Il Partito democratico ha sbagliato a livello nazionale ad astenersi sulla proposta di legge che prevedeva la soppressione delle Province (che quindi nonè stata approvata). Ma la Provincia di Trento, che già ha fatto svariati passi nel senso della riduzione dei costi della politica, potrebbe darne uno ulteriore, è cioè l'eliminazione della norma che prevede la «porta girevole».
"L'Adige", 11 luglio 2011
Si tratta della nomina di un ulteriore consigliere provinciale in sostituzione del collega che è entrato a far parte della giunta provinciale come assessore.
Una riduzione secca del numero dei consiglieri, quindi, che è richiesta da Margherita Cogo ex presidente della Regione Trentino Alto Adige ed ex vice presidente della Provincia di Trento, attualmente assessore regionale agli enti locali. Uno dei politici che avevano sostenuto la riforma della «porta girevole». «Siedo nell'aula provinciale da 13 anni. - considera Cogo - Dall'inizio abbiamo incominciato a bloccare l'aumento delle indennità, a consiglieri ed assessori e poi anche a ridurle. Ma tutto ciò che abbiamo fatto, tra i primi in Italia, è passato quasi non percepito dall'opinione pubblica e dai media. È stato valutato poco». Perché guadagnate ancora molto, probabilmente troppo. «Io posso dirle che ora la situazione economica nazionale ed internazionale è difficile e è ora di fare di più». Cosa ad esempio? Prima sorpresa.
Margherita Cogo critica la decisione del gruppo parlamentare del Pd di votare contro la norma che prevedeva l'eliminazione delle Province in Italia. «Era fattibile e non voleva dire una immediata cancellazione di quegli enti ma piuttosto l'inizio di un percorso». Questo era un passaggio «italiano» verso la riduzione dei costi della politica.
E per il Trentino? «Potremmo ridurre il numero dei consiglieri provinciali che con la norma che prevede la porta girevole tra assessori e nuovi consiglieri, è aumentato». Margherita Cogo ha letto il fondo del direttore de «l'Adige» Pierangelo Giovanetti , dal titolo «La casta difende i suoi privilegi» e vuole fare una sua proposta. «Rinunciamo alla porta girevole. Io proposi e votai quella norma in quanto pensavo alla difesa del legislativo nei confronti dell'esecutivo. La giunta aveva una sua maggioranza nella maggioranza, con 11 consiglieri diventati assessori su 18. Trovavo giusto che si ritrovasse questo riequilibrio dei poteri, tra maggioranza in consiglio provinciale e giunta.
Oggi però l'imperativo è diventato un altro, quello della riduzione dei costi delle assemblee. Rinunciamo a quella norma perché la situazione sta precipitando e la crisi economico-finanziaria si sta accentuando. Di fatto, il differenziale tra i tassi di interesse sul debito pubblico tra noi e la Germania ha di fatto annullato il valore della Legge Finanziaria di Tremonti, da 40 miliardi di euro. E in Italia viviamo in una situazione politica generale di convulsione, con un presidente del consiglio super coinvolto in varie vicende giudiziarie e un ministro dell'economia che ultimamente a sua volta è un super indiziato».
Margherita Cogo, il Pd a livello nazionale pare non aver saputo interpretare questa situazione di allarme con quel voto sulle province. «Posso essere d'accordo. II Parlamento, ed i parlamentari del Pd, avrebbe dovuto dare un segnale al Paese, con una semplificazioni degli enti locali». Da noi, assessore, ci sono le Comunità di Valle, che non si capisce bene a cosa dovrebbero servire, in una piccola terra, tra Comuni e Provincia. «Non possiamo ogni tre minuti fare e rifare delle riforme, scassare le istituzioni cambiando ogni volta il gioco. Ci sono ampi margini per rendere la legge sulle Comunità di Valle meno rigida. Se siamo d'accordo la interpretiamo in modo più aderente all'interesse della nostra comunità. Poi col tempo potremmo ritornarci sopra. Soprattutto ricalibrando la configurazione geografica di certe Comunità. Ma almeno facciamole partire». Però, per quanto riguarda la spesa, iniziamo dalla Provincia?
Abbiamo già cominciato ma se la maggioranza accetterà la mia proposta sulla porta girevole, sarà anche come aprire un dialogo con l'opposizione. Con cui poi si potrà ragionare sull'intero riassetto dell'aspetto istituzionale: dalla Regione ai Comuni».