Da assessore regionale aveva invitato i Comuni senza donne ad adeguarsi."L'Adige", 18 luglio 2011
Margherita Cogo, da assessore regionale agli enti locali, dopo la nomina degli esecutivi, aveva deciso di scrivere ai Comuni che avevano escluso le donne dalla giunta. Nella lettera ricordava ai sindaci, fra l'altro, l'esistenza della legge regionale che dispone che lo statuto comunale «deve stabilire norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna e un'adeguata presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del Comune, nonché degli enti, aziende e istituzioni da esso dipendenti». Ma quella missiva, per dodici Comuni, era rimasta lettera morta. «Il caso più eclatante è quello del Comune di Pelugo - ricorda Cogo - che ha un 46% di donne in consiglio, percentuale degna della Svezia, ma nemmeno una donna in giunta. Il sindaco, però, ha dato alle donne deleghe non retribuite». Il punto è che nessuno aveva sollevato, davanti al Tar, il problema, come avvenuto a suo tempo in Sicilia e, recentemente, a Roma. «Siamo nel paradosso che, accanto a Comuni che non hanno nemmeno modificato lo statuto, anche chi lo ha fatto, prevedendo donne in giunta, poi non ha ottemperato a quanto dice il suo statuto comunale. Ma se nessuno impugna al Tar nei tempi dovuti dall'emanazione del decreto di nomina, ovvero 60 giorni, la giunta sta in piedi». Dunque ora non è possibile fare nulla. Ma la consigliere Cogo non si dà per vinta. «Da assessore regionale avevo le mani legate, ma ora voglio verificare se gli atti emanati da queste giunte siano impugnabili, dal momento che sono assunti in modo non conforme al dettato costituzionale, regionale e magari anche dello statuto». Con la certezza che, se fosse percorribile questa strada, vi sarebbero buone probabilità di vittoria. «Le associazioni che hanno impugnato le nomine delle giunte che non rispettavano questi criteri hanno sempre vinto, senza dovere pagare le spese. Ripeto, mi riservo di fare una verifica sulla percorribilità di questa strada, ma sollecito anche le associazioni femminili a fare altrettanto». Resta il fatto che, fino ad ora, nemmeno le associazioni femminili si sono mosse. E ci sono casi, come quello di Novaledo, dove sono le donne a non essere disponibili a fare l'assessore. «Credo sia un alibi. Ma dico anche che le donne oggi hanno un compito storico: partecipare per le generazioni future».
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