Conferenza provinciale del Partito Democratico su Lavoro e Sviluppo. Il confronto con Cgil, Cisl e Uil e con le categorie economiche. "In Trentino si può fare ancora molto". La denuncia del segretario-professore: lavoratori senza garanzie in ateneo.
"L'Adige", 20 maggio 2012
È un divorzio vero e proprio, quello fra chi deve fare i conti con i pochi soldi per arrivare alla fine del mese e chi vive di politica. Il divario fra cittadini e politica è sempre più evidente. La gente che perde il lavoro o che, nella migliore delle ipotesi, è costretta alla precarietà, vede i «Palazzi del potere» sempre più lontani. «Il Paese ce lo sta dicendo chiaramente. Bisogna snellire la spesa pubblica, che non significa tagliare i servizi, che non significa licenziare». Lo dice il segretario del Pd trentino Michele Nicoletti. Parole, le sue, pronunciate ieri nell'ambito della conferenza provinciale su lavoro e sviluppo.
Dialogo difficile, quello fra le diverse parti della società. Perché fuori dai palazzi della politica, romana e trentina, ci sono varie tipologie di precari: i lavoratori dipendenti ma anche i piccoli e piccolissimi imprenditori. E così attorno al tavolo, coordinato dal consigliere provinciale Andrea Rudari, si sono seduti rappresentanti sindacali ma anche esponenti delle associazioni del mondo delle imprese. Se da una parte si dice che l'81% del gettito fiscale viene dai chi timbra il cartellino, dall'altra si fa notare che se si continuano a tartassare le aziende private, il «motore» non si riavvia, non ci sono consumi e non c'è economia che funziona. E «l'effetto dominio» è garantito.
«Se si ferma il reddito dell'impresa - dice Gianni Bort (Unione Commercio) - si ferma tutto». Inevitabile il riferimento ai provvedimenti «firmati Mario Monti ed Elsa Fornero»: «Qui rischiamo di trovarci come in sala operatoria, con quei medici che ti dicono che l'operazione dal punto di vista clinico è andata perfettamente, ma alla fine il paziente è morto».
La conferenza è stata promossa dal Pd alla vigilia dell'approvazione del disegno di legge anticrisi, in discussione martedì in consiglio provinciale. «Il confronto con le categorie - spiega Nicoletti - vuole essere il metodo del Pd anche in vista delle elezioni del 2013». Le parole d'ordine - fa sapere - sono concertazione, equità, dimensione sociale del lavoro. Richiamando l'intervento di don Rodolfo Pizzolli (delegato vescovile per la Pastorale del lavoro), Nicoletti ha criticato lo Stato «che incassa soldi dall'attività di gioco». Casse pubbliche riempite con le slot-machine, con il «gratta e vinci» e con le lotterie. «Ma la nostra dovrebbe essere una repubblica fondata sul lavoro e non sul gioco».
E intanto più la crisi economica si fa sentire, più i cittadini sono sensibilizzati sulla questione degli sprechi. È la denuncia che viene dal Movimento Cinque Stelle, cioè da Grillo, ieri mai nominato ma il cui «spettro» aleggia sulle sedi di tutti i partiti. Fabio Pizzi, vicepresidente del patronato provinciale delle Acli, che certo non può essere indicato come «grillino», ha puntato il dito contro i superstipendi dei manager pubblici e privati: «Come dice il professor Zambelli, dell'Università di Trento, si inizi a ragionare su un limite massimo di certi compensi». E poi sugli incarichi speciali assegnati dalla Provincia di Trento: «Se l'incarico è così speciale, il dirigente, un anno prima di andare in pensione, dovrebbe passare le consegne, trasmettere il suo sapere. Se poi serve ancora alla pubblica amministrazione, l'incarico dovrebbe essere così speciale da essere svolto gratuitamente». Nicoletti ha detto che il Trentino può impegnarsi maggiormente nella difesa del lavoro e quindi nella lotta al precariato. Da docente ha ricordato che nell'Università per anni è stato alimentato il precariato (contratti a tempo per i ricercatori, collaborazioni)».
E ci si chiede se, nell'ateneo provincializzato, le cose cambieranno.
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