STATI GENERALI - Autonomia, serve un cambio di passo

Con la crisi economica, amplificata in Italia da conti pubblici disastrosi - che ci ricordano come alla fine i nodi vengano al pettine e soprattutto come le scelte di oggi incidano irreparabilmente sul domani - è tornato prepotentemente alla ribalta il tema delle autonomie speciali nell’ordinamento costituzionale italiano.
Luca Zeni, "Trentino", 1 febbraio 2012

Le Regioni confinanti da qualche tempo non risparmiano attacchi a quello che è ritenuto l’opulento Trentino rispetto ai suoi vicini e, sebbene dal 2009 siano stati concessi 40 milioni di euro all’anno del bilancio provinciale ai comuni di confine, negli ultimi mesi l’attenzione mediatica verso le risorse della nostra autonomia è decisamente aumentata.
Ci troviamo davanti a un bivio.
Potremmo scegliere la strada della difesa ad oltranza, gridare al complotto, esasperare i toni e magari chiedere provocatoriamente la competenza primaria anche in materia di difesa, al fine di poter ripristinare quel sistema di fortificazione che per molti anni ha tutelato il nostro territorio dalle invasioni, rinnovando dopo mezzo secolo il los von Rom.
Appare evidente come questa linea sia perdente in partenza, sia perché in materia di assetti istituzionali e di risorse non esistono diritti acquisiti che gli eventi e la Storia non possano mettere in discussione, sia perché rischieremmo al contrario d’indebolirci facendo apparire la Comunità trentina come una delle tante categorie privilegiate le quali, mentre il Paese affonda, pensano soltanto a preservare lo status quo.
L’Autonomia va però salvaguardata e rinnovata, poiché in Trentino è stata indubbiamente un’esperienza efficace di autogoverno ed uno strumento fondamentale al servizio del bene comune.
La strada non può che essere dunque quella della consapevolezza e del rilancio. Consapevolezza delle ragioni storiche, culturali, sociali, territoriali dell’autonomia, rivendicazione di una capacità di autogoverno che non è un fine in sé ma piuttosto condizione e strumento al servizio della persona. Quella consapevolezza di come, per decenni, la Comunità trentina abbia saputo ben amministrare le risorse a disposizione ma anche di come la stessa abbia avuto dallo Stato italiano spesso molto di più rispetto ad altre aree del Paese, e che sarebbe semplicistico oltreché controproducente liquidare le critiche affermando semplicemente che: “con i nostri soldi possiamo fare quello che vogliamo”.
Oggi l’autonomia può essere difesa solamente rilanciando, giocando all’attacco e cambiando lo scenario del confronto, estendendolo al di fuori dei confini provinciali oltre che al proprio interno.
All’interno, infatti, troppo spesso si avverte una percezione di privilegio di fondo, con la speranza che la situazione non muti, mentre dobbiamo invece saper ritrovare le ragioni profonde dell’autogoverno: questo sarà possibile solamente se sapremo sostituire ad un sistema che oggi accentra fortemente su poche persone gran parte del potere un sistema che sappia coinvolgere tutti i cittadini nei processi decisionali a tutti i livelli.
Nei periodi di crisi le grandi scelte devono passare attraverso percorsi condivisi e consapevoli, non possono essere lasciati a decisioni solitarie.
Autonomia significa riconoscere, secondo un principio di sussidiarietà, la capacità di autogoverno delle comunità locali e degli altri soggetti istituzionali (in primis l’Università) creando collaborazioni leali e condivise.
Una Comunità che senta come proprie le grandi scelte, non dubita della bontà delle stesse e quindi è in grado di fronteggiare qualunque attacco, da qualunque direzione provenga.
Con questa strategia potremo disporre di molte più frecce al nostro arco, e potremo confrontarci senza timore con coloro che ci attaccano.
L’autonomia si difende dimostrando, cifre alla mano, come autogoverno stia a significare miglior efficienza (e a questo proposito non dovremmo quindi temere l’applicazione del criterio dei costi standard, che paragona i costi dei servizi nelle diverse regioni, almeno a fini statistici) e coraggio di scelte lungimiranti, e potremo così rappresentare un modello per lo sviluppo dell’Autonomia anche per le altre realtà.
Il tutto costruendo un clima di leale collaborazione con lo Stato di cui siamo parte, coltivando i rapporti istituzionali ed anche quelli politici, poiché la Storia ci insegna come la difesa dell’autonomia passi anche e soprattutto dai collegamenti con i principali partiti nazionali.
In questa fase confusa abbiamo il dovere di abbassare i toni, evitando il fatale errore di temere il confronto ed anzi coinvolgendo sia i cittadini trentini che gli interlocutori esterni in una discussione serena.
Su questa linea sono lodevoli ed auspicabili le iniziative spontanee, come la manifestazione promossa tra gli altri da Lorenzo Baratter, per ragionare tra noi e con il resto del Paese di come i modelli delle autonomie speciali possano favorire una miglior efficienza dello Stato al servizio di famiglie e imprese, promuovendo in proposito iniziative di conoscenza a Roma, oltre che a Trento.
Si tratta di un’azione da compiere tutti assieme, Giunta e Consiglio  provinciale, di ogni espressione politica, per organizzare a Roma un momento di alto confronto, cui invitare anche il Governo e le organizzazioni rappresentative delle Regioni italiane, coinvolgendo – non solo simbolicamente – la Fondazione Degasperi e l’Istituto Don Luigi Sturzo.
Per guardare al futuro dobbiamo saper riprendere le ragioni ed i fondamenti della nostra Autonomia per rinnovarli con la massima partecipazione e renderli ancora più significativi all’interno del contesto attuale.