Concertazione sociale un bene da salvare

In questa fase di profonda crisi economica, una delle ricette che sembra andare per la maggiore è quella del superamento della concertazione sociale, vista come il retaggio di un passato da cancellare. C'è un equivoco di fondo, però: la concertazione non è mediazione tra interessi particolari e corporativi, ma l'esatto opposto, cioè la volontà di perseguire il bene comune attraverso il confronto delle parti sociali.
Bruno Dorigatti, "L'Adige", 26 ottobre 2011

La concertazione è un bene prezioso, non un obbligo sgradevole: l'Italia ha superato pagine della sua storia difficili quanto quella attuale solo attraverso il pieno coinvolgimento delle parti sociali. Penso, ad esempio, alla crisi recessiva del 1992-1993. Al contrario, i momenti più grigi sono proprio quelli caratterizzati dall'unilateralismo e dalla miopia della politica.
La condizione necessaria, però, è l'unità delle organizzazioni dei lavoratori: per questo auspico con forza un pronto rilancio dell'azione unitaria, che in Trentino da anni caratterizza positivamente il quadro sindacale e che ha portato grandi risultati per il mondo del lavoro e l'intera società. Non si tratta di far scomparire le differenze, che sono sempre una ricchezza da valorizzare, ma di trovare degli obiettivi comuni e di perseguirli attraverso iniziative unitarie nei confronti del governo locale. So di trattare un argomento spinoso, ma non posso non guardare con molta attenzione alla piena unità sindacale sulla questione dei costi della politica e della sua efficienza.
È un atto molto responsabile, che richiama i rappresentanti eletti negli organi democratici ad una pari responsabilità: è un appello non solo legittimo ma indispensabile, che contribuisce a rendere ancora più chiara la necessità di giungere quanto prima ad una seria riforma del sistema. E immagino non solo la diminuzione delle indennità, ma un profondo ripensamento dei meccanismi della rappresentanza politica e della partecipazione pubblica alla formazione delle decisioni: c'è scollamento tra società e istituzioni, e va ricucito con più coinvolgimento della società stessa, in tutte le sue articolazioni. Vedo in questo un fondamentale ruolo del Consiglio provinciale che, in quanto sede della rappresentanza, potrebbe davvero diventare il luogo dove si crea la sinergia tra politica e società, in un processo circolare e continuo tra istituzioni e pratiche sociali.
Sono convinto che anche gli atti di sfiducia siano utili e non debbano essere respinti con fastidio: la politica è prima di tutto un incessante render conto, senza la presunzione di avere sempre la formula giusta. Soprattutto in momenti di crisi, la concertazione con tutti gli attori sociali è un metodo di formazione delle scelte fondamentale per rafforzare la coesione: dobbiamo prendere decisioni importanti, spesso molto complesse, e nessuno può pensare di farlo da solo. È importante dare l'idea di un forte senso di compartecipazione delle scelte: spesso è stata usata la metafora della nave, sulla quale stiamo navigando tutti, su mari agitati e insicuri. Io dico che, per fare uscire la nave da questa tempesta, abbiamo bisogno delle intelligenze e delle competenze di tutti, non di un comandante solo, per quanto abile ed esperto.