Condanne e contributi, critiche dal Pd

Civico: forti con i deboli e deboli con i forti. Zeni: dopo la sentenza chi restituirà i soldi?
L. Patruno, "L'Adige", 27 giugno 2012

Non è piaciuta in casa Pd la delibera approvata dalla giunta provinciale con cui è stata eliminata la sospensione degli incentivi concessi alle imprese quando l'amministrazione viene a conoscenza di «gravi violazioni agli obblighi» previsti dalle norme sulla sicurezza sul lavoro, contratti di lavoro, libertà sindacali e versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali, sostituendo questo criterio con la sospensione/revoca solo di fronte a una sentenza passata in giudicato. E questo nonostante la delibera porti proprio la firma dell'assessore all'industria, Alessandro Olivi, che è del Pd.
«La giunta - dichiara  Mattia Civico , che è presidente della quarta commissione del consiglio provinciale che poche settimane fa ha discusso le nuove regole per il reddito di garanzia, - è forte con i deboli e deboli con i forti e usa due pesi e due misure. Quando l'assessore Rossi è venuto in quarta commissione con il regolamento che prevedeva la sospensione del reddito di garanzia per chi è imputato per un reato grave, io gli avevo chiesto se la stessa sospensione era prevista per i contributi alle imprese. Lui mi aveva detto di si».
«Prendo atto - aggiunge Civico - che la nuova linea della giunta è di applicare il principio della presunzione di innocenza alle imprese che ricevono i contributi, ma non a chi riceve il sussidio».
Il capogruppo provinciale del Pd,  Luca Zeni  dichiara: «Il principio di non colpevolezza è alla base del diritto penale, però si può valutare la sua applicazione rispetto ad altre esigenze, basti pensare alle misure cautelari che arrivano alla restrizione della libertà personale oppure alla sospensione dal lavoro dei dipendenti che vengono trovati a rubare anche prima di una sentenza definitiva».
«Nel caso dei contributi alle imprese o dei sussidi agli indigenti - prosegue Zeni - c'è in ballo l'erogazione di denaro pubblico. Prima la Provincia aveva stabilito, per disincentivare pratiche irregolari riguardo alla sicurezza sul lavoro o sul diritto del lavoro, che scattasse la sospensione del contributi di fronte a una qualsiasi contestazione. La nuova delibera dice che si deve aspettare la sentenza definitiva, ma non dice cosa accade a quel punto. La giunta provinciale si fa ridare indietro tutti i contributi assegnati dal momento in cui è stato commesso il fatto? E allora che garanzie ha la Provincia di rivedere quei soldi? Si prevedono fideiussioni? Oppure revoca i contributi dal giorno della sentenza in poi? Non si capisce. Infine, - conclude Zeni - salta all'occhio la disparità di trattamento per gli indigenti che ricevono il reddito di garanzia, che viene sospeso a fronte di una semplice imputazione».
L'assessore provinciale al welfare,  Ugo Rossi , non è l'autore della delibera sugli incentivi alle imprese e spiega: «In giunta ci è stata presentata come relativa solo alle contestazioni amministrative e non ai reati. Comunque anche nel caso di infortuni o morti sul lavoro non c'è dolo, sono reati colposi e dunque c'è una bella differenza rispetto all'elenco di reati con pena superiore ai tre anni che io ho previsto nel regolamento per il reddito di garanzia per i quali basta l'imputazione per la sospensione del sussidio».
Secondo il presidente  Lorenzo Dellai  «il reddito di garanzia e i contributi alle imprese non sono paragonabili». «Per le imprese - aggiunge - abbiamo previsto procedure più flessibili per poter corrispondere le rate a imprese che abbiano nel frattempo alcune tipologie di contenzioso e per le quali la mancanza del contributo potrebbe comportare problemi di tenuta aziendale con il rischio di non esserci più al momento della vittoria del contenzioso».