Solidarietà, per sentirici ancora abitanti di un mondo interdipendente e aperto

In momenti come questo, quando la crisi si traduce tagli per il welfare sociale, aumenti delle tariffe e nuove tasse, è facile che qualcuno si alzi e proponga di cancellare tutte quelle spese di cui beneficiano “gli altri”, gente sconosciuta e lontana, che non appartiene alla nostra comunità.
Elisabetta Bozzarelli, "Corriere del Trentino", 23 marzo 2012

Nel Consiglio comunale di Trento, dove si discute il bilancio 2012, si confrontano e scontrano diverse visioni su come destinare al meglio le risorse senza diminuire in modo drastico la buona qualità dei servizi, tanto invidiata dal resto del Paese.

Alcuni consiglieri propongono di tagliare i fondi destinati alla solidarietà internazionale, suscitando un coro di commenti positivi: questo è il momento di guardare a casa propria, di pensare a noi, è giusto che il Comune pensi ai propri concittadini prima che alle popolazioni bisognose dell’Africa e dell’Asia; qualcuno concede che, se si vuole fare solidarietà internazionale, se ne occupi il governo centrale.

In momenti difficili come questo non sorprende che nella società scattino meccanismi di autodifesa, che la paura per il futuro incerto spinga a vedere solo il proprio piccolo pezzettino di mondo, i propri bisogni. Ma a noi sembra che da queste difficoltà e da queste incertezze non usciremo se restiamo chiusi dietro angusti steccati tra le nostre belle montagne, a commiserarci e rifiutare il confronto con il resto del mondo.

Certo non possiamo permetterci di chiudere gli occhi davanti alle baracche che scopriamo esistere anche attorno a Trento, alle code che si allungano davanti alle mense dei poveri, alle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. La solidarietà pubblica e privata dei trentini sa esserci e intervenire a favore di questo “prossimo” bisognoso. Ma per sua natura la solidarietà, che interpreta il bisogno di costruire relazioni, di sentirsi coesi come comunità e come in una famiglia dare un po’ del proprio sovrappiù per il fratello che ha più bisogno, non può essere costretta a fermarsi a un confine.

In una solidarietà forte e sostenuta a livello pubblico e privato una comunità investe non solo finanze, ma capacità, esperienza, creatività, relazione. Il volontariato che sostiene la solidarietà costituisce un capitale sociale prezioso che gli amministratori dovrebbero mettere ai primi posti nei loro programmi. Investire in solidarietà è investire su noi stessi. Ritrovarsi nelle associazioni, nei gruppi, nei comitati e dedicarsi anche ad altri lontani e sconosciuti e poveri è migliorare il senso della vita qui, la qualità della vita democratica.

A chi dice di smettere diciamo invece: prova anche tu, te ne convincerai. Sosteniamo la generosità della nostra città, perché possa essere ancora di esempio per molte altre, perché continuiamo a sentirci abitanti di un mondo interdipendente e aperto. Il vecchio mondo, quello degli egoismi e dei conflitti non ha funzionato molto, ricordiamocelo.