Parlano le deputate democratiche del Trentino.
"L'Adige", 16 ottobre 2011
«In un qualsiasi Paese diverso dall'Italia un premier che avesse subito uno smacco simile si sarebbe dimesso, subito. Berlusconi, invece, ha addirittura il coraggio di rallegrarsi per aver rabberciato, con l'ennesimo voto di fiducia, il guaio che la sua maggioranza si era procurata da sola». Letizia De Torre, deputata trentina del Pd, prova a superare, all'indomani del voto alla Camera che ha salvato l'esecutivo, l'empasse che sembra aver colpito il suo partito e l'opposizione di centrosinistra in generale: «Ho scritto una lettera aperta ai miei colleghi parlamentari per invitarli a tornare a una fase propositiva. Ormai è un anno che inseguiamo la sfiducia a Berlusconi, e questa non è ancora arrivata». «È ora di voltare pagina - aggiunge la De Torre - e di relegare l'opposizione "dura e pura", così come l'abbiamo vissuta fino ad oggi, come tentativo esclusivo di destituire Berlusconi, al passato. Adesso serve un'azione propositiva per ridare fiducia all'Europa sulle capacità dell'Italia. Per questo propongo al mio stesso partito tre argomenti in favore di una fase di transizione prima del voto anticipato. Il primo: indire le elezioni in questo momento non darebbe alcuna fiducia nella capacità dell'Italia di assolvere il proprio debito o di aprire una fase di sviluppo, non la darebbe proprio per la scarsa identità dei partiti e di probabili coalizioni (insomma non è la situazione della Spagna); il secondo: non è sopportabile rieleggere un Parlamento di nominati perpetuando danni enormi sia alla qualità del Parlamento, sia alla democrazia avendo tolto ai cittadini il diritto di scelta; il terzo: dopo anni e anni di scontro istituzionale e tra poteri dello Stato (cito i più gravi: la delegittimazione del parlamento e lo scontro con la magistratura) e di perdurante scandalo, l'indignazione dei cittadini è più che giusta, è fin troppo blanda. Solo che la democrazia, per essere tale, non esige una società indignata, ma una società coesa». Nonostante la «batosta» dei numeri, rivendica la correttezza dell'operato del centrosinistra alla Camera la collega democratica Laura Froner: «Era comunque giusto provarci - dichiara la parlamentare trentina -, il voto di fiducia poteva anche risolversi in modo diverso e andare bene. Del resto, e non è certo un segreto, nella maggioranza le voci di dissenso sono sempre più numerose, e non a caso l'esito della giornata di venerdì è stato in bilico per molte ore». «Certo - aggiunge - l'azione dei deputati radicali, che hanno deciso di votare e far raggiungere all'Aula il numero legale, non mi è piaciuto affatto». «Fatto sta che adesso ci troviamo daccapo, ancora bloccati con un governo troppo debole per dare il via a quelle riforme economiche che si fanno ogni giorno più urgenti e indispensabili, come dimostrano anche le manifestazioni di oggi che hanno coinvolto molti Paesi». «Nella più ferma condanna dei violenti e degli scontri che hanno sconvolto Roma - conclude la Froner - resta il fatto che l'indignazione dei cittadini rispetto all'incapacità delle classi dirigenti di affrontare i problemi causati da questa crisi ha superato ormai da tempo il livello di guardia».