"Staccare la spina al governo di Silvio"

Lo chiedono sinistra, Patt e mezza Lega. Nicoletti: "Maggioranza improvvisata, non reggerà comunque".
"L'Adige", 26 ottobre 2011

«Sono tre mesi che a Bossi e Tremonti dico che dobbiamo staccare la spina» dice l'ex senatore leghista Enzo Boso .
Mentre Ugo Rossi , il segretario del Patt che i leghisti li conosce bene perché a loro contende parte dell'elettorato non ci crede: «La lega in qualche modo cede e vanno avanti». In generale però il mondo politico e sindacale trentino spera che il governo di Silvio Berlusconi rassegni le sue dimissioni per il bene del paese, in un momento drammatico come questo. Tutti meno il Pdl e la Lega «ma non tutta». «Vanno avanti. - dice Rossi mentre le agenzie continuano a rilanciare notizie di ipotesi alchemiche discusse a Roma per cercare di dare ossigeno a questo governo - Ma non basteranno le misure che decideranno, ci vorrebbe anche la credibilità che loro non hanno». Il dopo Berlusconi? «Un governo tecnico di alto profilo sostenuto da una maggioranza trasversale».
Per Mauro Gilmozzi dell'Upt il governo potrebbe anche cadere a brevissimo «trattandosi solo di un insieme di interessi». Il dopo? «Un governo di larghe intese che possa pilotare il paese fuori dalle secche, con senso di responsabilità e autonomia. Altrimenti si torni al voto».
Paolo Burli , segretario della Cgil, la pensa come Rossi, la Lega abbaia ma non morde: «Troveranno la quadra sulle pensioni ma non arriveranno comunque a superare la primavera». Lei cosa si augura? «Un governo a scadenza molto breve, visto che non si può entrare in campagna elettorale in questa situazione: legge elettorale, riforma fiscale e tributo patrimoniale che tenga conto delle storture di questo paese».
«Il governo deve andare a casa, Berlusconi è entrato in politica per fare i suoi interessi, non quelli del paese. - dice il suo collega della Cisl Lorenzo Pomini - Poi si dovrebbero indire le elezioni. Ma una campagna elettorale oggi sarebbe catastrofica, quindi la migliore soluzione sarebbe quella di un governo di responsabilità: per una nuova legge elettorale e misure economiche che non costituiscano macelleria sociale».
Il governo cadrà nelle prossime ore? Il segretario del Partito Democratico Michele Nicoletti pensa che «si tratti comunque di una maggioranza improvvisata che non avrà la forza di reggere a sfide così grandi, cadranno comunque a breve». Soluzioni se la maggioranza si sciogliesse ora? «La parola spetta al Capo dello Stato che deve verificare se questa maggioranza ha ancora capacità di ricostituire un governo. Se non ce l'ha si potrebbe pensare ad un governo tecnico composto di personalità fuori dalle parti, di emergenza. Se non si potesse, allora elezioni subito, come succede in tutti i paesi d'Europa». Niente ammucchiate di «unità nazionale».
Il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti : «La situazione non può reggere. C'è necessità di mettere insieme le forze sane del paese per rispondere alla crisi del Welfare e a quella economica generale». Oggi, solo per fare un esempio, l'ex sindaco di Torino Chiamparino e il braccio destro di Prodi, Sircana, parlano del Pd come partito che si presenta spaccato all'appuntamento con la storia. «La coesione interna diventa una necessità. Che il governo lasci e che il popolo italiano possa votare. Al massimo si può pensare ad un governo a termine, per la legge elettorale e qualche decisione economica che salvaguardi le fasce più deboli della società, che soffrono».
Anche Enzo Boso pensa che il Berlusconi debba dimettersi. «Le pensioni non si toccano. - dice - i più deboli sono i pensionati, di oggi e di domani. Se il Pdl insiste, il governo va a casa. Sono tre mesi che a Bossi e Tremonti consiglio di staccare la spina». Non la pensa così il suo compagno di partito, l'onorevole Maurizio Fugatti : «L'ideale sarebbe non toccare le pensioni. Quelle di anzianità, per la maggior parte sono al Nord, gente che ha iniziato a lavorare in gioventù. Si devono recuperare risorse? Non presso le categorie meno abbienti. Piuttosto si ripensi a quella imposta del 5% sui redditi sopra i 90.000 euro. Ci sono comunque spazi di manovra».
Possibilista, naturalmente, è anche Walter Viola del Pdl: «Ci sono possibilità che il governo cada ma anche che trovi la quadra. Io mi auguro un atteggiamento responsabile da parte di tutti». E se la Lega toglie la spina? «Si presenterebbe un quadro complesso. È augurabile che nel caso si sappia trovare capacità di sintesi, nessun esito, ad oggi, mi pare scontato».

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