Terremoto, crisi, scommesse Festa triste per la Repubblica

Anche a Trento celebrazioni all'insegna della sobrietà. Il sindaco Andreatta: "Ma questa data è importantissima, una pietra miliare delle vicende nazionali". "Il Paese non è rassegnato e per superare questo momento dobbiamo ispirarci a ideali di giustizia e libertà".
G. Fin, "L'Adige", 3 giugno 2012

Una festa coperta da un velo di tristezza con il pensiero rivolto a chi si trova ad affrontare la tragedia del terremoto ma anche un momento di riflessione e di richiamo all'unità nazionale. Una celebrazione contraddistinta dalla sobrietà anche a Trento ieri in occasione del 66° anniversario della fondazione della Repubblica Italiana in osservanza dell'invito rivolto dal Capo della Stato Giorgio Napolitano.
Dopo l'alzabandiera alle 9.30 presso il Commissariato del Governo, la cerimonia ufficiale, iniziata con un minuto di silenzio per onorare le vittime del sisma in Emilia, si è svolta in piazza Dante alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e di tutte le componenti militari e civili presenti sul territorio.
«È un momento di riflessione - ha affermato il presidente del Consiglio Provinciale, Bruno Dorigatti - per le tragiche vicende che hanno sconvolto il nostro Paese e per far sentire la nostra vicinanza.
Questa festa non poteva non essere celebrata perché sarebbe stata una rinuncia e una sconfitta per il nostro Paese che oggi ha bisogno di ritrovare una coesione sociale».
A considerare la Festa della Repubblica un momento da mantenere «anche con i denti» è il presidente dell'Anpi Sandro Schmid. «È un momento centrale - spiega - per l'identità nazionale. Serve rilanciare quel senso di solidarietà fatto non solo di parole ma anche di fatti concreti per le persone colpite dal terremoto».
In piazza Dante la cerimonia si è svolta prima con l'esibizione del Corpo musicale «Città di Trento» per poi onorare il gonfalone della città della medaglia d'oro al valore militare e infine gli onori al Commissariato del Governo della Provincia Autonoma di Trento. Sul palco a richiamare l'unità e i valori della giustizia e della libertà è il sindaco Alessandro Andreatta.
«Oggi - ha spiegato - celebriamo un evento importantissimo che abbiamo dato per scontato e trascurato per anni, come se la nascita della nostra Repubblica, il ripudio della monarchia, dei privilegi dinastici non costituissero una pietra miliare delle vicende nazionali. Mi piacerebbe vedere un consenso unanime attorno a questa festa ma purtroppo siamo costretti a registrare un crescendo di ostilità nei confronti della vita pubblica e dei suoi simboli». Ostilità, continua il sindaco, che possono essere comprese ma non assecondate perché sono state molte le promesse tradite: dall'economia fino alla politica che non ha mantenuto fede alla promessa di costruire uno Stato moderno, mancando di avviare quelle riforme che oggi il Paese deve attuare a tappe forzate. Un accenno Andreatta lo riserva anche al calcio che in passato ha contribuito non poco a cementare lo spirito nazionale e che oggi sta attraversando una crisi profonda che ne mina la credibilità.
«Il Paese - sottolinea Andreatta - non mi pare rassegnato. Anche in questi giorni terribili del terremoto che ha investito l'Emilia Romagna, si moltiplicano gli slanci e gli atti di eroico altruismo, che ci mostrano l'Italia migliore, quella che nell'emergenza dimentica i piccoli interessi. Noi tutti dobbiamo ispirarci alla giustizia e alla libertà per superare questo momento difficile». Dopo un invito a tenere aperto il dialogo e a non tollerare la violenza, neppure a parole, il sindaco ha concluso il proprio intervento con l'auspicio «che il nostro Paese sappia rinnovarsi e rinnovarsi in modo radicale senza cadere nella trappola delle scorciatoie, delle ricette facili e unilaterali, delle verità assolute». Durante la cerimonia sono state consegnate a Beniamino Stocchetti e ai parenti di Celestino ed Ettore Piffer le medaglie d'onore agli ex internati nei lager nazisti.