Trento e Rovereto nel mirino di Olivi. La proposta: lavorare per un distretto commerciale unico e omogeneo.D. Battistel, "L'Adige", 27 novembre 2011
«Mi pare un dibattito stucchevole. Io avrei preferito, e in parte avevo anche suggerito, che sulla partita delle nuove regole del commercio i due comuni lavorassero assieme e immaginassero i loro centri storici come un distretto commerciale unico e omogeneo, anziché fare a gara tra loro». Alessandro Olivi, dall'alto della sua poltrona di assessore provinciale, assiste dispiaciuto alle polemiche di questi giorni sull'apertura odierna degli esercizi commerciali a Trento che ha suscitato la rabbia dei negozianti roveretani. «Quando il 3 luglio avevo inviato ai Comuni la circolare con tutte le indicazioni su orari e aperture c'era stato un iniziale tentativo di dialogo tra le due giunte, poi, però, ognuno è andato per conto suo». Perché, secondo lei, assessore? «Rovereto, bisogna darne atto, ha fatto un percorso rapido contrattando con categorie e sindacati affinché ne uscisse un provvedimento condiviso. Trento, invece, ha aspettato, probabilmente per posticipare la scelta al 2012. Poi, a seguito delle polemiche scatenate dai negozianti, ha innescato un'improvvisa accelerazione. Peccato, ma ora andiamo avanti». Verrebbe da dire che era meglio in passato, quando decideva la Provincia. «Ma la nuova legge dà totale libertà ai comuni perché è giusto che ci cia un modello flessibile in cui ogni città sceglie la propria offerta in sintonia con gli eventi clou del territorio. Ricordo, per altro, che per anni Trento e Rovereto hanno chiesto di essere riconosciuti come comuni turistici per disporre l'apertura generalizzata senza regole e limiti». La Provincia, invece, li ha «declassati» a semplici comuni ad attrazione turistica. Lì, forse, sta il cuore del problema. «Noi abbiamo ritenuto che lo status di città turistiche non fosse congruo con delle realtà urbane dove il turismo ha sì un peso, ma non così fondamentale in tutto il territorio. A ben guardare la nostra scelta ha come presupposto imprescindibile la maturità dei comuni ad assumersi le loro responsabilità». È sbagliato dire che i due comuni maturità non ne hanno dimostrata? «No, è così. È facile chiedere competenze, poteri e prerogative. Poi, però, siccome è difficile prendere decisioni, a tutti farebbe comodo che fosse la Provincia a dettare legge dall'alto. Così c'è anche l'assessore provinciale a fare da capro espiatorio». Cosa insegna questa vicenda? «Che c'è tanto lavoro da fare. Ma con una differenza: Rovereto il suo percorso l'ha fatto seguendo il percorso indicato, Trento no. Per altro, se io fossi stato nei panni di Rovereto non mi sarei speso nello stigmatizzare comportamenti altrui. Fa parte di un atteggiamento di stile, di fair play». Da assessore comunale che avrebbe fatto Alessandro Olivi. «Assieme a tutti gli attori del sistema del commercio avrei fatto una valutazione sul modello di città che si vuole. Poi avrei raccolto proposte sulle manifestazioni ritenute più interessanti dal punto di vista commerciale, individuando di conseguenza le domeniche in cui permettere l'apertura». Secondo lei il mercatino di Natale è un evento fortemente accattivante per i commercianti? «Secondo me sì. A me non piace l'idea che il mercatino sia qualcosa che attrae migliaia di visitatori solo per vedere delle bancarelle, per altro bellissime. Dev'essere soprattutto lo stimolo a visitare la città e tutte le sue proposte, commerciali e culturali». Dai commercianti, per altro vengono quasi soltanto lamentele. Mai proposte. Che ne pensa? È vero. Serve capacità di programmazione anche da parte loro. Si tratta di mondi fortemente individualizzati, che devono imparare a fare squadra.
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