Nonostante il sole splendesse inplacabile quella che abbiamo vissuto ieri alla Camera dei Deputati e che si è chiusa con il voto finale sulla legge per il Biotestamento è stata una pagina oscura per il campo dei diritti della persona. Laura Froner, 13 luglio 2011
La campagna di sensibilizzazione a favore del Testamento Biologico è stata avviata diversi anni fa con l'intento di portare l'Italia al livello di altri Paesi quali la Francia, la Germania, laGran Bretagna e gli Stati Uniti. L'intenzione era quella di creare uno strumento di autodeterminazione (la Dat, dichiarazione anticipata di trattamento) grazie al quale chiunque, in situazione di coscienza, poteva lasciare per iscritto la propria volontà rispetto ai trattamenti di fine vita a cui desiderava eventualmente essere o non essere sottoposto.
La nostra Costituzione ci spiega che la cura medica è un diritto e non un dovere quindi ogni uomo, quando è cosciente, può scegliere se sottoporsi o no ad una cura medica. Ma come può esercitare questo diritto qualora dovesse perdere coscienza, non fosse più in grado di parlare, di esprimere la sua volontà? La Dat doveva servire esattamente a questo: lasciare per iscritto la propria volontà rispetto ai trattamenti sanitari in caso di incoscienza, e nominare un fiduciario per la loro realizzazione.
Il Parlamento stava lavorando da quasi tre anni su un testo che prevedesse il riconoscimento del Testamento Biologico. L'iter era iniziato al Senato, con una proposta di Ignazio Marino che è stata completamente stravolta dal centrodestra fino a renderla irriconoscibile, e poi è proseguito alla Camera. Dopo una estenuante discussione in Commissione Affari Sociali, durante la quale si è cercato di mediare tra le diverse sensibilità, il testo è arrivato in Aula e ieri è stato approvato in una versione, a mio modo di vedere, assolutamente inaccettabile.
Ma cerchiamo di capire meglio che cosa contiene il testo che dovrà essere di nuovo esaminato dal Senato. Innanzitutto la Dat non è vincolante. Ciò significa che anche se la persona esprime un “orientamento” (n.b.: non una decisione ma solo un orientamento!), il medico può decidere di non rispettarlo. Inoltre si possono indicare i trattamenti a cui si desidera essere sottoposti e non quelli a cui non si desidera essere sottoposti. Ed ancora, la Dat ha valore solo se il soggetto non ha alcuna attività cerebrale cortico-sottocorticale, cioè, solo se è in stato vegetativo permanente; negli altri casi la Dat non vale. A completamento dell'opera, nella Dat non si può disporre di idratazione e alimentazione artificiale, che non sono considerate cure mediche ma sostegno vitale, ed il fiduciario non può essere il convivente, ma solo il coniuge o i figli maggiorenni o i genitori.
A questo punto, sembra ormai evidente che se l'intenzione era quella di creare uno strumento avanzato sul piano della civiltà, si è invece giunti ad una legge oppressiva e lesiva della dignità della persona, con il tragico paradosso che il Parlamento prima fa nascere il Testamento biologico e poi lo svuota completamente di senso.
E anche quello di questi ultimi giorni si è rivelato un lavoro inutile e drammatico, che ha visto, da un lato, la parte più laica, tentare, con decine di emendamenti, di rimettere la Dat sul binario dei diritti umani e, dall'altro, la parte più dogmatica, che insisteva nel bocciare tutto.
Abbiamo perso la battaglia a favore di una legge saggia e mite, che voleva tutelare il diritto alla salute e all'autodeterminazione di ogni persona rispetto alle cure e alle terapie alle quali accedere, con la quale si voleva garantire il rispetto del consenso informato del paziente, il riconoscimento della volontà di non essere sottoposto a forme di accanimento o di tecniche lesive della propria dignità nel caso di uno stato vegetativo permanente e dell'incapacità irreversibile di intendere e di volere. Una legge coerente con i principi sanciti negli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione e con l'articolo 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti del cittadino malato.
Al contrario, il testo che è uscito dalla Camera priva la persona della possibilità di giudicare cosa sia compatibile con la propria dignità, offende il codice deontologico medico, impone sempre idratazione e nutrizione artificiali e mette sotto sequestro la libertà del singolo. Allo stesso tempo, contrariamente a ciò che dice il centrodestra, si presterà ad un potenziale e quasi certo sviluppo del contenzioso che offrirà un ingente lavoro alle aule dei tribunali.
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