FESTA DEMOCRATICA NEVE 2012 - "La riforma del lavoro"

Qualità del lavoro, occupazione giovanile e femminile, crescita del sistema economico, maggior equità e coesione sociale. Queste le priorità individuate da Giorgio Santini, segretario aggiunto della CISL, da Rita Ghedini, senatrice del PD, membro della commissione Lavoro del Senato e da Giorgio Tonini, Senatore e Presidente dell’Assemblea del PD del Trentino nel corso del dibattito “Riforma del lavoro” tenuto questa sera in occasione della Festa Neve 2011 di Folgaria.
Lorenzo Passerini - Marta Frassoni, Folgaria 15 gennaio 2012 

Giorgio Tonini, nella sua introduzione - definendo come troppo “piccolo” il mercato del lavoro italiano per i bassi tassi di occupazione femminile e giovanile, in particolare del mezzogiorno - ha giudicato come allarmante la condizione di precarietà, ai limiti dello sfruttamento, che i giovani oggi, per troppo tempo, sono costretti a subire.

Giorgio Santini ha descritto la situazione del lavoro in Italia come storicamente difficile, soprattutto nell’area meridionale e per quanto riguarda i giovani e le donne. I quattro anni di crisi internazionale, agendo su finanza, economia e quindi lavoro, hanno aggravato una situazione già complessa. Per Santini il governo deve mettere in campo misure in grado di rilanciare complessivamente l’economia in quanto solo attraverso la crescita il lavoro può essere maggiormente qualificato. Si deve aumentare la propensione
alle assunzioni e, al tempo stesso, dare al lavoro “una stabilità possibile”. A
questo fine si deve utilizzare molto lo strumento dell’incentivazione (fiscale
e contributiva) aiutando il mondo delle imprese ad assumere in modo stabile. In questo senso un ruolo forte lo possono avere i contratti di apprendistato o di inserimento, contratti che devono essere maggiormente incentivati in quanto costano meno e non penalizzano le persone. L’incentivo dev’essere inoltre rivolto anche alla trasformazione di questi contratti in contratti a tempo
indeterminato. È anche fondamentale mettere ordine tra la moltitudine di
tipologie contrattuali oggi esistenti aumentando il costo dei contratti atipici, che spesso non vengono impiegati per ragioni di carattere organizzativo, ma per ridurre il costo del lavoro. Santini individua inoltre nella riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro una necessità, riforma che deve mirare ad aumentare la platea dei beneficiari delle integrazioni al reddito e la capacità di reinserimento al lavoro.
Un ulteriore elemento di criticità è stato individuato nelle nuove modifiche al
sistema pensionistico,in quanto limitano le nuove possibilità di occupazione e
rischiano di far trovare molte delle persone che stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali e che, con il vecchio sistema avrebbero maturato il
diritto alla pensione nel 2012, senza sussidio e senza pensione.

La senatrice RITA GHEDINI ha in primo luogo rimarcato l’importanza dell’unità del sindacato, un elemento indispensabile per creare una dialettica costruttiva tra parti sociali e governo. L’accordo raggiunto il 28 giugno scorso, a cui il Pd ha lavorato con convinzione, ha permesso di interrompere la prassi del governo precedente, che ha giocato a lungo ad alimentare la competizione e la divisione tra i sindacati e ha manifestato una carenza di politica economica che ha aggravato ulteriormente la crisi in Italia.

La trattativa dei prossimi giorni con il governo avrà per fortuna come protagonisti delle forze sindacali responsabili e aperte al ragionamento, che hanno già dato prova della stessa maturità durante il varo, prima di Natale, di una manovra necessaria a mettere in sicurezza i conti pubblici e a ridare credito sia in senso politico che finanziario all’Italia. “In questo momento bisogna ‘uscire dai titoli’ – ha sottolineato con forza la Ghedini -, smettere cioè di piantare bandierine su proposte individuali e fare distinguo: non esiste un’unica ricetta per uscire dalla crisi, non c’è una sola mossa per vincere la partita”.

Ogni proposta però deve mirare al raggiungimento di tre ‘patti’: il primo, quello generazionale, deve riuscire a tenere insieme la sicurezza di chi sta andando in pensione e l’insicurezza dei giovani. Il secondo, il patto fiscale,
significa che il far pagare le tasse a tutti è il requisito fondamentale sia
per introdurre il principio di legalità, sia per trovare le risorse indispensabili
alla crescita. Il tema del costo del lavoro è infatti fondamentale, perché per
creare maggiore occupazione stabile bisogna trovare un modo per rendere conveniente le assunzioni stabili, e le risorse per questa operazione sono reperibili solo se riusciamo a far funzionare questo patto.

Al contempo bisogna inibire il più possibile comportamenti opportunistici per quanto riguarda il costo del lavoro, come l’utilizzo fraudolento dei contratti atipici, che vengono  messi in campo non perché necessari a garantire un’organizzazione più flessibile dentro l’impresa, ma solo e unicamente perché costano meno, perché permettono di pagare meno i contribuiti, di non offrire al lavoratore tutele previdenziali e assistenziali, perché non hanno una base di riferimento retributivo che le equipari a forme di lavoro che stanno all’interno di una contrattazione regolata.

Tutte le proposte del PD, ha ribadito Rita Ghedini, vanno quindi in questa direzione: equiparare il costo tra i diversi tipi di contratto.
L’articolo 18, sui cui si è incentrato ultimamente il dibattito mediatico sul tema del lavoro, non è una barriera per le nuove assunzioni, in quanto copre solo i lavoratori impiegati in imprese con più di 15 dipendenti (il 60% dei lavoratori italiani), mentre chi ha contratti atipici è collocato in imprese con meno di 15 dipendenti che non hanno il vincolo del reinserimento al lavoro.
Il terzo patto è quello tra i generi, che impegni uomini e donne a sviluppare e condividere servizi di supporto alla conciliazione tra impegni di lavoro e impegni famigliari e di cura. L’Italia ha infatti una frattura interna tra lavoro femminile (siamo all’ultimo posto, a pari merito con Malta, all’interno dell’Europa dei 27) e lavoro maschile che non ci consente di crescere e di competere in Europa.

Per Giorgio Tonini si esce dalla crisi solo con idee nuove.
Egli ritiene che le regole del mercato del lavoro e il sistema degli ammortizzatori sociali attuali identifichino il lavoratore con il posto di lavoro. È invece necessario adottare efficaci politiche attive del lavoro e realizzare sistemi moderni di sicurezza sociale. Proteggere il lavoratore significa quindi fare in modo che l’investimento in formazione dia i suoi frutti, possa essere accresciuto nel tempo, ampli le possibilità di scelta dei singoli lavoratori e sia accompagnato da nuove tutele, non meno forti delle precedenti ma più adatte a un diverso scenario. Questo aumenta il potere contrattuale del lavoratore anche sul posto di lavoro diminuendo la sua possibilità di essere sottoposto a ricatti.


Il segretario aggiunto CGIL e la senatrice Pd hanno condiviso la sostanza del ragionamento di Tonini. Bisogna spostare l’attenzione dall’articolo 18 e concentrarsi nello sforzo primario di riaprire le dinamiche dell’occupazione: il problema del futuro, in un mondo del lavoro in continua evoluzione, saranno le transizioni lavorative, cioè il periodo tra la perdita del lavoro e la nuova assunzione. Lo scopo di governo e parti sociali deve essere quindi quello di creare una seria politica di sostegno al lavoro, che magari preveda un’indennità di disoccupazione nei primi due o tre anni, ma stimoli continuamente il lavoratore a trovare una nuova occupazione.
Dove reperire le risorse? “Se veramente le imprese sono pronte a farsi carico di parte di queste spese – ha concluso la Ghedini – si facciano avanti, per cambiare finalmente le regole del finanziamento degli ammortizzatori sociali, che finora sono stati pagati con risorse che dovevano servire alla formazione; è lì, per il bene del nostro Paese, che devono tornare”.