M. Agostini, 25 febbraio 2009
Forse Lorenzo Dellai non ha tutti i torti quando dice che in Trentino il centrosinistra ha vinto perché il PD si è alleato, tra gli altri, con l'UPT e che in Italia, almeno per ora, la scommessa di un confronto bipartitico non è vincente.
Ma il suo ragionamento immiserisce la realtà quando riduce il problema a un fatto di semplice matematica istituzionale, come se l’unico problema fosse il raggiungimento di una maggioranza. Credo, invece, occorra riflettere anche sulle novità che le vicende degli ultimi anni hanno portato nel quadro politico italiano e trentino. Appare ormai chiaro ed evidente, e Dellai è politico troppo raffinato per non accorgersene, che il PD del Trentino non sia una mera riedizione, con altro nome, dei DS o della Sinistra democratica e riformista con una spruzzata di Margherita. Il PD è una cosa veramente e radicalmente nuova, così come, peraltro, l'UPT, e noi non abbiamo alcun dubbio al riguardo, non è una riedizione rivista della Margherita. Insomma, indietro non si torna e anche se lo schema sembra rimanere quello, il quadro politico locale è profondamente mutato.
E le sfide, spero virtuose, vanno raccolte per quello che sono, al di là della rivendicazione della "territorialità" come marchio caratterizzante, perché ogni partito di una certa dimensione non regge se non è radicato nel territorio.
E così, da un lato il PD del Trentino non è e non sarà la sezione locale del PD nazionale, ma un'esperienza originale e autonoma di un territorio speciale, mentre, dall'altro, l'UPT dovrà cercare di evitare il pericolo, già denunciato da Dellai per la Margherita, dell'asfissia cui si espone il respiro di chi si riduce ad una semplice somma di interessi e rappresentanze locali. Per quel che ci riguarda, la sfida, per ora vincente, è quella di ridare senso alla partecipazione democratica, per riannodare il filo che deve legare il pensiero e la discussione della gente alle decisioni dei luoghi del governo; è quella di ridare a tutti il gusto e la forza di indignarsi per quel che non va, senza rinunciare a ragionare e senza accettare le semplificazioni demagogiche e populiste; è quella di obbligare ad inquadrare le scelte "piccole" e contingenti in progetti più complessivi e in visioni di più lungo respiro. Su questi terreni vogliamo confrontarci con le esperienze dei nostri compagni di coalizione, chiedendo che essi precisino di più il quadro di riferimento nel quale collocano la loro proposta. Se dobbiamo dare atto a Dellai che la scelta del centrosinistra sia stata una costante nel suo percorso politico, altrettanto non si può dire di altre forze con cui sta cercando di rafforzare la "gamba moderata" della coalizione. Si tratta di forze politiche che per alcuni anni si sono ritrovate, senza nessun imbarazzo, al fianco di chi oggi governa questo Paese con un preoccupante piglio autoritario. E, voglio precisare, non parlo di centrosinistra come puro "luogo" cui promettere improbabili fedeltà eterne, ma di un modo di pensare alla politica e alla democrazia, di concepire lo sviluppo tra economia, governo del territorio e qualità ambientale, di pensare alla coesione sociale come inclusione, rispetto delle diversità ed estensione dei diritti.
Sarebbe importante che il confronto, anche per la guida delle amministrazioni grandi e piccole della nostra provincia, partisse, arricchito dalle diversità, da questi temi e non fosse condizionato, fin dall'inizio, dai personalismi o dalle capriole di qualche personaggio scontento o in cerca di gloria.