Nella serata di giovedì (21 luglio 2011) il Consiglio provinciale ha approvato la legge – dopo un confronto che ne ha irrobustito l’impianto riformatore – relativa la politica degli incentivi. La legge parte dalla consapevolezza che la nostra Provincia, proprio in un momento di profondi cambiamenti economici e sociali globali, debba disporre di una nuova e più adeguata “cassetta degli attrezzi” per sostenere il tessuto delle imprese. Non si tratta quindi di una mera revisione tecnica della materia.Alessandro Olivi, 28 luglio 2011
Si è quindi intrapresa una strategia diversa rispetto al passato, meno conservativa, più ispirata dalla necessità di interpretare i cambiamenti e favorire investimenti che sono in grado di produrre maggiore crescita, maggiore valore economico e maggiori ricadute sociali. Per questo la legge si incentra su una nuova idea di qualità delle impresa, su una nuova idea di economia intelligente, sostenibile, inclusiva dove l’obiettivo fondamentale è quello di alzare il tasso di una produttività stagnante (anche prima della crisi).
La multidimensionalità del tessuto imprenditoriale della nostra Provincia è una ricchezza, anche sociale. Non è una legge che riduce le distanze, spesso ideologiche, tra le diverse dimensioni delle imprese, non privilegia le grandi piuttosto che le piccole. Nel fare riferimento al tema delle reti, all’innovazione, all’internazionalizzazione personalizzata è evidente che ci si rivolge ad una platea di imprese che hanno bisogno di mettersi insieme, di mettere a fattor comune i loro patrimoni di conoscenza, di competenze e di lavoro che possono esprimere.
Il nuovo testo mira ad offrire politiche di contesto atte ad accrescere la competitività delle nostre imprese introducendo criteri per una maggiore selettività degli aiuti, con particolare attenzione all’innovazione, alle reti tra imprese, all’internazionalizzazione del sistema trentino, all’imprenditoria femminile e giovanile, al riequilibrio territoriale.
Il tema dell’innovazione è stato fino ad oggi circoscritto, solo ed esclusivamente, all’interno dei confini dei centri di ricerca e sviluppo della grande impresa senza valorizzare l’innovazione diffusa potenzialmente presente nel tessuto delle piccole e medie imprese. Introdurre l’innovazione nei propri cicli produttivi significa investire in risorse, spesso ingenti, in sperimentazione, nell’acquisizione di conoscenze dall’esterno, nell’adattamento delle buone idee in prodotti e in buone prassi aziendali. Per le piccole e medie imprese innovative quindi, che ad oggi non hanno i requisiti per accedere ai contributi alla ricerca disciplinati dall’attuale normativa, sono previsti nuovi aiuti per ridurre gli oneri (fino all’80%) relativi all’assunzione di laureati e a progetti di ingegnerizzazione o di innovazione, anche realizzati dal titolare o dai soci, affinché il piccolo imprenditore “creativo” possa remunerare anche il proprio lavoro.
Un ulteriore elemento qualificante riguarda il tema delle reti. Il tessuto imprenditoriale trentino, come noto, è fatto in massima parte di piccole e medie imprese, che per loro natura spesso non sono in grado di crescere dimensionalmente e che quindi faticano a colmare il deficit di accesso alle informazioni, al credito, ai mercati, rispetto a realtà più strutturate. È quindi strategico favorire i processi di crescita sia interni alla singole imprese sia sostenendo la collaborazione tra le stesse. Le alleanze tra imprese vengono incentivate sia attraverso le azioni tradizionali, come i consorzi, sia attraverso le azioni più innovative quali il contratto di rete, una modalità di aggregazione realmente innovativa, perché all’interno delle reti le singole imprese mantengono la loro identità ma uniscono le forze su un progetto aziendale. In questo modo si favoriranno anche le filiere di prodotto. A questo proposito si sottolinea che il Trentino è la prima provincia in Italia che sostiene costi di costituzione e anche di attuazione del progetto del contratto di rete.
L’internazionalizzazione è un’altra delle voci fondamentali della nuova normativa. Sempre di più la capacità di aprirsi ai mercati esterni si rivela un fattore di competitività decisivo per l’impresa. La nuova legge intende sostenere sia chi l’internazionalizzazione la fa già, in genere le imprese più grandi e più affermate sul mercato, sia la rete delle piccole e medie imprese che attraverso la concessione di voucher o “buoni di spesa” potranno accedere ad aiuti personalizzati per far fronte a necessità per forza di cose differenziate: certificazioni, consulenze, partecipazioni a fiere e quant’altro. Spetta quindi all’impresa individuare il proprio percorso; i crediti di parte pubblica avranno come obiettivo quello di supportarlo in maniera “mirata”.
Fra gli obiettivi più rilevanti della nuova legge vi è la creazione di nuove opportunità di lavoro nell’ottica di un’economia socialmente inclusiva. Abbiamo deciso di sostenere concretamente l’iniziativa imprenditoriale dei giovani e delle donne, soprattutto nella fase di avvio, abbattendo i costi di esercizio iniziali, sostenendo il neo-imprenditore nella fase del passaggio dall’idea d’impresa all’impresa vera e propria e, non da ultimo, mettendo in campo una serie di misure per la conciliazione delle dimensioni famiglia-lavoro. Si tratta di aiuti che intendono premiare l’iniziativa imprenditoriale e la auto-occupazione favorendo, al tempo stesso, il ricambio generazionale e il raggiungimento di obiettivi più avanzati sul versante delle pari opportunità. In particolare per le donne si opera su una serie di strumenti che riguardano “il tempo”: contributi in conto capitale per sostenere i costi inerenti ai contributi previdenziali per figli e familiari, compresi i costi a copertura del congedo parentale; mentre per i giovani particolare attenzione viene riservata a coloro che ancora non sono imprenditori, ma vogliono esserlo: per questo la Provincia si propone di finanziare borse di studio rivolte a studenti o ricercatori per promuovere nuove idee imprenditoriali anticipando così il sostegno all’impresa ancora non nata e consentendo in questo modo ad un giovane di studiare ed approfondire un progetto imprenditoriale.
Un ulteriore obiettivo è il riequilibrio territoriale: abbiamo messo a punto un nuovo strumento differenziato per sostenere il mantenimento o la nascita di nuove imprese in condizioni di contesto più fragili, soprattutto in montagna e nelle aree “periferiche”, rispetto ai centri urbani e agli assi delle comunicazioni. Vogliamo in sostanza rafforzare una realtà che già esiste, quella di un’imprenditoria diffusa capillarmente sul territorio e non concentrata in pochi poli provinciali. Riteniamo che questa sia una ricchezza, se adeguatamente valorizzata e supportata dall’intervento pubblico, laddove necessario.
La promozione di uno sviluppo innovativo deve porsi come obiettivo primario anche la coesione sociale: a questo fine vengono sostenute le soluzioni organizzative aziendali premianti rispetto al coinvolgimento dei lavoratori in alcune decisioni che riguardano la gestione delle aziende industriali.
Occorre infine essere consapevoli che per perseguire con successo il riposizionamento strategico del nostro sistema produttivo è necessaria un’azione sistemica che si sviluppa su più livelli: educazione, ricerca di base e applicata, trasferimento tecnologico, il tutto con l’obiettivo di trasformare il sapere in valore economico, investendo quindi sempre di più nell’istruzione, nella ricerca, nella formazione permanente, nell’irrobustimento dei poli tecnologici e scientifici. Qualsiasi politica di sviluppo infatti non può essere coronata dal successo senza una adeguata disponibilità di capitale umano qualificato a cui il sistema economico deve essere in grado di offrire adeguate opportunità di lavoro.
Dobbiamo quindi favorire un accesso sempre maggiore da parte delle imprese ai contributi per l’innovazione, a favore delle reti, per la qualità dell’impresa piuttosto che ai contributi per il mantenimento di un assetto tradizionale che non è più compatibile con le dinamiche di una competitività sempre più accelerata.
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