"Mossa insidiosa e pessima per l'Italia"

Tonini: "Senza patrimoniale e riforma delle pensioni è solo acqua fresca".
Froner: "Quasi un mese per la legge, ma le banche tra pochi giorni saranno in ginocchio".
L. Patruno, "L'Adige", 9 novembre 2011

C'è un insieme di speranza e di frustrazione nei commenti degli esponenti del centrosinistra, dopo il voto di ieri alla Camera, che ha dimostrato che il governo Berlusconi non ha più la maggioranza, e dopo la successiva decisione del premier di annunciare le sue dimissioni, ma solo una volta che sarà approvata la legge di stabilità. La legge sarà costituita dal maxi-emendamento di cui solo domani, quando sarà depositato dal governo, si conosceranno i contenuti. Il timore è che, guadagnato tempo, come già successo l'anno scorso il 14 dicembre, Berlusconi non si dimetta più o riesca a riconquistare i «traditori». In ogni caso renderà quasi impossibile costituire altri governi.
La deputata del Pd Laura Froner ieri era in aula e ha visto Berlusconi terreo dopo la lettura dell'esito del voto e mentre spulciava il tabulato dei votanti con i nomi dei «traditori». E in serata, commenta: «Temo che il rinvio delle dimissioni a dopo l'approvazione della legge di stabilità che per quanto ne sappiamo oggi contiene misure molto deboli, sia solo un modo per evitare la costituzione di un altro governo per arrivare così alle elezioni. Ma purtroppo, - aggiunge Froner - andando avanti così, in una settimana le banche italiane saranno in ginocchio, mentre ci vorrà quasi un mese per approvare la legge di stabilità con contenuti che comunque saranno assolutamente insufficienti soprattutto visto come sta precipitando la situazione per il Paese».
Anche il senatore del Pd, Giorgio Tonini , si mostra altrettanto poco fiducioso sul fatto che nel maxi-emendamento che sarà presentato da Berlusconi ci siano quelle misure coraggiose che ci chiede l'Europa e dice: «La legge di stabilità è acqua fresca. La vera svolta ci sarebbe se lui riuscisse a ottenere da Bossi l'ok al taglio delle pensioni di anzianità e a mettere nel maxi-emendamento la patrimoniale. Berlusconi ci prova, - prosegue Tonini - ma per noi resta in piedi il no alle elezioni subito in nome di una manovra economica vera che può fare solo un governo alla Ciampi, ovvero guidato da una personalità che sia una garanzia. Se non si farà questo, con il differenziale Btp-Bund a 500 punti rischiamo di essere superati non solo dalla Spagna ma anche dalla Grecia, che un governo guidato da una persona che dà garanzie e sostenuto da tutto il Parlamento, è riuscita a costituirlo». Il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai , ha seguito a distanza gli eventi romani e dopo la decisione di Berlusconi di annunciare sì che si dimetterà ma solo a fine mese, perché tanto ci vorrà per approvare la legge di stabilità, commenta: «È una buona mossa del premier, dal suo punto di vista. Ma è pessima per l'Italia e insidiosa per l'opposizione. E intanto il differenziale è a 500 punti base. Si salvi chi può». Insomma, lo scenario che si prospetta per le prossime settimane è tutt'altro che positivo per il governatore Dellai per il quale l'unica soluzione che farebbe bene al Paese oggi, come ha sempre detto, sarebbe la costituzione di un governo di unità nazionale. Sul voto di ieri alla Camera, Dellai dice: «Era un approdo scritto nelle cose, la speranza è che prevalga l'ipotesi che da mesi, anche il sottoscritto, auspica, ovvero la soluzione transitoria che coinvolga la parte più ampia possibile del Parlamento. È chiaro - sostiene Dellai - che non si può fare questo governo, che è nell'interesse dell'Italia, solo con le forze d'opposizione e qualche parlamentare del Pdl. Purtroppo se non sarà così non resterà che sciogliere le Camere». Soluzione quest'ultima che è quanto lo stesso Berlusconi ha detto di volere, dopo l'approvazione della legge di stabilità. «Non penso - sostiene il presidente Dellai - che andare al voto ora sia una soluzione: primo perché un esecutivo elettorale non sarà in grado di prendere le decisioni coraggiose e strutturali che invece servono in questo momento grave per l'Italia, secondo perché si andrà al voto fossilizzando questo quadro politico devastato».