Berlusconi in crisi, la fiducia non basta

Santini: "Deve dare risposte ai dissidenti". Tonini: "Oltre ad avere i voti deve dimostrare di poter governare".
L. Patruno, "L'Adige", 13 ottobre 2011

Che il momento per il governo Berlusconi non sia mai stato così critico ne sono tutti consapevoli, sia in maggioranza che all'opposizione. Ma quanto durerà ancora l'esecutivo guidato dal Cavaliere nessuno osa prevederlo. Dopo la bocciatura, martedì scorso, del rendiconto dello Stato, oggi il premier parlerà alla Camera e domani chiederà la fiducia per dimostrare che si è trattato solo di un incidente tecnico e pochi dubitano che non abbia i voti, anche tra le opposizioni.
«Tutti i pronostici - esordisce Giorgio Tonini , senatore del Pd, - sono favorevoli al governo. I voti per la fiducia Berlusconi dovrebbe averli, salvo imboscate, anche se nei voti di fiducia non si può parlare di imboscate ma di sfiducia a viso aperto. E non è probabile che accada. Ma la contraddizione a cui si sta assistendo è che Berlusconi ha i numeri nei voti di fiducia, e questo gli consente di tirare avanti, ma poi - sostiene il senatore Tonini - non ha i voti per governare, perché la maggioranza è divisa su tutte le scelte, Pdl e Lega sono nel caos, e per questo si rinvia di settimana in settimana il decreto sviluppo e fa notizia se Berlusconi e Tremonti hanno un colloquio, neanche fossero Abu Mazen e Netanyahu. Poi ormai litigano su tutto anche sulla nomina del successore di Draghi in Banca d'Italia». «Come ha detto Napolitano - sottolinea Tonini - Berlusconi deve dimostrare non solo di avere i voti in Parlamento ma di riuscire a governare, altrimenti la sua presenza si riduce ad essere solo un danno. Io oggi (ieri per chi legge, Ndr.) in commissione affari esteri e difesa del Senato ho chiesto una risposta al governo, ad esempio, sul fatto che il 30 settembre scorso è scaduto il decreto che autorizzava la missione italiana in Libia, termine che era stato chiesto dalla Lega. Siamo a metà ottobre e il governo non potendo dire alla Nato che ci defiliamo né alla Lega che restiamo in Libia fa finta di niente e non affronta la questione».
Per Maurizio Fugatti , deputato e segretario della Lega nord Trentino, che martedì scorso era in aula e ha fatto il suo dovere votando il bilancio, evidenzia come tutti i problemi per il governo nascano all'interno del Pdl e aree limitrofe non certo dalla Lega. «I deputati della Lega - evidenzia Fugatti - c'erano tutti, tranne uno, che aveva appena avuto un figlio e Bossi che si è attardato a rientrare in aula, ma senza la volontà di fare mancare il voto. Il problema è che mancavano una ventina di altri voti, nel Pdl e tra i cosiddetti responsabili, che si comportano da irresponsabili e non sono in grado di assicurare i voti in Parlamento». «Da Berlusconi - prosegue il deputato trentino del Carroccio - noi ci aspettiamo che venga alla Camera a dire che queste cose non potranno più accadere e che intende rilanciare l'azione di governo sulle cose che contano, lasciando da parte, ad esempio, la legge sulle intercettazioni che in questo momento non è una priorità». Fugatti ricorda anche che nel dicembre dell'anno scorso quando Fini e i suoi uscirono dalla maggioranza, la Lega aveva detto a Berlusconi che era meglio andare alle elezioni anticipate. «Invece - dice il deputato - lui preferì andare avanti comunque, imbarcando altri parlamentari e chiese il voto di fiducia il 14 dicembre. Però ora ci troviamo con la difficoltà a tenere i parlamentari in aula». Ma perché la Lega continua a tenere in piedi questo governo? «Perché - risponde Fugatti - l'alternativa è un governo tecnico che farebbe quello che noi non vogliamo: la riforma delle pensioni e le liberalizzazioni, con la svendita delle società pubbliche, oltre a una legge elettorale che penalizzerebbe una forza politica territoriale come la nostra».
Secondo il senatore del Pdl, Giacomo Santini , martedì alla Camera si è arrivati al «punto più avanzato verso la crisi che si sia mai visto fino ad ora». «È stato un avvertimento a Berlusconi - sostiene il senatore Santini - perché è innegabile che si sia trattato di un segnale politico anche se si è manifestato su un incidente tecnico e se non fosse stato quello sarebbe stato un altro». «Ora - è la convinzione del senatore trentino - Berlusconi deve chiamare ed ascoltare le voci dei dissidenti, come Scajola, Pinanu e gli altri malpancisti, e cercare di dare una risposta». Santini è convinto infatti che le preoccupazioni di questi ex democristiani non siano campate per aria e anzi dice: «Loro vedono con occhi più realistici la situazione, non vogliono che crolli il governo ma stanno chiedendo a Berlusconi di affrontare i problemi veri, concreti, che riguardano il Paese. Berlusconi deve dunque cercare di correre ai ripari senza aspettare il colpo mortale. Per questo mi auguro che vada alla Camera per dare un segnale concreto su quello che il governo vuole fare, su quelle che ritiene siano le priorità da qui al 2013, se ci arriva. Il premier deve venire allo scoperto, perché l'Italia oggi ha bisogno di un governo, anche se zoppicante, piuttosto che un non governo. Una transizione senza prospettive è un lusso che in questa situazione economica non ci possiamo permettere».