L'assessore Filippi: puntiamo su nuove idee: "Associazioni, i tempi d'oro sono finiti".
F. Franchi, "L'Adige", 8 novembre 2011
Usa parole pacate, Luisa Filippi, per spiegare che in tempi di crisi va ripensato il sistema di aiuti pubblici all'organizzazione culturale. L'assessore alla «contemporaneità» - che poi in parole povere significa assessore alla cultura moderna - ha sulle spalle un compito non facile in tempi di tagli: convincere il mondo della cultura roveretana che servono nuove responsabilità e che in qualche modo si deve usare la creatività per andare avanti. Si capisce che cammina sulle uova quando si parla di tagli. Ma di questo si tratta. Era facile per gli amministratori di qualche anno fa: bastava suddividere la torta tra le associazioni. Oggi non è più possibile. E anche se lei non userà un tono men che gentile nel parlare, il risultato è che le organizzazioni culturali roveretane dovranno rilanciarsi, dare aria alle loro stanze, coinvolgere nuove generazioni. «Voglio che si fermi la fuga dei giovani cervelli da Rovereto». Assessore, a un anno e mezzo dal suo insediamento, si sente in difficoltà? No. I ritmi sono alti, non ci si ferma mai, ma non sono in difficoltà. Possiamo dire che si è chiusa una prima parte del suo mandato? Sì. Faccio un esempio: l'anno scorso la stagione teatrale era già stata programmata quando sono arrivata. La nuova stagione che sta per partire è quella cui ho lavorato io. Lei evita di essere dura. Ma diciamo la verità: in tempi di crisi è la cultura a subire. Ci sono i tagli? I tagli sono trasversali. La giunta ha cercato di evitare i tagli nei servizi alla persona, sulle famiglie. Comunque i tagli alla cultura c'erano già stati l'anno scorso. Nel teatro su un bilancio di 300 mila euro avevamo già tagliato circa 40 mila euro. Vogliamo razionalizzare le spese. Il problema non è il contributo in sé, ma la burocrazia, la Siae, l'Enpals. Che cosa fanno le associazioni se non c'è uno sportello a cui rivolgersi. Quindi? Bisogna capire se il contributo diretto basta: Magari serve di più il servizio. Scusi l'insistenza. I tagli però ci saranno. Sì. Diciamo che il periodo d'oro è finito. La responsabilità di un amministratore è preparare un sistema più efficiente. Ma con quali criteri deciderete? Innanzitutto appoggiandosi sulla commissione cultura. Poi premieremo la ricerca di un nuovo pubblico e i progetti di cultura contemporanea. Privilegeremo chi ha idee nuove. Non c'è bisogno di moltiplicare l'esistente. Inoltre vorremmo anche la partecipazione di nuove generazioni nelle associazioni. È il mio cruccio. Le giovani generazioni? È il suo programma per i prossimi tre anni? Sì. La mia idea è di avere una città che è diversa, che fa produzione culturale. Ecco, mi piacerebbe lavorare per impedire la «fuga dei cervelli all'estero». Di quei giovani che devono sì andare all'estero, per tornare però qui a lavorare per la città, a produrre cultura. Per questo mi appello anche alla Provincia, affinché consideri gli operatori culturali come tutti gli altri lavoratori. Un'ultima domanda: perché i roveretani non riescono ad amare il Mart? Ci si aspettava che il Mart facesse quello che la città non riusciva a svolgere sul piano dell'accoglienza turistica. Ma il Mart è proiettato sul futuro, perché sta preparando le nuove generazioni con la didattica. Inoltre c'è stato l'errore di ragionare solo in termini di spesa.