La svolta di Olivi: «Lavoro, questa è l’unica priorità»

L’assessore all’industria lancia l’allarme e «bacchetta» anche la politica locale: «Distratti da altri temi. Ci si concentri su quello più urgente: l’occupazione».
R. Tosin, "Trentino", 5 giugno 2012

E’ l’ora di cambiare l’agenda del governo provinciale. L’assessore all’industria Alessandro Olivi fa una richiesta forte, prima di tutto alla politica trentina. La crisi non è quella che ancora molti trentini credono. Serve una scossa forte, una reazione di tutta l’opinione pubblica e gli imprenditori devono rimboccarsi le maniche. Il mondo è cambiato e bisogna attrezzarsi.
Assessore, resta un anno di legislatura. E non va perso. Dobbiamo ribaltare il programma, mettere il tema del lavoro come centralità assoluta. Capisco che ognuno abbia una sua priorità, ma dobbiamo capire che nulla viene prima della sfida occupazionale. Un ripensamento va fatto anche per le priorità di governo: dobbiamo avere il coraggio di far retrocedere quei progetti che non danno risposte di prospettive.
Finora gli interventi su questo fronte sono stati però improntati diversamente. Sono state fatte buone cose perché avevamo l’obbligo di frenare la valanga staccatasi all’improvviso. Ma è finito il tempo degli interventi spot salva-tutti.
Cioè la Provincia non sarà più “mamma”? Non ci sono più le risorse per accompagnare tutto e tutti. Ora sono le imprese che devono reagire e darsi da fare. Ma l’impressione è che in Trentino non si è capito che questa non è una crisi ciclica e passeggera. Aveva ragione Marcantoni: non c’è la tensione giusta per la gravità della situazione. Non c’è consapevolezza di quello che sta succedendo. Negli ultimi mesi sono diminuite le richieste di incentivi e questa è la dimostrazione che le aziende si sono sedute ad aspettare. La speranza deriva solo da un altro dato: che le richieste di collaborazioni per ricerca sono aumentate. Ma non c’è dubbio che alla fine di questa crisi non ci saranno tutte le 38 mila imprese che ci sono oggi.
Ma c’è una ricetta? Serve una presa di coscienza da parte di tutti, direi dell’opinione pubblica. Facciamo un esempio: il settore edile non potrà più nemmeno chiamarsi così. E deve quindi rinnovarsi radicalmente. Però non può essere la Provincia a fare questo lavoro, non è il suo ruolo. Certo, deve essere presente con gli strumenti legislativi e di sostegno, ma non può e non deve sostituirsi al compito principale dell’imprenditoria.
Sì, ma il suo ruolo deve comunque sostenerlo. Certamente, ma con una politica totalmente nuova. Dall’avvio della crisi a oggi abbiamo operato, anche bene, con interventi di salvataggio. E il Trentino ha dimostrato che in difesa sa lavorare molto bene. In fondo abbiamo contenuto i danni egregiamente. Ora bisogna passare all’attacco e per questo bisogna cambiare modulo di gioco. Gli interventi di sostegno non possono essere spalmati indistintamente, ma concentrati su due obiettivi che poi si fondono in uno solo: salvare non le aziende ma il loro capitale sociale e cioè i lavoratori e l’esperienza.
Concretamente? Aiuti a quelle aziende che danno prospettive, tagliare gli interventi ridondanti, portare l’Agenzia del lavoro a focalizzare i propri interventi su strumenti meno numerosi ma più efficaci.
E Trentino sviluppo? Deve mettersi a fare quello - e mi spiace dirlo - che fino ad oggi non ha fatto: lavorare di più fuori dalla provincia, andando a cercare investitori e imprenditori pronti a venire in Trentino, ma non per i contributi pubblici bensì per l’Università, per i centri di ricerca, per la banda larga. E sul territorio deve sostenere quelle aziende che danno prospettiva, quelle che chiedono aiuto per la ricerca, che puntano ai mercati esteri oggi trascurati, che avviano progetti di sinergia con altre aziende.
E la politica? Non è concentrata su questi problemi. La vedo distratta. Ci sono tante proposte sul tavolo, ma nessuno ha individuato questa assoluta priorità: la disoccupazione cresce e solo su questo dobbiamo concentrarci. Serve rivedere il nostro programma e far scalare in classifica quei progetti che oggi non sono prioritari.