Pacher: altro no alla Valdastico che porta al collasso il Trentino. "Vogliamo fare scelte coraggiose sulla ferrovia che altri Paesi del Nord Europa hanno già fatto: è l'unico futuro possibile".
D. Battistel, "L'Adige", 24 luglio 2011
«Basta interventi spot. Basta referendum sulla Valdastico. Ora è il momento di pensare ad una mobilità inserita in un quadro complessivo non solo fra Trentino e Veneto, ma a livello nazionale ed europeo». Insomma prima di decidere se (ed eventualmente quali) nuove autostrade saranno costruite fin sulle porte di casa è bene che si faccia un ragionamento complessivo con i territori vicini, Veneto in primis. Stanca delle provocazioni del leghista Attilio Schenck, presidente della Provincia di Vicenza e presidente dell'autostrada Serenissima che spinge per la Valdastico, la Provincia di Trento, per bocca del suo vicepresidente e assessore ai trasporti Alberto Pacher, stoppa le polemiche.
Quattro i concetti che Pacher mette in chiaro.
Primo: non si fanno nuove strade in Trentino senza il sì della Provincia.
Secondo: due autostrade (Valsugana e Valdastico) che interessano lo stesso territorio ad una trentina di chilometri l'una dall'altra non si sono mai viste in Europa e non hanno senso.
Terzo: l'Unione europea ha deciso di trasformare l'asse del Brennero nel «corriodio verde» Berlino - Palermo e di puntare sul trasporto su ferro.
Quarto: «Il Trentino non sarà il canale di scolo del traffico veneto». I numeri dicono infatti che attualmente lungo il Brennero viaggiano quasi 50 milioni di tonnellate merci all'anno, quasi il doppio degli altri valichi italiani. In quest'ottica realizzare la Valdastico significherebbe intercettare parte del traffico proveniente dal Nord est provocando una serie di conseguenze negative: congestione eccessiva dell'A22 a partire da Trento, perdita di giro d'affari dell'interporto di Verona, non sostenibilità economica del tunnel di base del Brennero.
«Come Trentino vogliamo fare scelte coraggiose sulla mobilità ferroviaria, che altri Paesi nel nord Europa hanno già fatto, perché siamo convinti che questo sia l'unico futuro possibile. Per questo abbiamo avviato, da tempo, un percorso di confronto con la regione Veneto che ci porterà a stipulare un protocollo sul tema complessivo della mobilità; sarebbe altrettanto auspicabile confrontarsi anche con Attilio Schneck nel suo ruolo di presidente della provincia di Vicenza e non solo come presidente della Serenissima».
La stessa politica di Schneck viene definita «irresponsabile» nel momento in cui sostiene che con la Valdastico i problemi della Valsugana sarebbero finiti. «Non è vero» sostiene Pacher. Anzi. La realizzazione della tratta nord dell'A31 (Piovene Rocchette - Besenello) porterebbe infatti ad un peggioramento complessivo del traffico in tutto il Trentino.
«Se oggi - ha chiarito l'ingegner Raffaele De Col - abbiamo una situazione di sostanziale omogeneità, con due grosse aree di produzione di traffico collocate ad est, una fra Padova e Ferrara, l'altra fra Venezia e Udine, entrambe potenzialmente confluenti nel nodo ferroviario di Verona, domani con la realizzazione delle opere già progettate dal Veneto e con l'ipotesi di creare la Valdastico, non ci sarà più la tendenza ad incrementare l'asse del Brennero a partire da Verona, ma i flussi di traffico potrebbero innestarsi direttamente su Trento, bypassando completamente lo scalo ferroviario di Verona».
«L'interporto di Trento - ha aggiunto il vicepresidente Pacher - è già al suo limite, con una trentina di coppie di treni al giorno, ed è legato a questa dimensione. In futuro dovrà essere Verona lo snodo ferroviario su cui puntare, ma con l'ipotesi che abbiamo visto verrebbe del tutto a cadere lo scenario su cui stiamo lavorando anche a livello europeo. Rischiamo davvero di trasformare la nostra provincia in un corridoio di attraversamento di traffico su gomma».