Intervista a Alessandro Andreatta

Per il sindaco di Trento, oltre a Pacher e a Gilmozzi, c'è anche il presidente della Cooperazione tra i possibili successori a Lorenzo Dellai.
D. Battistel, "L'Adige", 6 agosto 2011

Ancora una settimana e poi, finalmente, potrà staccare la spina per una quindicina di giorni di riposo in Alto Adige. Ma nel frattempo, nonostante sia venerdì 5 agosto e con la maggior parte dei trentini in ferie, il sindaco Alessandro Andreatta (Pd) non ha un attimo di tregua. Telefonate, incontri, appuntamenti: ricavarsi un'ora per l'intervista è un'impresa.
La gestione della macchina comunale non è cosa semplice e lui, da perfezionista e «precisino» qual è, ci tiene a fare le cose sempre per il meglio. Anche se ciò lo obbliga ad un sovraccarico di lavoro e di stress, soprattutto ora che la situazione finanziaria italiana e mondiale obbliga tutti gli amministratori ad essere ancora più attenti. «Penso che, a differenza dei miei predecessori, il bilancio sia la preoccupazione maggiore del sindaco.
Da ottobre 2010 non passa settimana che non ci siano problemi su cui lavorare», spiega il primo cittadino di Trento, che da poche settimane ha festeggiato i due anni a Palazzo Thun.
Sindaco, quali sono le prospettive del bilancio per l'anno prossimo? Attualmente ci mancano circa 5 milioni, derivanti dal minor gettito dei dividendi da Dolomiti Energia (circa 3 milioni) e dall'A22 (circa un milione) rispetto a quanto inizialmente previsto nel triennale. Senza considerare gli effetti sui Comuni dell'ultima Finanziaria nazionale e il rischio, non scongiurato, di nuovi interventi per tenere sotto controllo i conti dello Stato e calmare i mercati. Esatto. Finora si è sempre parlato di 19,7 milioni chiesti dallo Stato al sistema dei Comune trentini. Se si rispettassero le percentuali dello scorso anno a Trento ne toccherebbero dai 7 agli 8. Devo dire che c'è una grande preoccupazione e che la giunta e gli uffici lavorano ogni giorno per individuare le «contromisure».
A quel punto sarete costretti a chiedere soldi ai cittadini introducendo l'addizionale Irpef. Ma solo come ultimo passo. Prima, come abbiamo sempre detto, lavoreremo per la riduzione delle spese di gestione e degli affitti, cercheremo di valorizzare il patrimonio e chiederemo, laddove possibile, un intervento della Provincia per il pagamento di servizi che vengono utilizzati non solo dai cittadini di Trento. Alla fine, però, si rischia di pesare ulteriormente sulle tasche delle famiglie che - tra mutui, caro-prezzi, disoccupazione - sono già state fortemente penalizzate dalla crisi. Ci rendiamo benissimo conto che anche per le famiglie questo è un momento difficile. Noi ci stiamo sforzando al massimo per ridurre l'impatto con la crisi, ma la gente deve sapere che il Comune è davanti a due scelte: o taglia i servizi, o chiede una contribuzione maggiore ai cittadini per mantenerne la qualità.
A Milano un sindaco di sinistra come Pisapia ha fatto un discorso chiarissimo annunciando l'aumento delle tariffe e l'introduzione dell'addizionale. Lei ha superato i primi due anni da sindaco. Il bilancio del suo lavoro com'è? Positivo, sia per le piccole cose, come la «Squadra di pronto intervento», come per le grandi: Pum, piano turistico, forno crematorio. Ricordo che l'anno scorso eravamo in alto mare e l'assessore Tomasi è riuscito a portare a termine tutto il percorso. Anzi, speriamo che la Provincia nel 2012 possa finanziarci il progetto. Per quanto riguarda le cose da fare mi auguro un'accelerazione sul tema casa e sul piano attuativo di Trento nord. Parliamo di politica.
Tra due anni si tornerà a votare per la Provincia e nel centrosinistra il Patt ha lanciato la conferma di Lorenzo Dellai, nonostante la legge gli vieti un ulteriore mandato. Guardi, secondo me il primo a non essere convinto di questa soluzione è proprio Dellai, perché è uomo rispettoso delle regole. Eppoi ha governato 8 anni e mezzo da sindaco e 15 da presidente della Provincia e credo sia giusto che, se ha voglia di lavorare per la sua terra, possa impegnarsi ad un altro livello istituzionale.
Chi vedrebbe bene al suo posto? Penso che, specialmente oggi, ci sia bisogno di una persona che abbia già esperienza politica in Provincia, che conosca la macchina, che abbia conoscenze e competenza nei rapporti con Roma, con i Comuni e con le altre regioni. A meno che non ci sia qualcuno che venga da un'esperienza analoga.
A chi sta pensando? L'unico ruolo in Trentino paragonabile ad un assessorato provinciale è quello di presidente della Federazione delle Cooperative.
Vuole lanciare Diego Schelfi? Io dico che la Cooperazione è una realtà forse ancora più complessa della Provincia e la sua guida richiede una grande capacità politica, di relazione con le persone, di individuazione degli obiettivi da perseguire. Per questo credo che, a fianco dei nomi che già si sono fatti, da Alberto Pacher a Mauro Gilmozzi, è giusto ci sia anche quello di Schelfi.
Prevede un testa a testa tra Schelfi e Pacher? Secondo me è possibile anche qualche altro nome: Gilmozzi, Olivi.
Potrebbe aggiungere il suo. Non ci penso nemmeno. Il mio mandato scade nel 2015 e fino a quel momento ci sono tantissime cose da fare. Inoltre fare il sindaco è un'esperienza davvero eccezionale di contatto con la comunità.
Tre dei suoi assessori (Plotegher, Maestri e Marchesi) sono alla terza legislatura e non potranno più ripresentarsi per il Comune. Crede che si candideranno in Provincia? Non lo so. Si tratta di scelte personali e di partito ma può essere che dopo 14 anni qui abbiano voglia di provare a fare un'esperienza diversa.
Chiederà ai suoi assessori di dimettersi prima di candidarsi? Vedremo. Dico solo che nel 2008 ho apprezzato molto l'assessore Rudari che si è dimesso e ha fatto una campagna elettorale da cittadino, senza paracadute alle spalle.