Alcuni consiglieri del gruppo Consiliare provinciale del Partito Democratico (Cogo, Ferrari, Rudari e Zeni) hanno presentato delle proposte di ordine del giorno, in merito al disegno di legge recante disposizioni per “Modificazioni della legge provinciale sugli incentivi alle imprese e di altre disposizioni provinciali in materia di attività economiche", in discussione nella seduta odierna del Consiglio Provinciale .
Trento, 21 luglio 2011
ODG consigliera MARGHERITA COGO su “Formare il Comitato Camerale per l’imprenditoria femminile anche in Trentino. Solo 10 province in Italia non lo hanno ancora istituito!” (TESTO IN PDF)
Dal 1999 un protocollo tra Unioncamere e Ministero delle Attività produttive prevede in tutta Italia la costituzione dei comitati camerali per l’imprenditoria femminile, come organismi delle Camere di commercio. A tutt’oggi solo dieci provincie, tra cui la nostra, non hanno provveduto. Considerato che tra la Camera di Commercio di Trento e la Provincia autonoma di Trento esiste un protocollo d’intesa periodicamente aggiornato.
Considerato l’ordine del giorno n 183/XIV approvato dal Consiglio della Provinciale autonoma di Trento nella seduta del 15 dicembre 2010 in relazione alla legge finanziaria 2011 che impegnava la Giunta provinciale “ad aggiornare il protocollo d'intesa con la Camera di commercio, prevedendo l'adozione di azioni positive per la promozione e lo sviluppo dell'imprenditoria femminile, attraverso la costituzione di un comitato camerale. Tale comitato avrà il compito di realizzare ogni iniziativa utile per il raggiungimento delle finalità previste dall'articolo 52 del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198”;
Considerando che la Camera di Commercio di non ha ancora costituito il comitato camerale per l’imprenditoria femminile
il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale
a richiedere l’inserimento nel prossimo accordo di programma previsto dall’articolo 19 dalla legge provinciale 29 dicembre 2005, n. 20 concernente la “Razionalizzazione dei rapporti finanziari tra la Provincia e la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trento” della costituzione, o quantomeno alla previsione esplicita nel programma di attività della Camera di Commercio, del comitato camerale per l’imprenditoria femminile.
ODG consigliera SARA FERRARI su “Riconoscere quale interlocutore, in occasione dei confronti sulle politiche economiche di genere, anche un eventuale organismo di rappresentanza unitaria dell’imprenditoria femminile trentina.” (TESTO IN PDF)
Nel 2008 l’Assessorato all'Istruzione ed alle politiche giovanili della Provincia Autonoma di Trento, ha istituito Il "Tavolo del confronto e della proposta" del Piano d’Ambito Economico, composto dai rappresentanti delle Associazioni giovanili di categoria presenti sul territorio. Un tavolo di coordinamento, confronto e proposte per promuovere il dialogo e la progettualità, finalizzato al pieno sviluppo delle potenzialità delle forze giovanili del territorio. L’istituzione di tale organismo ha consentito ai giovani imprenditori di essere considerati interlocutori anche nel percorso della legge in discussione sugli incentivi alle imprese.
Nonostante una parte significativa dei provvedimenti previsti nella legge riguardino direttamente l’imprenditoria femminile, le associazioni femminili delle categorie economiche non sono state invece interlocutrici dirette nel percorso partecipativo che ha portato alla approvazione in commissione legislativa del ddl in oggetto.
Si ravvisa l’opportunità che l’ente pubblico possa favorire la nascita o comunque riconoscere come interlocutore un eventuale organismo di coordinamento, rappresentativo dell’imprenditoria femminile.
il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale
a riconoscere quale interlocutore in occasione dei confronti sulle politiche economiche di genere anche un eventuale organismo di rappresentanza unitaria dell’imprenditoria femminile trentina.
ODG consigliere ANDREA RUDARI su “Ricercare modalità di applicazione delle agevolazione per l’innovazione e la ricerca che riconosca l’apporto diretto del titolare dell’impresa artigiana.” (TESTO IN PDF)
Uno dei temi maggiormente sentiti in questo periodo relativamente al futuro delle imprese artigiane è quello legato alla ricerca ed alla innovazione, con le difficoltà di sapere coniugare questi concetti con quello di tradizione, che dell’artigianato è voce fondamentale.
Il DDL 189 prevede, all’articolo 18, la possibilità di sostenere piccole e medie imprese agevolando i costi di servizi di consulenza acquisiti all'esterno dell'azienda per l'innovazione di prodotto, anche attraverso il design, e di processo nonché la ricerca.
Rimane però aperto un tema. Le imprese artigiane, infatti, sono preoccupate per il riconoscimento dei costi dei titolari di impresa. Cioè, non si fa riferimento alla possibilità di rendicontare - ai fini agevolativi - i costi relativi al tempo ed all’impegno che il titolare o i soci di una società di persone dedicano ai progetti di innovazione ed alla ricerca.
L’Associazione Artigiani ha più volte osservato come questa modalità di finanziamento sia assolutamente fondamentale nel caso delle imprese artigiane o delle piccole imprese, dove nella maggior parte dei casi il lavoro di innovazione è svolto i dagli stessi titolari d’impresa.
E’ altresì vero che la problematica non è di oggi, in quanto da alcuni anni se ne sta discutendo a livello amministrativo, cercando una definizione pratica; anche altre regioni (Lombardia e Friuli Venezia Giulia) si sono preoccupate della cosa, cercando soluzioni percorribili tramite contribuzioni forfetarie o altri meccanismi ma il problema rimane aperto.
il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale
A verificare la possibilità di trovare una modalità di applicazione delle agevolazione per l’innovazione e la ricerca che riconosca l’apporto diretto del titolare dell’impresa;
A prevedere tale applicazione e le conseguenti modalità attuative all’interno degli strumenti regolamentari della legge.
ODG consigliere LUCA ZENI su “Nel ricorso alle operazioni immobiliari (lease back) a favore delle imprese, prestare particolare attenzione agli aspetti occupazioni non solo al momento della presentazione della domanda ma per tutto il periodo di validità del contratto sottoscritto, valutando la possibilità di rafforzare le disposizioni sanzionatorie” (TESTO IN PDF)
Ai sensi del combinato disposto di cui all’art. 32, comma 1, dell’attuale legge provinciale n. 6/1999 e degli Indirizzi approvati dalla Giunta per le operazioni di Trentino Sviluppo, da ultimo con deliberazione di data 1 luglio 2011, n. 1447 (art. 12), le operazioni finanziarie rilevanti di Trentino Sviluppo sono accompagnate da importantissimi vincoli occupazionali.
Per questi fini si utilizza tra gli altri lo strumento della compravendita immobiliare: in particolare acquisto ed affitto ed acquisto e alienazione in leasing (il c.d. lease back).
Nella stessa reportistica provinciale, si legge come l’importante intervento della controllata della Provincia abbia portato nel corso dell’attuazione della manovra anticongiunturale 2008-2011 alla salvaguardia di ben 698 addetti, che possono aggiungersi ai 666 addetti di Whirpool Europe derivanti dall’importante operazione del 2007.
Il saldo dunque è molto positivo, anche se rimane aperta l’interpretazione sulle ricadute complessive di questo genere di operazioni dietro il rischio che non bastino le penali previste per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro o, nel caso in particolare di fallimento, che rimangano in capo alla Provincia immobili molto difficili da ricollocare sul mercato. Anche per questo negli scorsi mesi le dichiarazioni della giunta provinciale andavano nella direzione di una maggior cautela, in futuro, sul ricorso a questo tipo di operazioni.
In una situazione economica che rimane difficile, non mancano peraltro segnali per cui di questi posti di lavoro salvati molti sono in bilico.
Per tale ragione, si ritiene doveroso verificare l’opportunità di aggiornare l’apparato sanzionatorio riferito ai vincoli occupazionali di cui sopra. Attualmente, il mancato rispetto dei vincoli occupazionali comporta con diversa gradazione una penale di euro 3.891,59 (per ogni addetto e per ogni anno di inadempimento) e solo nel caso di diminuzione del 50% degli impegni occupazionali la risoluzione del contratto con obbligo di restituzione dei contributi/agevolazioni percepite. È presunto un margine di oscillazione fisiologica dell’occupazione, rispetto alle vicende di mercato, e non si considera quindi violazione degli obblighi occupazionali, una riduzione non superiore al 20% degli occupati stabiliti.
il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale
nel ricorso alle operazioni immobiliari a favore delle imprese, a prestare particolarmente attenzione agli aspetti occupazioni non soltanto al momento della presentazione della domanda ma per tutto il periodo di validità del contratto sottoscritto, valutando la possibilità di rafforzare le disposizioni sanzionatorie.