L’agenda politica della Festa Democratica sulla Neve ha visto oggi alla ribalta il tema montagna, intesa come patrimonio collettivo. Su questo fronte la nomina delle Dolomiti come patrimonio dell'umanità, per la quale molti esponenti del Pd si sono spesi attivamente, è stato un obiettivo molto importante; il PD di Belluno ha anche organizzato una Festa democratica dedicata alle Dolomiti proprio per accrescere l’attenzione al territorio montano all’interno del PD.
Lorenzo Passerini - Marta Frassoni, Folgaria, 14 gennaio 2012
Questo tema coinvolge anche quelli di estrema attualità come servizi e liberalizzazioni: come far vivere la gente in montagna e insieme rispondere a obiettivi di rigore e razionalizzazione spese.
Michele Nicoletti, moderatore del dibattito, ha rivolto la prima domanda ad Annibale Salsa, ex Presidente del CAI, docente di antropologia, Presidente del Comitato Scientifico dell’Accademia della Montagna del Trentino: “Quali sono le sfide che la gente di montagna deve affrontare e come le montagne possono rimanere popolate?
Il rischio dello spaesamento, del conflitto fra globale e locale è forte. I processi di globalizzazione ci pongono una domanda fondamentale: ha senso adesso restare in montagna? Dobbiamo pensarla come un territorio marginale? Qui
in Trentino Alto Adige è una realtà felice, l’abbandono è contenuto, ma nell'arco alpino il fenomeno dello spopolamento è inquietante. Purtroppo la
montagna rischia veramente di tornare marginale dopo momento di cauto ottimismo negli anni Novanta, in cui abbiamo avuto un ritorno di interesse e di popolazione e fenomeni di reinsediamento documentati e misurabili anche nelle alpi occidentali. Oggi invece assistiamo al venir meno dei servizi e soprattutto dell’offerta scolastica, laddove le Alpi invece sono sempre state un territorio colto. Si tratta di una inversione di tendenza pericolosa, un rovesciamento di paradigma dell'età moderna, dove il montanaro è visto come subalterno sia come cittadino che come espressione di una popolazione.
Luigi Spagnolli sindaco di Bolzano, ha esposto l’esperienza in materia dell’Alto Adige. Il primo problema per il territorio montano, è la scarsa dimestichezza italiana con le autonomie, dove purtroppo vige un’impostazione dirigistica e centralistica dello Stato. La nostra autonomia è stata frutto del susseguirsi di passaggi, negoziazioni e “contratti” fra Stato e province autonome e dopo 40 anni ci siamo pienamente conquistati le capacità per gestire la nostra autonomia; nei nostri territori il benessere è dovuto soprattutto a una gestione efficiente (e al risparmio) delle risorse che venivano trasferite dallo Stato. I territori montani devono trovare una via per essere separati da quelli di pianura: pari dignità, ma regole diverse.
Sergio Reolon, consigliere regionale del PD Veneto ha affermato che dall'autonomia virtuosa di Trento e Bolzano dipende la salvezza dell'arco alpino italiano. Trento e Bolzano sono le uniche provincie alpine in cui non si è verificato lo spopolamento. Da noi in provincia di Belluno – ha continuato Reolon – dagli anni '50 in poi i tassi di abbandono sono stati dal 50 al 70% e negli anni 2000 il fenomeno non si è fermato. Le leggi nazionali spesso non interessano la montagna, sono fatte per le aree metropolitane e, se va bene, contengono deroghe per la montagna. E’ necessario, invece, garantire la possibilità di autogoverno dei territori montani nella loro globalità. Con la metropoli non deve esserci per forza rivalità, ma la collaborazione può avvenire solo su un piano di pari dignità, che si ha solo se la montagna ha una possibilità di autogoverno. Quello che avviene in Veneto è che la montagna non ha nessuna autonomia e la Regione la tratta come una colonia, anche perché la crisi impone una razionalizzazione, e l’attenzione si concentra solo sul pareggio di bilancio mentre manca completamente una strategia di attenzione all'arco alpino e purtroppo anche il PD regionale è abbastanza carente in questo campo. La situazione è drammatica e le comunità montane nate negli anni '70 hanno fallito; erano enti di II grado che ora vengono trasformate in unioni di comuni, ma non avevano le dimensioni e la forza per avere un ruolo strategico. Le realtà di Trento e Bolzano dimostrano che l'unico ente che può creare seriamente politiche di governo del territorio è la Provincia. Ma il Parlamento ha deciso di cancellarle: così si tagliano le gambe al territorio perché gli enti di II grado non hanno sufficiente forza politica. L’autogoverno della montagna è l’unico modo per non farsi assistere e mantenere dallo Stato centrale e produrre benessere e ricchezza. Per questo necessitiamo di una “visione alpina” – ha concluso Reolon – estendendo un appello agli altri partecipanti al dibattito: “Questa cosa la possono fare solo Trento e Bolzano perché solo loro contano e possono dire la loro. Per loro si aprono due strade: decidere di stare chiuse nel loro fortino e difendere la loro autonomia picconata tutti i giorni da Stella, dalle Regioni e dal Parlamento, oppure uscire e stare alla testa di un'iniziativa per la piattaforma dell'arco alpino e partecipare alla difesa delle altre province, protagoniste di una stagione nuova per l'arco alpino italiano.”
Alberto Pacher ha sottolineato l’importanza di forme di interrelazione nell'arco
alpino, come le euroregioni, che implicano una collaborazione sempre più
intensa. Il Governo Monti sta dando risposte” tecniche” molto efficaci, ma noi
dobbiamo recuperare una capacità di pensiero su un modello di sviluppo che si
basi sull’identità dei territori. La salvezza dell'arco alpino sta nella ricostruzione di reti di identità e collaborazione e formule amministrative che possano incidere politicamente.
Irma Visalli, responsabile Pd “Forum reti della montagna” che come assessore provinciale ha seguito la candidatura a Dolomiti patrimonio dell'umanità, ha lamentato la scarsa sensibilità a livello nazionale su questi temi. La montagna può diventare il laboratorio per la costruzione di un modello federalista veramente efficace: territori che si alleano per strategie comuni di gestione di un territorio, differenti amministrazioni che lavorano insieme per un obiettivo
comune, la valorizzazione del territorio (e della montagna). E’ quanto mai
necessario superare la prassi che ha visto nascere leggi sulla montagna considerata in quanto “numero di teste” e non in base al territorio. Anche
all’interno del Pd, nel forum ambiente, dovrà svilupparsi una nuova attenzione
alle piattaforme territoriali e produttive dell’arco alpino e degli Appennini,
con le loro specificità. La differenza, a Trento e a Bolzano, la fa la presenza
due istituzioni, le Provincie autonome, che possono pensare interamente alla
montagna.
Salsa ha infine ricordato come nella parola “ambiente” si tenga conto solo
dell'aspetto naturalistico e non lo si consideri in termini di paesaggio, inteso come luogo di interazione tra uomo e ambiente naturale, che invece deve essere al centro di tutti i ragionamenti sulla montagna.
“Le Alpi sono diventate territorio marginale perché ad un certo punto, con la nascita degli stati nazionali, abbiamo cominciato a considerarle come una barriera e non come una cerniera – ha concluso Salsa – ma una volta non era così perché i popoli alpini sono stati i primi europeisti, abitanti di un territorio
transfrontaliero per eccellenza. Con le euroregioni le Alpi possono essere il
centro dell'Europa e rilanciare la loro antica vocazione.”