Per una politica che guarda alla Montagna come risorsa per il Paese. Le proposte del Partito Democratico

Il documento discusso ed approvato in occasione dell’Assemblea del PD sulla Montagna che si è tenuta a Sestola sull’Appennino modenese il 6 Febbraio scorso in occasione della 1° Festa sulla Neve.

In questi ultimi tempi la crisi economica globale ha assunto caratteristiche tali da costituire un cambiamento epocale dell’economia mondiale; questa non solo rallenterà la crescita dei Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto sta innescando un processo recessivo delle economie di quelli più sviluppati ed in particolare quelle del mondo occidentale.

Siamo di fronte ad una  crisi che non ha precedenti per caratteristiche,  per dimensione  e per la sua profondità sta ponendo grandi incertezze sul futuro; nessuno è in grado di prevedere  quali effetti produrrà, quando potrà finire,e soprattutto quali provvedimenti veramente efficaci adottare per invertire la tendenza e per innescare un nuovo processo di sviluppo.

L’Italia in questo contesto rischia di pagare un prezzo ancora più alto in quanto il pesante fardello del debito pubblico limita la disponibilità di risorse a sostegno delle politiche sociali e di quelle economiche.  Il Governo Berlusconi di fronte al precipitare della crisi,  sembra rimanere ancorato alle scelta compiute con la manovra economica del Luglio scorso che ormai appartiene ad un’altra epoca economica.  Le scelte relative al  taglio totale dell’ICI sulla prima casa, peraltro non restituita integralmente ai comuni, alla detassazione degli straordinari, la social card,  la vicenda Alitalia  portate avanti solo per una pervicace volontà di coerenza demagogica e populista annunciata in campagna elettorale hanno sottratto e disperso  in tanti rivoli improduttivi ingenti risorse che potevano essere destinate a misure per il sostegno dell’economia.

L’Italia, anche per queste scelte sbagliate  del Governo, rischia di soffrire maggiormente della crisi  e farà più fatica ad uscirne.

In un quadro di tale portata i territori economicamente e socialmente più deboli del Paese come quelli di montagna rischiano di pagare un prezzo ancora più alto e di vedere compromesso quel processo di sviluppo che si era positivamente avviato nei decenni scorsi.

Il peso della crisi pone altre priorità che rischiano di relegare di nuovo la montagna alla marginalità, mettendo in crisi il tessuto produttivo costituito da piccole e medie aziende spesso frutto del decentramento industriale, di ridurre le opportunità occupazionali e la qualità dei servizi.

La vulnerabilità strutturale della montagna è resa ancora più acuta dalle mancate riforme per questi territori. La montagna finora non è mai stata considerata concretamente una risorsa del Sistema Paese, dalla quale  con le sue specificità territoriali, ambientali e culturali  trarre un beneficio per il suo sviluppo e per  concorrere in modo decisivo a quello dell’intero Paese.

Le opportunità che la montagna può offrire possono risultare ancora più preziose, se opportunamente valorizzate, per contribuire all’uscita dalla crisi, puntando come il PD sta proponendo, su modelli di sviluppo orientati alla salvaguardia dell’ambiente ed allo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali.

In montagna sono collocate le maggiori risorse naturali che da tempo vengono sfruttate dall’intera collettività senza averne un corrispondente ritorno; molte sono ancora le potenzialità che si possono sviluppare derivanti dalle fonti di energia rinnovabili (solare, idroelettrico, eolico, forestale, ecc).

Vi sono ora ragioni ancora più forti affinché la montagna sia considerata nelle politiche nazionali non più un problema o un’area marginale alla quale dedicare qualche attenzione di tipo assistenziale, ma  parte integrante del Sistema Paese. L’avvio della riforma del Federalismo Fiscale unitamente alla Carta delle Autonomie locali possono  costituire l’occasione per compiere un salto di qualità anche nei confronti della montagna ed avviare quel complesso di riforme che risolvano alcune questioni-chiave:

 

1) L’approvazione di una legge quadro nazionale  che definisca le caratteristichefondamentali per la classificazione dei territori montani. Tale classificazione oltre a parametri fisici quali l’altitudine e la pendenza dovrà tenere conto di quelli socio-economici (densità demografica, dinamica demografica, indice di vecchiaia, reddito pro capite, capacità fiscale ecc ). L’approvazione di una legge quadro nazionale è propedeutica alla perequazione verticale;  competerà successivamente alle regioni eventualmente dettagliare i criteri per la classificazione dei rispettivi territori ;

 

2) L’applicazione ed il rispetto degli standard quali-quantitativi omogenei per tutti i servizi anche per le zone montane: la montagna ha bisogno del potenziamento e della modernizzazione nell’erogazione dei servizi quale condizione per la sopravvivenza delle attività presenti e per l’insediamento di nuove imprese;

 

3) Il riconoscimento ai Comuni montani di un’adeguata perequazione a compensazione della minore capacità fiscale e dei maggiori costi per la gestione dei servizi. Tale perequazione trova ampia copertura nelle risorse naturali che la montagna mette a disposizione dell’intera collettività.

 

4) L’attivazione di misure volte al riconoscimento alle imprese che operano in montagna di forme di vantaggio fiscale o altre misure equipollenti al fine di neutralizzare i maggiori costi che debbono sostenere;

 

5) La valorizzazione del patrimonio forestale teso al miglioramento ambientale, alla sua conversione a fini produttivi e l’avvio di concrete sperimentazioni per la gestione forestale atta a migliorare l’assorbimento del carbonio atmosferico

 

6) Lo sviluppo della ricerca per ottimizzare la gestione del  patrimonio forestale al fine di accrescere la sua capacità di cattura della Co2 ed offrire così la possibilità della compensazione di prossimità per quelle aziende tenute a rispettare i parametri fissati dal Protocollo di Kyoto per le emissioni in atmosfera. Ciò consentirebbe di intercettare risorse economiche  che altrimenti, per colmare i debiti di Co2, vengono destinate ad interventi forestali in altri paesi del mondo.

 

7) L’avvio di programmi di sviluppo delle fonti da energie rinnovabili (idroelettrico, eolico, solare, termico e fotovoltaico) assicurando la compartecipazione agli introiti da parte degli enti locali montani. Tali fonti di energia rappresentano un’opportunità strategica per la nostra montagna e per l’intera collettività

 

8) La salvaguardia e la valorizzazione dell’agricoltura in montagna quale importante attività economica in grado di offrire sul mercato  un ricco paniere di prodotti tipici di alta qualità; va  inoltre riconosciuto e come tale indennizzata  alle aziende agricole che operano in montagna  la funzione  imprescindibile di salvaguardia ambientale ed idrogeologica.  Occorre altresì incentivare ed assecondare la diversificazione e la polifunzionalità  dell’impresa agricola favorendo lo  sviluppo di forme compatibili di turismo e di commercio. 

 

9) L’accessibilità rimane un elemento fondamentale per chi risiede nei territori montani. Lo sviluppo e l’ammodernamento delle infrastrutture quali la  viabilità ed il superamento del digital divide attraverso l’accesso alla banda larga su tutto il territorio  sono aspetti di prioritaria mportanza.  

 

10) Il rafforzamento della coesione e della rappresentanza  territoriale esercitata dalle Comunità Montane - Unioni Montane dei Comuni dove queste assumono il fondamentale compito di Agenzie di sviluppo del territorio ed al tempo stesso svolgono in modo associato le funzioni  proprie dei Comuni.

 

 L’avvio del percorso per l’istituzione del Federalismo Fiscale nel nostro Paese, può essere un’occasione per valorizzare le peculiarità territoriali a base regionale, per accrescere la responsabilità e la trasparenza delle amministrazioni locali.

Occorre tuttavia avere presente i profondi cambiamenti che le nuove disposizioni produrranno sul funzionamento delle regioni e degli enti locali;  nonché  sullo sviluppo dei loro territori  e sulle ripercussioni che avranno anche sulle aree montane italiane. Queste sono caratterizzate da fragilità e disparità che travalicano i confini amministrativi e che non sempre sono da collegare alla appartenenza di tali territori, a regioni più o meno ricche e più o meno sviluppate del Paese.

Il disegno di legge recentemente approvato in prima lettura dal Senato  contiene diversi elementi positivi per i territori montani dal momento che più d’un articolo fa espressamente riferimento alla necessità di valutare e salvaguardare le peculiarità territoriali ed in particolar modo, le «specificità dei territori montani» in relazione al finanziamento delle funzioni degli enti locali (art. 11), al riparto dei fondi perequativi (art. 13), agli interventi speciali per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, ecc. (art. 15) nonché, tra questi, a quelli volti in particolare, alla perequazione infrastrutturale (art. 21).

 Tuttavia vi sono ancora molti punti sui quali il disegno di legge non ha accolto le modifiche  proposte dal PD  e sui quali è necessario continuare la battaglia alla Camera dei Deputati.

 Va chiarito come viene risolto il rapporto tra la competenza dello Stato in materia di perequazione ed alcune norme che ancora prevedono la perequazione orizzontale ( tra regioni) in relazione alle funzioni di province e comuni; va chiarito come si intenda affrontare il tema dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e dei costi standard;  è necessario conoscere le previsioni sui costi e sugli effetti che si realizzeranno a seguito dell’entrata in vigore della legge e dei decreti delegati. Positivo è l’inserimento di una Commissione  Bicamerale ed una Commissione Tecnica Paritetica Stato-Regioni-Automie Locali.

Occorre inoltre  ribadire che il federalismo fiscale è solo una parte del disegno di riforma più complessivo del Titolo V della Costituzione: per questo, in più occasioni è stata sottolineata la necessità di collegare l’attuazione di questo provvedimento ad un più ampio disegno riformatore delle istituzioni e in primo luogo, alla Carta delle autonomie locali che riguarda in concreto la riorganizzazione di tutte le funzioni amministrative pubbliche in base al principio di sussidiarietà.

È importante che la discussione parlamentare inizi al più presto possibile e sia contestuale a quella già avviata sul federalismo fiscale.

I territori montani dovranno ricevere la giusta attenzione anche nella discussione che accompagnerà l’approvazione di tale provvedimento in modo che venga salvaguardata la specificità montana.

La montagna ha bisogno di interventi forti e incisivi, di una politica che la ponga come un’assoluta priorità per il Paese.

Il dibattito sulla necessità di una politica per la montagna deve proseguire anche in sede comunitaria anche con l’elaborazione di una politica “integrata” per le zone di montagna, che tenga conto di aspetti come la promozione dell’economia e delle strutture, la politica occupazionale, la salvaguardia del patrimonio naturale, la protezione civile, la politica ambientale ed energetica, ecc., così come è stato chiesto alla Commissione nel giugno del 2008 dal Comitato delle Regioni (l’organo della Comunità che dà voce agli enti locali e regionali dell’Unione europea) nel parere d’iniziativa sul tema “Per un Libro verde − verso una politica europea della montagna”.

Vi è la necessità di una strategia “complessiva” dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile delle zone montane, pur nella consapevolezza della loro diversità. Una politica europea per le aree montane permetterà di affrontare in maniera più efficace problemi comuni alle regioni montane anche mediante un’impostazione transnazionale che integri in un unico quadro gli obiettivi e le azioni comuni miranti a risolvere i problemi specifici delle zone di montagna.

Tutto ciò dovrà vedere il Partito Democratico impegnato a tutti i livelli  a prevedere le citate necessità nella piattaforma programmatica che presenterà al Paese in relazione alle imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo.

 

Sestola 6 Febbraio 2009