Tonini a Dellai: "Se ci si isola non si conta più nulla a Roma"

«Per la prima volta gli autonomisti si sono mossi da soli in Parlamento e l'emendamento è stato votato da quattro gatti: io da tanto tempo sto ripetendo che se non si fa politica all'interno dei grandi partiti nazionali le autonomie speciali si isolano».
L. Patruno, "L'Adige", 9 giugno 2012

Il senatore Giorgio Tonini è presidente del Pd trentino e vive a Trento anche se è stato eletto nelle Marche e scuote la testa nel commentare la bocciatura - con soli 44 voti a favore (Svp, Lega, Italia dei valori, Terzo polo e singoli senatori) - dell'emendamento presentato da Oskar Peterlini (Svp) giovedì al Senato al decreto per la razionalizzazione della spesa pubblica per riaffermare le prerogative delle autonomie speciali rispetto ai poteri del commissario straordinario per la  spending review , Enrico Bondi.
Tonini coglie l'occasione di questa un'iniziativa partita dalla Svp con Claudio Molinari (ex Pd) e dal valdostano Antonio Fosson e finita con un buco nell'acqua.
 Senatore Tonini, ma lei l'emendamento Peterlini l'ha votato?
 No, non l'ho votato perché non aveva senso presentare un emendamento di bandiera all'ultimo minuto, senza coinvolgere i grandi gruppi Pd e Pdl che sostengono il governo, apposta per farselo bocciare.
Ma nel merito non ritiene che fosse corretto ribadire nel testo che le Regioni «speciali» e le Province autonome attuano i principi contenuti nel decreto compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti? Nel merito non cambia nulla perché le garanzie costituzionali di rispetto dello Statuto ci sono comunque. Il problema è il segnale politico che con questa mossa le autonomie speciali hanno dato.
Cosa intende dire, che è stato controproducente? Voglio dire che uno dei due relatori del provvedimento sulla spending review è Francesco Sanna (Pd), un «lettiano» senatore sardo, che certo non può essere sospettato di non avere a cuore le prerogative delle autonomie speciali perché è un autonomista convinto. Eppure Sanna, al contrario dell'appello di Peterlini in aula a una difesa sempre e comunque dell'autonomia, ha detto che le autonomie non possono chiamarsi fuori rispetto a quanto previsto dal provvedimento di revisione della spesa come tutte le altre componenti del Paese ma lo faranno secondo quanto previsto dalla Costituzione.
Le autonomie speciali con queste mosse rischiano di rendersi ancora più «antipatiche»? La Svp in questo momento si è posta fuori da tutti i giochi. Rispetto ai provvedimenti del Governo vota di volta in volta in modo diverso a favore, contro o si astiene. Ma l'autonomia non si difende senza rapporti con i partiti più forti a Roma.
Il suo è un messaggio anche per il presidente Lorenzo Dellai? Un nuovo richiamo a riavvicinarsi al Partito democratico? A Dellai lo dico da anni: autonomi sì ma federati con un partito nazionale. Se ci si isola non si conta più nulla e l'arma dell'Austria utilizzata dalla Svp non fa più presa.
Però l'anno scorso proprio lei sostenne una norma di salvaguardia per le autonomie speciali in una delle manovre del governo Berlusconi che colpivano le casse del Trentino. Cosa c'è di diverso? Allora riuscimmo a fare inserire la norma di salvaguardia perché non si trattò di un'iniziativa isolazionista e scollegata da aveva coinvolto tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizioni e decisivi furono i gruppi maggiori (allora Pd all'opposizione, Pdl e Lega al governo, Ndr.).
Alla direzione del Pd, il segretario Bersani ha detto che si faranno le primarie per la scelta del leader in vista delle politiche del 2013. Pensa che si riuscirà a cambiare la legge elettorale o si voterà ancora con il Porcellum?
Bersani ha dato oggi (ieri per chi legge, Ndr.) tre settimane di tempo in cui o con Alfano trova l'accordo o chi non vuole l'accordo si dovrà assumere la responsabilità di non aver voluto cambiare la legge.