Parto fisiologico indolore: la sanità pubblica rallenta e il privato si organizza per offrire il servizio a pagamento!

Nell’ottobre 2011 la consigliera Sara Ferrari aderì alla richiesta dell’Assessore Rossi di sospendere la trattazione del suo disegno di legge (n° 152) in materia di parto fisiologico indolore, perché la Giunta provinciale avrebbe provveduto con apposita delibera. La consigliera, con una interrogazione a risposta immediata, chiede perché nel servizio sanitario pubblico tutto sembra essersi fermato, mentre la sanità privata si attrezza per fornire il servizio a pagamento!  
Trento, 14 febbraio 2012



Nell’ ottobre scorso, in occasione della discussione in IV Commissione legislativa della disegno di  legge 152 “Disposizioni in materia di parto fisiologico indolore”, l’Assessore alla salute e alle politiche sociali Ugo Rossi ha chiesto alla consigliera Sara Ferrari -  proponente del disegno di legge - di sospendere l’iniziativa legislativa perché si sarebbe fatto carico di rendere effettiva la richiesta di garantire alle donne trentine la reale possibilità di scegliere il parto indolore, attraverso un percorso più rapido dell’iter legislativo; cioè tramite una delibera della Giunta provinciale che in tempi rapidi avrebbe dato mandato all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di organizzare il servizio almeno nel Presidio Ospedaliero Santa Chiara di Trento e forse anche nel Presidio Ospedaliero Santa Maria del Carmine di Rovereto.

Ad oggi, ben quattro mesi dopo l’assunzione di quell’impegno e la comunicazione alla stampa dell’ intenzione di creare addirittura un “centro per il parto indolore”, non risulta alcuna proposta in elaborazione presso l’Assessorato alla salute e alle politiche sociali e nemmeno dentro la struttura  Ospedaliera Santa Chiara si è mosso assolutamente nulla.

Fino a qualche tempo fa nel reparto di ostetricia  e ginecologia di Trento il servizio di anestesia epidurale veniva fornito, su richiesta delle pazienti, solo nella casualità che vi fosse un anestesista libero, disponibile e nelle capacità di eseguire quella operazione, dunque non rispondendo con certezza alle richieste delle donne trentine.

Addirittura risulta che oggi, per evitare quella discriminazione l’epidurale non viene più offerta a nessuna partoriente che si rechi nel maggior ospedale della Provincia, quello che ha in assoluto la maggioranza dei parti in Trentino.

Il servizio viene tuttora offerto solo in alcuni ospedali di valle (Cles, Tione ed Arco). E’ notizia di oggi che l’ospedale convenzionato San Camillo, si sta organizzando per dare alle donne servizi che il pubblico non offre: il parto in acqua e l’anestesia epidurale. Quest’ultima offerta a pagamento per un costo non ancora fissato ma indicativamente oscillante tra i 500 e i 1000 euro.

Risulta incomprensibile perché ancora nulla si sia mosso sul versante pubblico ed è inaccettabile che ci si trovi nella situazione in cui le donne trentine, che vogliano partorire senza dolore, debbano intraprendere, nella delicata situazione dell’imminenza del parto, un viaggio verso gli ospedali di valle o sborsare, ovviamente potendoselo permettere, una cifra consistente per avere una anestesia a pagamento (oltretutto solo in orario diurno) presso l’ospedale privato convenzionato. La consigliera Ferrari, giudicando tale circostanza inaccettabile, chiede in una interrogazione a risposta immediata, che sarà discussa il 22 febbraio, all’Assessore che cosa stia facendo per garantire il servizio pubblico gratuito annunciato e quanto tempo ancora ci voglia per dare mandato all’Azienda Provinciale per i Servizi  Sanitari affinché essa si organizzi tempestivamente.