Pari opportunità, via libera alla legge

È stata approvata la legge sulle pari opportunità. Il via libera del consiglio provinciale è arrivato ieri, dopo una giornata di polemiche e di «scintille» tra uomini del centro destra e donne del centro sinistra. Alla fine il testo è stato approvato con 16 voti a favore, 7 contrari e 3 astenuti.
A. Tomasi, "L'Adige", 7 giugno 2012

Il punto centrale della legge (la numero 142, che raccoglie le tre proposte firmate da Margherita Cogo, Caterina Dominici e dall'assessore Lia Giovanazzi Beltrami) riguarda il passaggio della commissione sotto l'«ombrello» del consiglio provinciale. Un ombrello, questo, più neutro - così è stato detto - perché meno connotato politicamente rispetto all'esecutivo. Insomma si parla di una commissione pari opportunità che è «di tutti» e non solo «delle forze che comandano in giunta». Anche se - come ha detto a fine seduta Mattia Civico (Pd) - in giunta ci sarebbe «un'assessora dedicata». Peraltro l'abbraccio del Consiglio provinciale a questo gruppo di lavoro è stato accompagnato da dubbi ed esitazioni. Il presidente Bruno Dorigatti non ha nascosto le sue perplessità.

Sì, perché - in un periodo in cui si parla di tagli alla pubblica amministrazione - il costo della commissione verrà messo nel bilancio del consiglio provinciale. Si tratta di 237 mila euro lordi di spesa annuale per mantenere vivo l'organismo e farlo funzionare. Soldi, si dice, che sarebbero stati comunque spesi. E, per i cittadini, che li spenda la giunta o il consiglio provinciale poco importa, purché siano spesi bene. «Certo. Ragioniamo però sul quanto. Avrei preferito che la commissione rimanesse in capo alla giunta, anche per una scelta di responsabilità politica. Con il trasferimento ci saranno dei costi in più. Per il solo avvio calcoliamo 27 mila euro» dice Dorigatti.
A difendere la bontà dell'operazione è stata la coalizione di centro sinistra autonomista, che però ha visto pure la collaborazione di Franca Penasa (Lega Nord). Per il «bene condiviso» le donne hanno fatto quadrato, con un'unione trasversale, benché provvisoria. La minoranza ha sempre votato contro ed ha promosso una serie di emendamenti. Penasa sola? «Diciamo di sì, anche se c'è da dire che il mio gruppo si è astenuto» risponde lei. Dopo l'approvazione dell'articolato, per il voto finale si è astenuta la stessa Penasa, con il collega del Carroccio Alessandro Savoi e il presidente Dorigatti.


La commissione pari opportunità - per usare la sintesi di Cogo, che con Sara Ferrari, ha traghettato il nuovo testo normativo - diventa una sorta di Authority. La consigliera di parità farà attività di controllo e - come ha spiegato Ferrari - «avrà la possibilità di promuovere buone prassi per il contrasto delle dimissioni in bianco». Si tratta delle dimissioni pilotate dai datori di lavoro, che - può capitare (ci sono dei casi di giurisprudenza) - costringono le lavoratrici a lasciare l'impiego (con firma su documento in bianco) in caso di gravidanza. Su questo l'opposizione si è fatta sentire evidenziando anche la difficoltà della prova. Come si fa a inchiodare il datore di lavoro disonesto? Difficile rispondere. Resta però il principio, nel solco della legge nazionale, di un appoggio da parte della Provincia (le donne lavoratrici - è stato detto - troppo spesso vengono lasciate sole), che potrà togliere i contributi alle «aziende canaglia».


Altra novità di rilievo è la composizione della commissione. Il consiglio potrà nominare 2 componenti in più rispetto al passato; alla minoranza è stata attribuita la possibilità di indicare 3 nomi, altri 3 li indica la maggioranza, 2 la giunta, 6 le associazioni di settore, e i restanti 2 parti imprenditoriali e sindacati.