Civico contesta Tonini "padrino" di Renzi

Ma Zeni apprezza il richiamo del senatore alle scelte riformiste per il PD.
L. Patruno, "L'Adige", 2 novembre 2011

Non è piaciuto affatto a Mattia Civico , consigliere provinciale del Pd, che veltroniano non è mai stato, preferendo la presidente Rosy Bindi all'ex segretario, l'intervento del senatore Giorgio Tonini, che ieri in un'intervista all' Adige ha auspicato un passo indietro dei leader nazionali del partito, a cominciare dal segretario Pier Luigi Bersani, per dare spazio ai giovani dirigenti come il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che stanno emergendo nel Pd.
«Sia per il livello nazionale che per quello locale - commenta Civico - sono allergico alla melina, cioè al fatto che chi tiene la palla decide a chi passarla, invece di lasciare che le nuove energie si facciano avanti da sole». La metafora calcistica è per dire che: «Renzi o Civati o la Serracchiani non hanno bisogno della benedizione di padri nobili, così come non ha senso che Tonini dica che Bersani debba farsi da parte, visto che è stato eletto segretario con le primarie, o Dellai che il futuro è Pacher. Basta con il dire cosa devono fare gli altri, semmai si cominci con il dare l'esempio».
Civico si dice inoltre contrario alle primarie di coalizione con più candidati del Pd a livello nazionale, dove lo statuto del partito prevede che il segretario sia il candidato alla presidenza del consiglio, mentre vorrebbe delle primarie di coalizione aperte anche a più candidati del Pd per la scelta del candidato alla presidenza della Provincia. «Le primarie non mi spaventano - dichiara infatti Civico - ma non hanno senso se è un confronto tra correnti, tra i veltroniani ai quali non va bene Bersani e ora mettono il cappello su un giovane come Renzi, e altre correnti».
Anche il segretario del Pd del capoluogo, Vanni Scalfi , non ha apprezzato le parole del senatore Tonini sul passo indietro dei vecchi: «Avrebbe avuto un senso se Tonini l'avesse detto un anno fa, alla prima edizione della Leopolda, quando si cominciò a porre la questione del rinnovamento nel partito. Io ero a Firenze con Renzi e ricordo che quando siamo tornati a Trento questi stessi big ironizzavano». «In Trentino - continua Scalfi - però il Pd è riuscito a rinnovare, più che a livello nazionale, basta guardare al gruppo consiliare provinciale con Sara Ferrari, Luca Zeni e Mattia Civico, oppure al Comune di Rovereto. Lo stesso segretario provinciale Nicoletti è nuovo nell'impegno politico». Scalfi pensa che le primarie continuino ad essere il modo migliore per scegliere la classe dirigente. «Come coordinamento comunale - dice -abbiamo approvato un documento in cui chiediamo le primarie per scegliere i candidati trentini del Pd a Camera e Senato. L'abbiamo consegnato al presidente dell'assemblea provinciale Tonini, ma non l'ha ancora posto in discussione. Se vuole il rinnovamento gli chiediamo di discutere delle primarie in assemblea».
Scalfi non è contrario, a differenza di Civico, a una modifica dello statuto per consentire primarie per il candidato premier con altri candidati del Pd oltre a Bersani. Il capogruppo provinciale Luca Zeni , che è tra i più giovani dirigenti del Pd provinciale, commenta il dibattito su Renzi partendo dai contenuti, dalle idee riformiste che lui ha lanciato, e non dalle correnti e dai riposizionamenti interni al Pd. «Tonini ha citato il disegno di legge Ichino sui contratti di lavoro - esordisce Zeni - e ha fatto bene perché questo sarà un banco di prova per il Pd. Dobbiamo vedere se il Partito democratico riesce sui temi del welfare ed economici a dimostrare un cambio di passo con un approccio riformista. Il tema generazionale secondo me si inserisce in questo discorso perché - continua Zeni - non è solo una questione di giovani o meno giovani, ma di rinnovamento della politica e per questo sto seguendo con molto interesse questi movimenti di giovani nel Pd, come Renzi, Civati e altri che segnalano la presenza di energie e risorse nel nostro partito che non vedo in altri. Il Pd si è dato anche delle regole, come il limite di tre mandati nello stesso ruolo, senza eccezioni in Trentino, ma con troppe deroghe a livello nazionale, proprio perché crediamo nel valore del ricambio e la freschezza delle idee».
Per Zeni dunque: «Il problema principale oggi non è Bersani sì o no ma che proposte il Pd riuscirà a portare avanti per essere credibile sulle questioni fondamentali. Io penso che dopo 20 anni di centrodestra, il Pd deve guardare avanti rompendo i legami con le logiche del secolo scorso perché solo il Partito democratico oggi può riuscire a rappresentare un'alternativa al centrodestra, nessun altro».