In difesa. Cgil formato trentino

Il segretario Burli: "La nostra provincia non è un bancomat, basta taglieggiarci". Nicoletti: "Auspico che il sindacato ritrovi l'unità. Perché solo uniti alla fine si incide".
"L'Adige", 7 settembre 2011

«La nostra autonomia non è un bancomat a disposizione del governo centrale. Il bilancio provinciale è costituito dalle imposte che pagano i trentini e serve a finanziare quasi tutto ciò che lo Stato fa altrove». Un segretario fieramente autonomista, Paolo Burli , ha riassunto i contenuti della manifestazione. Molti gli interventi dal palco di via Verdi. Ad iniziare da quello di Claudia Loro , funzione pubblica: «Ha scioperato il 90% alla Dana, quasi il 100% alla Whirlpool, l'intera Rsu della Luxottica. E con noi ci sono metalmeccanici della Uilm, che salutiamo. Una manovra iniqua e classista che si accanisce sul mondo del lavoro e sui suoi diritti. Altro che ideologia della Cgil! È l'ideologia di Sacconi». Subito però puntualizza, visto che le borse vanno giù anche oggi: «Il pareggio di bilancio è necessario, ma non deve essere raggiunto così». Poi tocca ad Alberto Bellini dell'Agenzia delle entrate che, annotando che l'evasione fiscale in Italia raggiunge i 270 miliardi l'anno, rivela che col governo Berlusconi il personale addetto ai controlli è diminuito nella macchina del Fisco dal 60 al 30%. «Il condono fiscale tombale del 2002? Era pochissimo quello che pagavano ma il governo fece sapere che bastava pagassero solo la prima rata. E tutti hanno pagato solo quella». Un operaio poi («sogno un paese in cui il lavoro precario sia una parentesi), una studentessa («è palese la volontà di questo governo di svuotare la nostra democrazia»).
Quindi è il momento del segretario della Cgil trentina, Paolo Burli: «Il negare ostinatamente la crisi, fino a ieri: questa è stata l'inadeguatezza più grave, tra tante, di questo governo. Bugie, illusioni, trappole che stanno minando la coesione nazionale. Noi siamo qui perché un'altra manovra è possibile, anzi, indispensabile. Azzerare il deficit è necessario, il fallimento del paese ricadrebbe su lavoratori, pensionati, famiglie. Ma la manovra deve essere propulsiva dell'economia ed equa. Non ci spaventano i sacrifici ma chi ha di più deve dare di più». La Cgil ha fatto le sue proposte: lotta all'evasione, tassazione dei grandi patrimoni, investimenti per lo sviluppo. Burli parla dell'autonomia: «Il Trentino ha fatto sempre quello che doveva nei confronti dello Stato. La nostra autonomia non è un bancomat. Stiamo un po' meglio di altre realtà regionali ma si tratta anche di buona amministrazione. Il bilancio provinciale è costituito da imposte pagate dai trentini e finanzia anche quello a cui altrove pensa lo stato». Certo, continua il segretario, anche il Trentino dovrà reagire alla crisi, investendo sull'innovazione e sostenendo l'occupazione. «E la politica dia un segnale di sobrietà, riducendo anche da noi i suoi costi». Ci penserà poi Franco Martini , segretario nazionale della Filcam ad assestare qualche colpo a Uil e soprattutto Cisl («quel segretario Bonanni...).
Sotto il palco c'è Giorgio Viganò , ex consigliere provinciale, cattolico. Perché la Cisl non è qui? «Perché negli ultimi anni non ha capito cosa sta succedendo in Italia. Se vogliono capire qualcosa di più, che vengano al Punto d'Incontro». Ma perché siamo arrivati a questo punto, ad un paese che teme il default, disaccreditato all'estero, quasi incapace di un colpo di reni? Per Agostino Catalano , già segretario di Sel, «abbiamo sottovalutato i processi culturali. Questo imporsi, ad esempio, delle televisioni commerciali ha aiutato la nascita di una sottocultura che ha legittimato questo tipo di potere. È stato sbagliato pensare che ricette liberiste, e questa globalizzazione, costituissero un bene per la gente. E che il capitalismo fosse facilmente coniugabile con la democrazia».
C'è la Cgil in piazza, con le sue bandiere. Ma non ci sono, forse per la prima volta, le bandiere del Pd, anche se sono qui i suoi uomini. Tra loro il segretario Michele Nicoletti . Lo provochiamo: è l'Europa a costringerci a cambiare, dal Risorgimento in poi l'Italia non ha mai saputo "rivoluzionarsi" da sola. «Non penso sia così. Tutto ciò che abbiamo di nuovo, la Costituzione ad esempio, è frutto della mobilitazione di energie sociali e politiche. Ed è un sistema tra i più avanzati al mondo. Purtroppo siamo anche terra di rimozione della memoria. Manifestazioni come questa sono utili a ricordarcelo, a ricordare anche le nostre lotte unitarie. Io auspico che il sindacato riesca a ritrovare un'unità di intenti. Solo con l'unità si incide». Passa un operaio e butta lì: «Siamo governati da Zanicchi, Santanchè e dal Trota. Il trio sacro. Cosa vòt che vègna fòra !»