La deputata del Pd: "Al Parlamento serve una spinta dai cittadini sennò rischiamo di votare ancora con il Porcellum".
"L'Adige", 3 agosto 2011
Senza l'impegno e la vigilanza di cittadini attivi, di molti cittadini insieme, non si possano operare cambiamenti nel nostro Paese. Per cambiare la legge elettorale serve ora una spinta dal basso».
La trentina Letizia De Torre deputato del Partito democratico eletta nelle Marche, ha deciso di rivolgere un appello a chi vuole dare una mano nella raccolta di firme per il referendum di riforma della attuale legge elettorale di deputati e senatori in modo da ripristinare il precedente «Mattarellum». «Una nuova legge elettorale - dice l'onorevole De Torre - è necessarissima, è urgentissima, è la chiave di tutte le riforme. È difficile da varare perché a molti parlamentari fanno comodo le liste bloccate perché hanno già avuto la promessa della ricandidatura. Visto che il Parlamento non vuole affrontare la questione della riforma io mi sto impegnando per un referendum che la possa provocare. Occorre che tanti cittadini si alzino in piedi e lo chiedano. Occorrono, entro il 30 settembre, 600.000 firme», «Il Pd - ricorda De Torre - sta per presentare una proposta di legge che è frutto di un lungo lavoro e tiene conto delle esigenze diverse dei vari partiti. Altre proposte di legge sono depositate alla Camera o al Senato, ma tutto viene tenuto bloccato al Senato. Alcuni parlamentari di vari gruppi ne stanno parlando, ma tra veti incrociati c'è il rischio che si torni a votare col "porcellum". E ciò sarebbe grave».
La deputata del Pd definisce i referendum «una sfida perché è quasi impossibile cambiare leggi elettorali coi referendum per il fatto che non vi può essere neppure un'ora di vuoto legislativo». «Sono però - dice - una mossa importante per smuovere le acque». Dall'interno del Pd sono partite due iniziative referendarie antitetiche di riforma della legge elettorale: la prima dell'ex senatore Passigli, che vuole eliminare il premio di maggioranza e tornare a un proporzionale puro, e appunto quella sostenuta da De Torre, come anche dal senatore trentino Giorgio Tonini, che punta a ripristinare la legge elettorale con sistema maggioritario su collegi uninominali e una quota proporzionale. «Che questa - dice la deputata del Pd - sia la scelta più saggia lo pensano molti esperti, prova ne è l'appello del costituzionalista Zagrebelsky».
De Torre riconosce che promuovere un referendum da parte di un parlamentare è come dichiarare l'impotenza e la resa dell'istituzione di cui è parte e che ha il compito di fare le leggi, ma la deputata ritiene che in questo momento al Parlamento è necessaria una spinta da parte dei cittadini perché è effettivamente paralizzato. «Stiamo predisponendo i moduli - conclude De Torre - per la raccolta firme: sarà sicuramente possibile andarli a firmare nei comuni sopra i 10.000 abitanti, oppure diventare "raccoglitori di firme" richiedendo i moduli». Il Pd nazionale, nonostante la sollecitazione di alcuni suoi importanti esponenti, non ha però fino ad ora deciso di sostenere i referendum. Le iniziative sono dunque di singoli parlamentari.