Il neo assessore Alessandro Olivi: "Il Pd è ben rappresentato in questa giunta. Abbiamo competenze strategiche sulla viabilità, l'economia e la scuola".
B. Zorzi, "L'Adige", 27 novembre 2008
L'approccio è subito secco: assessore Olivi, visto che probabilmente il suo, industria, artigianato e commercio, con l'aria che tira, sarà un assessorato alle «rogne» che programmi ha? Come pensa di impostare il lavoro? «Guardi - dice il neoassessore - io non sono un tuttologo. Oggi noi nuovi assessori, con il presidente, abbiamo brevemente preso contatto con i dirigenti, ma ho bisogno di tempo per approfondire. Domani, tra l'altro, (oggi ndr) in giunta Dellai presenterà anche le linee del suo programma anticrisi. Quindi, preferisco esporre le mie idee più avanti. Quando avrò il quadro». Giusto, è un segno di serietà non parlare per parlare. Però, vista da sinistra, questa giunta appare molto moderata rispetto al peso elettorale del Pd. La cultura a Franco Panizza del Patt che ha messo subito in chiaro le sue intenzioni: più cultura locale e meno Mart, che è stato, fino ad un paio d'anni fa, un cavallo di battaglia di Dellai e della sinistra (roveretana in particolare, cioè l'ambiente dal quale viene Olivi) e che doveva diventare la punta di lancia del Trentino aperto al mondo. Lia Giovanazzi, esponente dell'Udc che stava col centrodestra (Carli si presentò come l'anti Lorenzo. Ricordate i cartelloni «Ora l'alternativa c'è»?) nominata ieri sera da Dellai assessore. Una donna che non fa per nulla mistero di voler portare il suo cattolicesimo sul tavolo della giunta. Anche dal punto di vista del numero il centro è corposamente rappresentato rispetto al Pd e alla sinistra. A qualche ex Ds scappa da dire: «Beh, quella di Dellai come giunta di centrodestra non è male». Olivi non la pensa così. Per lui il Pd è ben rappresentato. Infatti dice: «Non voglio parlare di me però mi pare che il Pd sia ben rappresentato in questa giunta. Non penso che si possa misurare il grado di riformismo di un governo dal numero degli assessorati. La matrice riformatrice va valutata più complessivamente e da questo punto di vista mi sembra che il Partito democratico abbia ottenuto tre deleghe significative rispetto anche ai temi che abbiamo affrontato durante la campagna elettorale. Per quanto riguarda le reti e la mobilità, con Pacher mi pare che la discontinuità ci sia, rispetto al passato. Per quanto riguarda la gestione economica e l'attenzione che il riformismo ha per il tema della compatibilità tra lavoro e produzione mi sembra che ci siamo. Abbiamo anche la scuola che è stato uno dei temi principali della campagna elettorale. Pensiamo all'opposizione alla riforma Gelmini. Insomma, da questi punti di vista il Pd ha tre deleghe di punta. Mi pare che, diciamo così, la spinta riformista ci sia». Insomma, non sarete inghiottiti dal centro? «Guardi, non penso sia corretto giudicare i colleghi che ancora non si conoscono. Staremo attenti alle scelte e agli indirizzi che verranno presi in giunta. Il compito del Partito democratico è quello di alzare il livello riformatore del governo provinciale. Poi vedremo se questa sensibilità sarà di tutta la giunta». Certo è che il disegno dellaiano del centro che si dovrà fare partito territoriale con Upt, Patt e Udc, vista la composizione della giunta, ha fatto un passo avanti. Deciso.