Marangoni, licenziamenti scongiurati

 La notizia degli esuberi alla Marangoni, nonostante fosse nell'aria da giorni, ieri è stata accolta come un fulmine a ciel sereno negli ambienti soprattutto politici. E, come era prevedibile, è stata l'occasione per attaccare il Cavaliere ma principalmente colui che, dal centrodestra, è ritenuto il suo referente in Provincia, l'assessore all'industria Alessandro Olivi.
N. Guarnieri, "L'Adige", 15 settembre 2011

Che, dal canto suo, oltre a ricordare gli accordi, del tutto cristallini, siglati tra azienda ed ente pubblico per il sostegno all'occupazione, invita pure Marangoni ad uno sforzo per ridurre al minimo il numero dei licenziati. «L'annuncio dell'apertura di questa procedura è di forte preoccupazione. - spiega Olivi - Il gruppo ha attuato l'accordo che stava alla base dell'intervento di Trentino Sviluppo in tutti i suoi punti. Che erano tre: concentrare la società in un'unica Spa con sede a Rovereto; la creazione del centro di ricerca del gruppo; l'occupazione». E proprio l'occupazione è la nota dolente arrivata ieri. «Ricordo che abbiamo codificato un vincolo occupazionale su due tempi: nessuna espulsione fino al 2010, visto che era aperta una semiprocedura di mobilità per 70 addetti, e poi il mantenimento di almeno 300 addetti fino al 2013». D'accordo ma ora sono in ballo 40 posti di lavoro e con i chiari di luna del mercato chi rimane a casa adesso difficilmente riuscirà a ricollocarsi. «Credo che ci siano tutte le ragioni per chiedere alla Marangoni, nonostante abbia finora rispettato tutte le intese e abbia dimostrato di credere in Rovereto come centro strategico, di rivedere un po' questa procedura di mobilità». È una richiesta formale di contenere gli esuberi? «Di fatto sì. Chiedo di ridurre al minimo l'impatto sociale: il momento è difficile e il territorio soffre. Lo dico convintamente: trattate fin quando potete ma riducete il più possibile il sacrificio di forza lavoro». Rimangono le critiche sugli incentivi pubblici. «Capisco che, a prima vista, può suonare come un allarme sulla reale efficacia della politica degli incentivi alle imprese perseguita in questi anni dalla Provincia. Marangoni rappresenta certamente un simbolo di questa politica, sia per l'intervento di lease-back sul compendio immobiliare, sia per il robusto sostegno della progettualità aziendale nella ricerca di nuove soluzioni produttive nel campo dei pneumatici. Credo che il particolare frangente congiunturale possa in verità costituire la prova che l'intervento provinciale ha avuto ed ha tuttora un senso preciso nella difesa del nostro modello economico». Il lease-back, tra l'altro, ha aiutato anche altre imprese. «Appunto e ricordo che l'operazione si prefigge di ripristinare la redditività a lungo termine, pregiudicata da pesanti riduzioni di fatturato. Senza un robusto intervento sugli assetti organizzativi e finanziari, la società si sarebbe vista costretta a ridimensionare la propria presenza, con drammatici effetti anche sulla filiera». Al di là del numero di licenziati, il gruppo non intende lasciare Rovereto. È così? «Era uno dei termini dell'accordo la concentrazione societaria e delle attività direzionali e tecnologiche sulla ex Marangoni Pneumatici a Rovereto. Dove, non a caso, sono state concentrate le attività di Verona, Feltre, Parma, Frosinone e Fermentino, con un potenziamento del polo roveretano in termini di tecnologia, controllo dei mercati e ricadute fiscali». Al di là del rispetto del vincolo, 40 licenziamenti è un dazio pesante per Rovereto . «Per questo mi sento di chiedere alla Marangoni l'assunzione di uno sforzo maggiore in ragione delle risorse del territorio che le sono state riservate».