II Conferenza Nazionale delle Donne Democratiche - "Il vento sta cambiando: abbiamo forse bisogno di uno tsunami?"

Sappiamo che il mondo è diviso al 50% fra donne e uomini. Quindi a rigor di logica, ogni settore della società dovrebbe ricalcare tale percentuale. Porsi il problema della mancanza delle donne in alcuni settori è di per sé già un problema.
Eleonora Angelini, 8 luglio 2011

Le esclusioni rimangono, per questo abbiamo bisogno di strumenti che portino la parità in ogni settore della società, dall’ambito dell’economia alla politica, non è accettabile che le donne per essere presenti debbano fare tre lavori ed inseguire modelli maschili, non funziona, a partire dalla rappresentanza, perché la vera meritocrazia si sviluppa con coerenza soltanto dal momento in cui, culturalmente e legislativamente, a tutti sarà chiaro il concetto di democrazia paritaria e qualunque sia il sistema elettorale, dobbiamo garantire una rappresentanza equilibrata dei sessi che risponda al principio della democrazia paritaria dell’art. 51 della Costituzione.

Come ha affermato nei giorni scorsi il Governatore della Banca d’Italia Draghi, tra le 8 ragioni che frenano la crescita del Paese, spicca quella della scarsa presenza delle donne nel mondo del lavoro, in Italia l'occupazione femminile è ferma al 46%della popolazione in età da lavoro, 20 punti in meno di quella maschile. Le retribuzioni a parità di istruzione e di esperienza, sono inferiori del 10% a quelle degli uomini.

I dati dell'Istat rivelano anche che le donne hanno maggiori difficoltà di accesso al mondo del lavoro, maggior frequenza di interruzioni (soprattutto per motivi legati alla gravidanza) e una maggiore permanenza nella precarietà che in Italia è passata dal 50% del 2007 a quasi l’80% di oggi. Le donne, infine, sono spesso sovraistruite rispetto ai lavori svolti.

Servono quindi maggiori servizi e un'organizzazione del lavoro volti a consentire una migliore conciliazione tra la vita familiare e lavoro, oltre a una riduzione dei disincentivi impliciti nel regime fiscale.

Anche perchè valorizzare il talento delle donne rappresenterebbe un guadagno per tutto il Paese. Goldman Sachs ha stimato che la parità di genere tra gli occupati potrebbe produrre incrementi del Pil del 13% nell'Eurozona e del 22% in Italia e nei Paesi più lontani dell'uguaglianza. Gli studi dicono anche che le imprese con consigli di amministrazione misti hanno risultati migliori.

Preme quindi sottolineare che questa non è come molte persone credono una questione affettiva e ideale, ma pratica, per far sì che il tutto si possa tradurre concretamente in un vero sviluppo economico e sociale.

Con questa consapevolezza si è svolta a Roma in un clima di giustificate tensioni, la seconda Conferenza Nazionale delle Donne Democratiche.

Voglia di fare insieme certo, ma anche quel disincanto amaro provocato dal veder addirittura difficile l’approvazione di norme che dovrebbero essere condivise da tutti in quanto a vantaggio di tutti, dalla proposta contro l’omofobia, al passo timido inerente la presenza delle donne nei C.d.A., legge che entrerà in vigore tra un anno e solo alla scadenza dei vari organi, con ogni probabilità nel 2015. Ma è pur sempre un passo in avanti perché le quote garantiscono un riequilibrio, una maggiore e reciproca contaminazione e perché no quelle pari opportunità anche dentro lo stesso genere, evitando così che siano sempre le stesse persone a parlare e a fare in nome e per conto delle donne.

Per questo il Pd ha deciso di chiedere di più: Maternità' universale a carico della fiscalità' generale; congedo di paternità' obbligatorio di 15 giorni; piano straordinario per gli asili nido; abolizione della"vergogna" delle dimissioni in bianco per le donne che potrebbero avere un figlio, riforme che siano in grado di tenere conto della mobilità della società in questo momento storico. (ad esempio che la famiglia di oggi è rappresentata per il 40% da coppie non sposate).

Attraverso questi punti cardine si propone una legge di iniziativa popolare per la quale il Pd Nazionale ha cominciato la raccolta delle firme dal 25 Giugno.

Perché come ha sottolineato il presidente dell'assemblea nazionale del Pd Rosy Bindi, questa crisi economica peggiorata dopo tre anni ( i cui veri colpi incasseremo nel 2013 – 2014 anche grazie alla nuova manovra), investe soprattutto le famiglie, in cui le donne pagano più' di altri.

E’ indispensabile cambiare e rafforzare il rapporto tra maternità' e lavoro, affrontare in modo netto il problema della rappresentanza e del rapporto con il potere.

E' su questo terreno che le donne democratiche devono alzare la testa, diventare creative, esigenti e forti perché è da come ci poniamo noi dinnanzi ai problemi che determiniamo come possono agire gli altri.

Non solo un risveglio civico, ma un forte pluralismo inteso come raccolte d’idee e azione, non come correntismo dei territori.

Si potrebbe aggiungere, dato che le leggi si fanno quando si è al governo, che il Pd intanto potrebbe dimostrare concretamente l’attenzione alle donne ponendo il 50% di nominativi femminili nelle liste bloccate.

Perché non è solo il nostro tempo: il tempo di tutti è adesso.

LEGGI
- Il documento “Donne, lavoro e maternità”
- Il dossier pensioni Pd a cura dell’onorevole Marialuisa Gnecchi