Andreatta oltre le previsioni

Il popolo delle primarie si è espresso in modo netto - il 55,54% dei voti - a favore di Alessandro Andreatta: sarà lui il candidato sindaco di Trento per la coalizione di centrosinistra autonomista che il 3 maggio si confronterà con Pino Morandini del centrodestra.
L. Patruno, "L'Adige", 23 dicembre 2009
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I trentini, che ieri si sono recati alle urne per dire la loro, hanno infatti preferito il sindaco reggente allo sfidante Claudio Bortolotti, il «senza-partito» appoggiato dal governatore Lorenzo Dellai, che si è dovuto accontentare del 34,78% dei consensi ed è riuscito ad espugnare una sola circoscrizione, anche se non una qualunque. Bortolotti ha vinto infatti, con 203 voti contro 185 , a Povo, il feudo dell'amico Silvano Grisenti, l'ex superassessore della Margherita-Upt, che certifica così il suo sostegno all'anti-Andreatta. Gli altri due candidati in corsa in queste primarie si sono fermati sotto il 10%. L'assessore verde Aldo Pompermaier ha raggiunto il 7,22% e il laico Paolo Chiariello il 2,47% . E del resto erano ben consapevoli di avere poche chances , ma la loro presenza ha avuto l'importanza di rimarcare, nel confronto delle primarie, alcuni temi come l'ambiente e la laicità. Record a Sardagna e Oltrefersina. Sulle dodici circoscrizioni della città, il sindaco Alessandro Andreatta ha spopolato soprattutto a Sardagna , dove ha raggiunto il 62,70% , e nella circoscrizione Oltrefersina con quasi il 63% , lasciando a Bortolotti solo il 24,60% e il 26,26% , ma il sindaco del Pd ha sfiorato il 60% anche a S.Giuseppe-S. Chiara , dove c'era il duello interno al Pd tra il presidente della circoscrizione Lorenzo Eccher, che sosteneva Bortolotti, e l'assessore Italo Gilmozzi per Andreatta; ma anche a Gardolo , dove vive il presidente Lorenzo Dellai, e nella Mattarello di Alberto Pacher. Bortolotti ha invece superato il 40% dei consensi nella sua Argentario e a Ravina Romagnano . Forse Bortolotti poteva aspettarsi di più dalla circoscrizione del Bondone , presieduta dall'amico Sergio Cappelletti , invece è stato quasi doppiato dal sindaco. Affluenza. Hanno partecipato alle primarie 6.780 persone. È stata un'affluenza buona, ben superiore ai 4.583 che andarono a votare a giugno 2008 alle primarie del Pd e che incoronarono Alberto Pacher segretario del partito (era però un'elezione interna ai soli sostenitori del Partito democratico), ma è stata un'affluenza inferiore ai 7.700 che votarono nell'ottobre 2007 alle primarie nazionali del Pd, quelle che elessero Walter Veltroni. In quell'occasione, l'invito a partecipare al voto venne sia dagli allora Ds sia dalla Margherita. Quelle di ieri erano invece primarie di coalizione che dunque coinvolgevano tutti i partiti dello schieramento: Pd, Upt, Verdi, Leali, Patt, Udc, Partito socialista e Italia dei valori e la platea di possibili votanti era dunque molto più ampia. Il candidato «debole» è forte. Sopresa: Alessandro Andreatta è forte. Èra l'eterno numero due, il candidato naturale ma considerato «debole», almeno da alcuni, tra cui il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, che non lo voleva, e il presidente del consiglio provinciale, Gianni Kessler (Pd). Il Partito democratico non ha avuto la forza di sostenerlo di fronte agli altri partiti della coalizione, il che non avrebbe reso necessario ricorrere alle primarie. Il Pd non ha sostenuto compatto Andreatta perché non era compatto. Il sindaco reggente era stato messo in discussione da una minoranza rappresentata da Giovanni Kessler, che ha chiesto di appellarsi al popolo per sapere chi era il migliore. E Andreatta ha superato la prova delle primarie, con buona pace dei suoi detrattori. Kessler aveva invitato a votare Bortolotti e non Andreatta, ieri ha dovuto prendere atto della scelta dei trentini e della legittimità popolare del candidato a lui sgradito e avrà dovuto anche constatare di non essere in grande sintonia con il popolo delle primarie, visto che per tre volte di fila, ha puntato sul cavallo perdente: prima al fianco di Rosy Bindi contro Veltroni, poi sostenendo Civico contro Pacher e ora con Bortolotti contro Andreatta. Premiata la giunta Pacher. Questo riconoscimento personale per Alessandro Andreatta è anche un apprezzamento indiretto per l'ex sindaco ora vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher, che ha governato la città di Trento negli ultimi nove anni e per la sua giunta. La maggioranza degli elettori del centrosinistra evidentemente ha apprezzato questa stagione, se all'esigenza di un ricambio ha preferito la continuità rappresentata da Andreatta. E anche l'assessore verde Aldo Pompermaier si è difeso bene. Sconfitta per Dellai. Questo risultato delle primarie è una sconfitta per il governatore Lorenzo Dellai, che già a gennaio aveva dichiarato di sostentere il suo ex dirigente provinciale Claudio Bortolotti, impedendo di fatto alla sua Upt di cercare o presentare altri nomi di partito, contro il democratico Andreatta. Non si sa quanto poi si sia speso effettivamente Dellai per Bortolotti, ma certo non abbastanza. E forse a un certo punto, nel corso della campagna elettorale, il governatore si è reso conto che il cavallo su cui aveva puntato non avrebbe potuto farcela e ha tirato i remi in barca, lasciandolo andare al suo destino, così come ha fatto l'Unione per il Trentino, che insieme a Udc e Patt, tre giorni prima del voto, ha fatto un comunicato congiunto con cui non dava alcuna indicazione agli elettori, nel nome dello spirito delle primarie. Sicuramente, ha pesato nella scelta dei cittadini di Trento anche il timore di una sudditanza del Comune alla Provincia, se il potente governatore fosse riuscito a piazzare il suo candidato a palazzo Thun. Insomma, l'operazione Bortolotti è stata politicamente un fallimento. Si rafforzano il Pd e Pacher. Per la prima volta Lorenzo Dellai e Alberto Pacher si sono trovati su fronti contrapposti a sostenere due candidati diversi. È vero che il leader del Pd, Alberto Pacher, giocava in casa, perché Trento ha già dato ripetute prove di amarlo, ma di fronte alla sfida lanciata da Dellai - per di più nella inedita alleanza con Kessler - ha dimostrato di essere capace di tenergli testa. Pacher, che all'inizio sembrava deciso a stare in disparte, poi si è esposto moltissimo nella campagna elettorale a favore di Andreatta, soprattutto nell'ultima settimana. Questa sua vittoria sarà importante nel rapporto tra Pacher e Dellai in giunta provinciale e tra il Partito democratico e l'asse contrista guidato dal governatore. Il Pd è il primo partito di Trento città con il 32% di voti ottenuti alle provinciali scorse e nonostante le difficoltà interne, gli inciampi e i pasticci con i quali riesce a farsi male da solo, i trentini hanno dimostrato con il voto di ieri di voler dare ancora una volta fiducia a questo partito.

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C'è aria di festa nella sede del «comitato primarie», che per ragioni di spazio e tradizione coincide con la sede del Partito democratico, al Tridente. Da più di un'ora si festeggia la chiara vittoria di Alessandro Andreatta ma lui si fa attendere. Arriva pochi minuti prima delle dieci e l'entrata è da trionfatore, tra gli applausi. Il primo abbraccio è con Maurizio Agostini, segretario del partito, il secondo con lo sfidante, Claudio Bortolotti, arrivato in sede da pochi minuti, il terzo con Alberto Pacher, il sindaco che gli ha passato il testimone cinque mesi fa. Le stanze nella sede di via Brennero sono affollatissime e si decide di spostarsi in sala conferenze per i discorsi. Qui il vincitore ringrazia, sottolinea l'alto numero di gente andata alle urne e propone ai partiti della coalizione: «Vorrei predisporre una traccia di programma che poi voi potrete arricchire strada facendo». E da domani cosa cambia? Da domani continuo a fare il sindaco reggente. Sapevo che sarei stato giudicato su come lo facevo. È il mio primo lavoro, il mio primo impegno e la prima responsabilità. Credo poi che già la prossima settimana incontrerò le forze politiche del centrosinistra perché ho alcune idee che vorrei comunicare in ordine al percorso che ci separa da qui a maggio. Rispetto agli altri candidati? Dico che terrò conto dei loro percorsi, delle loro storie e sensibilità. Qualcuna più simile alla mia, qualcuna diversa, qualcuna apparentemente molto diversa. Ma tutte naturalmente nel centrosinistra. Come giudica il dato della partecipazione a queste primarie? Molto buona. Abbiamo la conferma che le primarie sono uno strumento importante e per certi aspetti ringrazio anche la stampa e la televisione perché non si può dire che non ne abbiano parlato. E credo che questo abbia aiutato. Aveva detto di essere ottimista, ma si aspettava anche nelle dimensioni questo successo? Ero fiducioso e avevo conferme pressoché quotidiane. Sulla dimensione era difficile fare previsioni e la scesa in campo di un candidato come Bortolotti era uno degli elementi di maggior preoccupazione. Era un candidato con un suo operato di diversi anni e quindi con un suo punto di forza e magari anche qualche elemento di debolezza. Si vede che è stato dato un giudizio positivo del mio operato in questi anni all'interno della giunta di Pacher e in questi mesi da sindaco reggente. L'unica circoscrizione in cui ha vinto Bortolotti è quella di Povo, la «casa» di Grisenti. Credo che sia difficile dire che è perché qualcosa lì non funziona e non credo che ci sia qualche ragione politica. Preferisco pensare che lì la gente ha preferito Bortolotti ad Andreatta. Mi pare che ci stia. È l'unica circoscrizione, fa parte del gioco. Ora la sfida è con Morandini e il centrodestra. È altrettanto ottimista? Sono altrettanto ottimista. Incontrando gente ho capito che ci potrebbe essere un'ottima convergenza su di me anche in quel passaggio, ma come sempre faccio non lo sottovaluterò. Quanto questa è una vittoria del Pd? C'è in questa vittoria tanto Pd, ma c'è anche una consistente parte di Upt eppoi dall'Italia dei Valori allo Sdi, al Patt, all'Udc tutti hanno avuto modo di dimostrarsi, come singoli o parti di partito, il loro sostegno in maniera devo dire anche forte. Si è discusso molto di pragmatismo e di uomo del fare quasi in contrapposizione con i politici di lungo corso. Ho solo detto che non mi sentivo un esponente della società incivile in contrapposizione con quella civile. Io ho fatto in questi 14 anni un servizio nella politica e nei partiti. Credo però che pur facendo l'amministratore sono sempre stato attento alla dimensione politica. Ora diventerà più decisionista? Ho detto in un recente incontro che gli «ismi» non mi piacciono. Se decisionista vuole dire deciso, operativo e concreto sì, ritengo peraltro di esserlo sempre stato e quindi non è che la mediazione si scontra con la decisione. Il mio sforzo è quello di coniugare queste due dimensioni della politica. Dica la verità, si sente già sindaco di Trento? Assolutamente no. C'è una lunga campagna elettorale e come tutte le cose bisogna guadagnarsi la vittoria sul campo. Io lo farò cercando di garantire fino alla data delle elezioni una buona amministrazione. Ma sicuramente anche con proposte importanti e significative, condivise dal cittadino. C'è stata anche qualche asprezza in questa campagna elettorale. Cosa si sente di dire ora a Claudio Bortolotti? L'asprezza fa parte della politica, che a volte è anche scontro e conflitto. Ma non direi che è stato così forte. Ci sono stati alcuni passaggi in cui si è respirato un clima più teso e due o tre temi con differenze più forti. Per il resto i dodici punti del centrosinistra vedevano me, Bortolotti e anche gli altri due candidati assolutamente convergenti. Dunque cosa gli dirà? Che è rappresentante di una parte importante di città. Io non posso non tener conto della domanda che attraverso la sua persona è stata rappresentata. Se, come mi pare di aver capito, maturerà l'idea di scendere in campo io sarò contento perché, oltre a rappresentarla io, quella parte di città la rappresenterà lui stesso. Quindi se decidesse di candidarsi in una lista può essere anche un possibile assessore di una giunta Andreatta? Questo è assolutamente prematuro. A me piace che una persona, che ha fatto il dirigente per tanti anni ed è sceso in campo in questa occasione con motivazioni e coraggio, abbia sperimentato il piacere e le gioie della politica e che voglia continuare e non fermarsi. Mi sembra una bella notizia. E a Dellai, che ha sostenuto il suo avversario, cosa direbbe? Dellai era libero di scegliere. Ha scelto me come assessore nel '98. Per dieci anni ha avuto in Provincia un dirigente generale come Bortolotti. Io ho sempre pensato che avesse stima di entrambi e mi pare che lo abbia anche dichiarato. In questo caso ha preferito più uno all'altro. Va bene così. Cosa prova in questo momento? Gioia. Ma da domani gli impegni incombono. C'è commissione urbanistica, poi consiglio comunale, poi... Insomma, non c'è tempo per riposare sugli allori. Finita una campagna elettorale è già tempo di lavorare per la prossima. Quella che vale veramente Palazzo Geremia.

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