Scientology e i nostri figli: ora vi spiego

Ridateci i nostri figli: era il titolo del convegno di ieri promosso a Trento dal CCDU: Comitato dei Cittadini per i diritti umani. Ma chi sono costoro?
Mattia Civico, 9 giugno 2012

Dietro un nome accattivante e che richiama valori universali e condivisi come la cittadinanza, i diritti umani, c’é una realtà strettamente legata alla setta Scientology, che persegue i propri obiettivi con una strategia che a me pare molto precisa: avvicinano persone in uno stato di sofferenza, di necessità, a volte in uno stato di profondo dolore, ponendosi come paladini contro supposte ingiustizie, attaccando sistematicamente le istituzioni sociali, in particolare la psichiatria, i servizi sociali, le strutture di accoglienza per minori.

Usano frasi ambigue, per delegittimare l’operato dei servizi pubblici, gettando discredito e minando quel patto di alleanza tra cittadini e servizi. Scrivono per esempio: “psichiatri, psicologi e assistenti sociali hanno il potere di portare via i nostri figli”. E’ falso! Il potere di affidare un minore temporaneamente ad una famiglia o ad una struttura e’ del Tribunale dei minori e quindi della magistratura che adotta provvedimenti così delicati non per punire l’adulto, ma per proteggere i bambini, i più fragili.

Il CCdU scrive “nostri figli” rivolgendosi così ad ognuno di noi, insinuando in chi legge un sentimento di timore e incertezza. come se le istituzioni fossero nemiche delle famiglie, dei bambini e non invece alleate di cui fidarsi e a cui avvicinarsi per farsi aiutare. Non dice soprattutto una triste e drammatica verità: esistono purtroppo anche adulti che usano violenza contro i minori, a volte anche in maniera pesante. Esistono bambini vittime di maltrattamenti e che vivono con genitori temporaneamente incapaci di svolgere pienamente e positivamente la loro funzione, perché schiavi dell’alcol, di droghe o per altri motivi.

Una Comunità ha il dovere di tutelare i minori e di dare una possibilità di crescita in un contesto minimamente sereno. Questa è una responsabilità dello Stato.

Ed e’ altrettanto doveroso sostenere quei genitori perché possano al più presto essere in grado di stare accanto ai propri figli, senza far loro del male e perché possano uscire da una condizione dolorosa che richiederebbe maggiore rispetto e comprensione.

Per fortuna non e’ la politica ne’ i servizi sociali, né tantomeno il CCdU a dover decidere quando un minore vive in un contesto violento o non adeguato. E’ un tribunale, l’autorità giudiziaria. Alla comunità spetta il dovere di accompagnare quei minori e di aiutare quei genitori affinché possano stare accanto ai loro figli senza far loro del male.

Possiamo offrire a chi e più fragile un contesto sociale coeso e forte. Consapevole delle fragilità che ci sono. Qualcuno evidentemente invece insinua menzogne e delegittima sistematicamente le istituzioni. Chi lo fa o chi li appoggia anche politicamente si assume così una grave responsabilità.