La crisi economica in corso è in netto peggioramento. Nel 2009 è prevista una contrazione dello 0,4% e in un quadro generale di recessione, l’Italia, come avviene da oltre un decennio, si contraddistingue in negativo.
L. Froner, 18 dicembre 2008
Il decreto “anti crisi”, approvato dal Governo il 28 novembre scorso, non ha il respiro e la dimensione strategica necessari per fronteggiare la situazione finanziaria, in quanto contiene una serie di misure inadeguate alla natura ed alla portata dei problemi che il nostro Paese deve affrontare.
Innanzitutto le soluzioni proposte impegnano una scarsa quantità di risorse, tra i 4 e i 5 miliardi di euro, invece degli 80 frettolosamente annunciati. In secondo luogo, si utilizzano fondi già esistenti ed in modo improprio, come ad esempio il Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate), divenuto la fonte principale di finanziamento di tutto il decreto. Ma anche quando le misure proposte si muovono nella giusta direzione – è il caso del bonus per i lavoratori o della estensione degli ammortizzatori sociali – esse sono sotto finanziate e, perciò, insufficienti a raggiungere lo scopo previsto; oppure sono definite con criteri e modalità che escludono troppe fasce sociali e produttive dai benefici.
Il bonus, ad esempio, esclude tutti i lavoratori autonomi, come gli artigiani o i piccoli commercianti e lavoratori a progetto. Altre misure sono addirittura controproducenti, come la riduzione degli eco benefici e degli accertamenti, perché allontanano la ripresa anziché accelerarla. Ulteriori misure, infine, sono del tutto estranee al tema del contrasto alla crisi (ad esempio la riforma dell’Opa).
La gravità della crisi richiederebbe un’assunzione di responsabilità collettiva che coinvolga tutte le forze politiche, produttive e sociali, nella ricerca di decisioni condivise ed efficaci.
In questa ottica, il Partito Democratico propone al Governo e alla maggioranza di definire un piano coraggioso ed autorevole che, coinvolgendo il sistema Paese, riduca l’impatto negativo di questa drammatica congiuntura; imposti una strategia che difenda e rilanci l’impresa ed il lavoro; dia fiducia ai lavoratori, agli imprenditori, ai risparmiatori, ai consumatori.
La nostra proposta consiste nell’impegnare un punto di Pil in misure immediate e temporanee per sostenere, anche in deroga alle normative vigenti, un “PIANO STRAORDINARIO per il 2009/2010”.
Mentre il Governo considera impraticabile questo percorso noi sosteniamo che si dovrebbero seguire i consigli dell’Unione Europea che, proprio in queste settimane, raccomanda agli Stati membri di muoversi unificando interventi immediati a prospettive di riforme strutturali.
Questo obiettivo può essere realizzato senza rinunciare a quello del rientro del deficit previsto dai parametri comunitari e sul quale il nostro paese è impegnato, mettendo in campo alcune azioni che cercherò di sintetizzare.
Si può in primo luogo utilizzare tutta la flessibilità disponibile nel bilancio dello Stato: a questo fine si dovrebbe riflettere sia sulla riduzione delle entrate tributarie di circa 6 miliardi (che temiamo dipendano da un allentamento sulla lotta alla evasione fiscale) ma anche sull’incremento delle entrate fiscali dell’Irpef.
In secondo luogo, alla Commissione Europea può essere richiesta una certa flessibilità interna al Patto di stabilità, che la U.E. riconosce in questi casi.
Inoltre, possono essere sfruttare i margini di flessibilità di bilancio che derivano dalle manovre sui tassi di interesse. Infine, a fronte della immediata disponibilità di spesa, si può impostare già da adesso un successivo e rigoroso piano di rientro, anche attraverso la adozione di riforme strutturali.
Ma il Governo tentenna colpevolmente su questa impostazione, quindi abbiamo cercato di agire anche nelle strettoie della manovra governativa nell'intento di rispondere all'emergenza.
Il Partito Democratico è intervenuto nel decreto 185 attraverso una serie di emendamenti (circa 300) che si muovono in coerenza con il “PIANO STRAORDINARIO”, anticipandone parzialmente l’impostazione.
Una cinquantina di questi sono esplicitamente indirizzati agli obiettivi sopraindicati. Essi prevedono, oltre a quanto già stanziato dal Governo, una quantificazione di spesa di circa 1,5 miliardi da coprire, in prima istanza, con il reindirizzo di spese già previste nel decreto e, successivamente, con la prevedibile riduzione degli interessi.
Gli interventi che proponiamo riguardano:
a) il sostegno al reddito per tutti i lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati, svantaggiati, mettendo al centro la famiglia (a partire da quelle più numerose e a basso reddito) attraverso un incremento immediato degli assegni famigliari del 20%; successivamente l'istituzione di una dote fiscale per i figli (cominciando da quelli da 0 a 3 anni); infine, un aumento delle detrazioni per i lavoratori dipendenti ed i pensionati; una estensione ai mutui a tasso fisso e agli affittuari con basso reddito delle garanzie previste solo per i mutui a tasso variabile.
b) la generalizzazione delle tutele previste per la perdita o la sospensione dal lavoro a tutti i lavoratori, indipendentemente dai contratti e dalle condizioni normative, avviando immediatamente la riforma degli ammortizzatori sociali; costituendo un Fondo Unico, ove confluiscano tutte le risorse attualmente disponibili, da utilizzare in deroga alle attuali normative, per finanziare l’utilizzo da parte di tutti i lavoratori sia dell’indennità di licenziamento che della estensione della cassa integrazione guadagni; prevedendo piani finalizzati di formazione e riqualificazione.
c) il sostegno all’impresa: finanziandone la liquidità (a partire da quelle medio piccole) attraverso il pagamento degli arretrati da parte della pubblica amministrazione, per mezzo della Cassa Depositi e prestiti, per un valore di circa 30 miliardi, rafforzando Confidi, finanziando il credito d'imposta; prevedendo piani di sostegno settoriali.
Questa impostazione ci vedrà impegnati in Parlamento ma anche sul territorio, coinvolgendo le nostre strutture ed i nostri militanti che sentono direttamente sulla loro quotidiana esperienza di vita l'importanza di riconoscere nel Partito Democratico un riferimento politico in grado di offrire una prospettiva positiva a questa transizione che può e deve diventare una opportunità
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