Bravo Ivan, giusto togliere le slot

Caro Ivan, la tua decisione di togliere le “macchinette mangia soldi”, le slot machines, dal tuo bar e’ un segnale importante, per molti aspetti. Ci racconta di un gestore che si sente responsabile di ciò che accade nel suo locale e di come le persone escono dopo averlo frequentato e di come sia oggi necessario che  ognuno di noi si senta responsabile dei luoghi che abita.
Mattia Civico, 18 febbraio 2011


Non e’ scontato: più facile pensare che ognuno e’ libero di far ciò che vuole e che ognuno risponde solo di se stesso. Non e’ così, evidentemente: le nostre scelte, o non scelte, i nostri comportamenti, incidono in maniera diretta sulla vita degli altri. E immagino che prima di prendere questa decisione avrai anche visto persone vivere nel gioco compulsivo e avrai anche considerato che era il tuo stesso lavoro e il tuo stesso locale che si stava ammalando, abitato da persone disinteressate alle chiacchiere con  gli altri avventori, ipnotizzati davanti ad uno schermo. E avrai forse anche sentito il rischio di abituarti tu stesso a quell’odiosa musichetta di sottofondo, che anestetizza la coscienza del giocatore e lo attira nell’abisso dell’illusione di una improbabile vincita. Ti auguro dunque che il tuo locale possa essere per sempre più persone un luogo “sano” dove semplicemente bersi un caffè e fare due chiacchiere: un luogo di incontro e convivialita’ e non di solitudine tra tanti. Il tuo gesto racconta di persone (e son certo che non sono poche!) che antepongono gli interessi collettivi a quelli personali ed individuali: se e’ vero che vale più il “bene comune” del profitto e del guadagno personale, allora la tua scelta ci rende tutti più ricchi. In una stagione di crisi in cui e’ difficile per molti chiudere i conti in attivo a fine mese, un gestore di un bar, come di qualsiasi altra attivita’ economica, potrebbe sentirsi legittimato a pensare al proprio destino, a prescindere da quello degli altri. Eppure non e’ possibile costruire la propria agiatezza sulla sventura altrui. Hai ribadito un limite che oggi rischia di non essere sempre così chiaro. Infine ci racconti dalla tua piccola frontiera che il problema della dipendenza da gioco d’azzardo e’ una emergenza sociale, che va contrastata con coraggio e determinazione. Tu le hai viste e le conosci bene le persone che con il gioco d’azzardo si rovinano l’esistenza, hai immaginato il baratro in cui vivono le loro famiglie. Il tuo e’ un grido dall’arme che non può lasciare indifferenti e chiama ognuno a fare la propria parte. Anche la politica deve sentire questo tuo gesto come uno sprone a fare di più, per fermare il dilagare del disagio. Non e’ una sfida semplice, ma con l’alleanza di tutti possiamo affrontarla con più ottimismo.

Grazie, Ivan: per me gia’ il “barista dell’anno”.