Viviamo "un angoscioso presente", come ha sintetizzato con uno stile perfetto il Presidente Napolitano. Ogni giorno che passa la situazione sembra precipitare: e la politica, quella che per definizione dovrebbe dare risposte e soluzioni, dimostra di essere invece una delle cause dei problemi.
Bruno Dorigatti, "Corriere del Trentino", 1 dicembre 2011
Un'immagine devastante, quando invece ci sarebbe bisogno di fare capire che la politica è la chiave per uscire dai problemi: la politica alta, che agisce nell'oggi guardando al futuro, non certo quella dell'interesse particolare e contingente, del piccolo cabotaggio, del facile consenso.
In Trentino, in questi anni, abbiamo dimostrato che, con il buon governo e attraverso l'azione politica, si può difendere la coesione sociale anche nei momenti di maggiore difficoltà. Ora c'è bisogno di una marcia in più: per affrontare la sfida della ripresa, serve una politica ancora più credibile e "sintonizzata" con la società. Una politica che si faccia anello di congiunzione tra società e Istituzioni. In termini sportivi, non giochiamo più per il pareggio, ma giochiamo per vincere la sfida: fuori di metafora, servono partiti forti, capaci di coniugare partecipazione allargata e leadership.
Il PD del Trentino ha avuto molti meriti: ha capito per tempo che si potevano davvero unire le migliori tradizioni progressiste per un progetto di governo del territorio. E ha capito che è proprio dal territorio che bisogna ripartire, costruendo un futuro di sviluppo, coesione ed equità. Il centrosinistra autonomista è il frutto di questa idea, che vede il Partito democratico giocare un ruolo centrale. Ma non si può vivere di rendita: questa idea va rafforzata e applicata, adattandola ai nuovi contesti, in modo dinamico. La necessità di continua apertura, che permette al PD di andare fuori e oltre i suoi confini, va concretizzata con continuità, senza pensare di essere arrivati alla forma ideale.
Il PD, e il PD del Trentino in particolare, deve pensare in grande: è un partito che può essere molto di più di quanto non sia ora. Ci sono settori importantissimi di società ai quali bisogna guardare con attenzione: perché la politica non si fa mettendo insieme a tavolino qualche sigla e i rispettivi segretari, ma portando davanti all'intero Trentino un progetto di governo del territorio credibile. Il PD non può farlo da solo, è chiaro, ma può e deve essere il motore di una nuova stagione dell'Autonomia. Un progetto politico originale, ancorato sì ad una dimensione europea e nazionale, ma capace di esprimere un suo profilo del tutto particolare: guardando all'UPT e alla storia importante del popolarismo e del solidarismo cattolico, e contemporaneamente alla propria sinistra. Dove, al di là delle percentuali elettorali, io credo ci sia una realtà ancora viva che può dare un forte contributo al governo di questa terra. Insomma, è il momento di fare un altro passo: o siamo all'altezza dei cambiamenti e delle sfide che ci aspettano, o ci accontentiamo di una comoda subalternità.
Anche Alberto Pacher ha ipotizzato un PD trentino federato a quello nazionale, per elaborare un percorso di governo adeguato alla nostra specificità: non condivido però il giudizio cosi tranciante nei confronti della sinistra oggi non interna al PD. Da quel mondo, bisogna ricordarlo, sono emerse figure come Giuliano Pisapia: è con la sua straordinaria vittoria a Milano che è cominciato il declino del berlusconismo, questo non dobbiamo dimenticarlo. A Milano è nato un laboratorio che si è rivelato vincente, che ha sconfitto la destra e ha messo tutti d'accordo intorno all'esigenza netta del cambiamento: non metterei in un cassetto quella straordinaria (e vincente) esperienza, per andare a percorrere illusioni che hanno già dimostrato la loro pochezza. Io credo che significhi poco o nulla proporre un'alleanza con il Terzo Polo: innanzitutto perché è un modo di ragionare da vecchia politica, basata sulla convinzione che si vinca per addizioni di sigle e non per progettualità politica; in secondo luogo, perché questo ipotetico Terzo Polo in Trentino non esiste, fuori dalla già esistente coalizione di centrosinistra.
Questi progetti politici, forti nelle aule parlamentari, si sciolgono come neve al sole al momento delle elezioni, dimostrando di esistere solo nella virtualità della politica. Io credo invece che la politica si costruisca concretamente nella società: e la società trentina ha bisogno che si riprenda quel progetto politico, interrotto qualche anno fa, di unità tra le varie anime del centrosinistra. PD e UPT, in una prospettiva di federazione con il partito nazionale, devono cominciare a far convergere le loro traiettorie, senza preclusioni e veti incrociati: il resto sono alchimie senza nessun futuro.