La violenza sulle donne, sia fisica che psicologica, non accenna a diminuire e anzi, man mano che aumenta l'autonomia delle donne, sembrano aumentare i sopprusi che mariti, compagni e datori di lavoro mettono in atto. Ieri sera, nella sala Rosa della regione, il gruppo consiliare provinciale del Partito Democratico ha organizzato un incontro su «La violenza sulle donne: riflessioni ad un anno dall'approvazione della legge provinciale»."L'Adige", 20 novembre 2011
La coordinatrice Sara Ferrari e la consigliera Margherita Cogo hanno sottolineato come molti aspetti fondamentali della legge non siano stati ancora attuati. Innanzitutto i quattro o cinque alloggi che la Provincia avrebbe dovuto adibire nel corso di quest'anno a rifugi per donne in fuga dalla violenza domestica. «Nel 2010 era stata approvata una modifica alla legge di bilancio per mettere a disposizione dei fondi per questo - ha spiegato Margherita Cogo - ma al momento nulla è stato fatto e si provvederà nel 2012». Stesso discorso per il fondo di solidarietà che avrebbe dovuto essere istituito per aiutare economicamente le donne che subiscono una qualche forma di violenza e che spesso, dopo la denuncia, si ritrovano sole e con problemi di denaro. «Il fondo non è stato ancora istituito» - conferma Margherita Cogo sollecitando anche la commissione pari opportunità a istituirsi parte civile nei processi che vedono le donne vittime di violenza. Nel corso della serata non sono state fornite cifre sul fenomeno in Trentino nel 2010 (saranno diffusi mercoledì dall'assessore competente). È stato comunque detto che i numeri sono in aumento, ma che sono comunque poco significativi. Si tratta solo della punta dell'iceberg in quanto il 90% delle violenze domestiche non viene denunciato. «Sbagliato pensare che i pericoli siano in strada - ha detto Sara Ferrari - in quanto nella maggior parte dei casi le violenze sono in casa e riguardano famiglie di tutte le classi sociali e di tutti i livelli culturali». Violenze che, sotto forma di mobbing, stolking o molestie sessuali riguardano anche il luogo di lavoro. «Anche in questo caso ci sono poche denunce - testimonia la consigliera di parità Eleonora Stenico - perché le donne per paura delle conseguenze o per vergogna preferiscono non denunciare. Il mio appello, invece, è che lo facciano perché gli strumenti per provare le violenze oggi ci sono e perché di solito le persone che mettono in atto questi comportamenti non lo fanno con una sola persona e quindi vanno fermati». Simonetta Fedrizzi, presidente della commissione pari opportunità, sottolinea come le risorse impegnate su questo fronte siano ridottissime e che quest'anno le azioni siano mirate soprattutto alla sensibilizzazione sul tema, a partire dalle scuole.
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