contributo di tutti, per migliorare un’Italia ed un Trentino che sembrano in acque difficili.

Infine, per arrivare a conclusione, mi pare proprio che l’Agenda Monti-Tonini sia da riscrivere, anzi mi pare che sia il caso di cambiare, per far sì che inizi una nuova stagione dopo questa crisi. E’ nei momenti di crisi che sono necessari i cambiamenti, le inversioni di rotta, perché di fronte al fallimento di un modello economico urge dare nuova linfa alla speranza di tutti: i cittadini vogliono potersi esprimere e contribuire a questa nuova fase.

E’ questo il momento del cambiamento, è questo il momento delle idee di un Partito che sia veramente democratico e possa sostenere anche il più piccolo ed indifeso cittadino.